Lavoratori morti nei luoghi di lavoro, Giorgio Langella del Pci: "non c'è tregua"
Mercoledi 11 Luglio 2018 alle 22:08 | 0 commenti
Nel silenzio generale - scrive in una nota Giorgio Langella del PCI Veneto - quelle che seguono sono "solo" 3 notizie di tragedie del lavoro. L'assenza di sicurezza nei luoghi di lavoro non è emergenza, è la normalità di un sistema spaventoso che costringe le persone a lavorare, evidentemente, senza adeguata protezione. Le notizie INAIL di qualche giorno fa, ci vogliono "rassicurare" che i morti nei luoghi di lavoro sono calati, nel 2017, rispetto agli anni precedenti. Ebbene, semplicemente, NON E' VERO (sono conteggiati solo gli assicurati INAIL) e queste tre notizie delle ultime 16 ore lo confermano.Â
Da inizio anno sono circa 390 i lavoratori morti nei luoghi di lavoro (non sono compresi quelli in itinere). Molti di più rispetto all'anno scorso e a quelli precedenti. Anzi è il massimo riscontrato dal 2008.
Mentre si emanano proclami e decreti legge che poco o nulla combiano come il DL "dignità " (del quale non si conosce la stesura definitiva, ma si fanno tanti slogan), mentre il ministro del lavoro (tale Di Maio) afferma che internet è un diritto primario dei cittadini, le lavoratrici e i lavoratori continuano a morire nei luoghi di lavoro. Un lavoro sempre più precario, subappaltato, insicuro, malretribuito, alienante e faticoso.Â
E' necessario investire nella sicurezza sul lavoro, ripristinare l'originale DL 81 del 2008 sulla salute e sicurezza sul lavoro (che è stato stravolto dai governi di questo ultimo decennio), condannare chi trasgredisce (soprattutto quei padroni che usufruiscono quasi sempre dell'impunità e della prescrizione).
Ai sindacati rivolgiamo un appello: si vada a un conflitto sulle questioni inerenti la sicurezza nei luoghi di lavoro, ci si mobiliti a livello nazionale, si proclami uno sciopero generale (non una semplice manifestazione in un giorno "festivo" o qualche minuto a fine turno). Non ci si può limitare al rammarico o alla solidarietà per i parenti di chi muore. Bisogna lottare per riprenderci il diritto a vivere e non morire di lavoro.
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