L'Ass. Francesca Lazzari risponde a Jannò: "Noi facciamo il nostro"
Domenica 14 Febbraio 2010 alle 15:19 | 1 commenti
Antefatto: la mail, pubblicata oggi su vari media web locali, in cui Anna Jannò, presidente delle "Vetrine del Centro", in risposta all'invito per il 5 marzo alla riunione su "Vie d'Acqua 2010", evento programmato dal 2 al 6 giugno, comunica a Francesca Lazzari, Assessore alla Cultura (ma anche alla progettazione e innovazione del territorio), il suo rifiuto a partecipare a nome dell'associazione che rappresenta, motivando la decisione come riportato nella mail suddetta.
Abbiamo raggiunto telefonicamente (via sms) l'Assessore Francesca Lazzari, che, sia pure in una giornata di riposo (con gli sci) in Alto Adige, ci ha cortesemente risposto (con la stessa tecnologia) alle valutazioni di Anna Jannò in questo modo.
"Noi invitiamo tutti e cerchiamo di coinvolgere tutti coloro che sono sinceramente interessati allo sviluppo culturale e turistico di Vicenza. Le risposte sono tante e incoraggianti da associazioni, categorie e singoli commercianti. Se qualcuno non partecipa ci spiace ma noi con il Jazz e con il Festival ‘Vie d'Acqua 2010' faremo comunque la nostra parte".
Se così è, non partecipare non è certo lodevole se si vuole il raggiungimento di un obiettivo
comune che può nascere solo dal confronto di idee, posizioni e progetti, a meno che da qualche parte non si intenda che partecipare a un incontro/confronto preveda la preventiva accettazione di diktat da parte di chicchessia.Â
Il problema, più ampio della questione posta dalle pur encomiabili e attive Vetrine del Centro e condivisibile per quanto riguarda la necessità generale della rivitalizzazione del cuore storico della città , problema non solo vicentino, è che a Vicenza e in Italia siamo sempre più abituati a non discutere se non con chi a priori è d'accordo.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.
"[vicentinità è] la costante tendenza a frenare e forse a dissolvere prima del loro compiersi quei moti dell?animo, del pensiero e della carne che conducono ai fatti e, di conseguenza, alle conseguenze. Cioè, ancora, una forma di prudenza, di diffidenza, di avarizia che potrebbe apparire anche soltanto borghese, o per meglio dire di amministrazione dei sentimenti che tende inesorabilmente alla staticità, alla immobilità, al monologo e non al dialogo..."