L'antifascismo. O gli antifascismi?
Venerdi 6 Luglio 2018 alle 10:15 | 1 commenti
Basta pronunciare la parola, antifascismo, e sembra che si parli di un tutto unitario che è esistito da sempre, addirittura prima che il fascismo fosse. Come sempre la genericità domina nei discorsi soprattutto dei piccoli politici che pronunciano "nomi grossi" e dimenticano che non c'è, come diceva Karl Marx, "nulla di più noioso e sterile che fantasticare su un locus communis", appunto ciò a cui hanno ridotto l'antifascismo. Esso è di maniera; si fonda sull'imitazione e sulla ripetizione di formule scontate, divenendo alla fine addirittura, banale, perché non chiaro nei contenuti e nella sua storia.
E, si direbbe oggi, un'espressione politically correct, proprio di quelle che a iosa vengono ripetute e alle quali si chiede perfino adesione scritta, come fece l'ex sindaco Achille Variati, che non ricordava (eufemismo), che le idee, qualsiasi esse siano, sono protette dalla Costituzione della Repubblica Italiana e l'intelligenza stessa vieta di vietarle.
L'opposizione al fascismo è l'antifascismo, ma a quale? Non esiste un unico antifascismo. Quello del Partito Socialista Italiano attivo fin dalle origini del fascismo con I Fasci Italiani di Combattimento; quello del Partito Comunista d'Italia con Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti che seguiva la via del comunismo leniniano che vedeva la democrazia solo con una possibile tappe per l'avvento del comunismo stesso? Si parla dell'Antifascismo del Partito Popolare di don luigi Sturzo, ma un suo insegne rappresentante, Alcide De Gasperi, fece parte del primo governo di Benito Mussolini. Il Partito Repubblicano attivò con Randolfo Pacciardi l'associazione combattentistica Italia Libera, alla quale aderì la parte migliore e più decisa dell'antifascismo militante, da Carlo Rosselli a Ernesto Rossi, e che sarà una delle prime organizzazioni antifasciste a subire i rigori della linea dura lanciata da Mussolini con il discorso dei 3 gennaio 1925.
La CGIL certamente attivò un antifascismo con gli scioperi dei lavoratori soprattutto nelle campagne venete ed era vicino a quello dei socialisti e dei comunisti e si scontra nel 1922 anche con le barricate di Parma con la Confederazione nazionale delle Corporazioni sindacali, voluta dal fascismo.
Il mondo variegato dei liberali finisce con l'aderire, tappandosi il naso (forma di antifascismo? al fascismo stesso.
Il nodo dell'antifascismo fu espresso bene nel 1924 dall'ultimo discorso alla Camera dei Deputati da Giacomo Matteotti, il socialdemocratico che subito dopo verrà rapito e assassinato. Ricordiamo che il discorso fu ristampato a Vicenza nel 1943.
Vi è l'antifascismo di Pio XI che culmina nella indizione della festa di Cristo Re con l'enciclica Quas Primas (11 dicembre 1925), che vedendo la situazione richiama: "Poiché, mentre gli uomini e le Nazioni, lontani da Dio, per l'odio vicendevole e per le discordie intestine si avviano alla rovina ed alla morte, la Chiesa di Dio, continuando a porgere al genere umano il cibo della vita spirituale, crea e forma generazioni di santi e di sante a Gesù Cristo, il quale non cessa di chiamare alla beatitudine del Regno celeste coloro che ebbe sudditi fedeli e obbedienti nel regno terreno." Ciò fece il pontefice anche per combattere Il "laicismo. La peste della età nostra" che tendeva a considerare il potere politico come l'unico potere. È la prima opposizione al totalitarismo, forma politica che tutto riduce a se stessa sia che sia comunista, fascista ecc. Questo prosegue soprattutto nell'ambiente degli universitari cattolici (FUCI) e nel Congresso di Trieste nel 1930 Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI, getta le basi dell'opposizione al fascismo.
L'antifascismo degli anarchici è ben noto, quello degli uomini di cultura blando quando non addirittura come Luigi Pirandello, Giuseppe Ungaretti, ecc. è adesione al nuovo corso politico durante il Convegno degli intellettuali fascisti a Bologna - città molto significativa con Milano e Ferrara e Cremona - indetto da Giovanni Gentile. Che darà la dottrina del fascismo sulle pagine dell'Enciclopedia Treccani. Certo Benedetto Croce non si adegua, ma vivacchia, mugugnando contro e rifiutandosi di segnare sulla sua rivista "La Critica" l'anno dell'era fascista. Non certo Croce stigmatizzerà le leggi razziali. Dopo, a fascismo esausto e finito inizierà la sua campagna contro l'espressione ideologica del fascismo: un antifascismo figlio di una visione neoidealistica del mondo e certo contrapposto a quella di origine marxista e leniniana che Togliatti, dopo aver trovato sicuro rifugio in URSS propaganderà al suo ritorno in Italia e la famosa svolta di Salerno.
Ci fu un antifascismo della popolazione, quella che non sopportò il regime e che si vedeva negare la propria libertà di espressione, ben evidenziata dal film di Ettore Scola "Una giornata particolare", ma anche quella semplici di uomini qualunque e di coloro che in odore di antifascismo, ma non potendo rifugiarsi in Francia, magari a Parigi, scontavano la repressione della polizia.
Infine piace all'antifascismo odierno ricordare che il popolo festante alle adunate, in realtà era costretto e mal sopportava l'imposizione, ma a ben guardare i filmati dell'epoca qualche dubbio ci viene.
Dopo la fine del fascismo nel 1943 esiste anche un antifascismo monarchico, il cui rappresentante Edgardo Sogno, sarà perseguitato anni dopo; nel 2006, anche diversi partigiani come Paolo Brichetto Arnaboldi, medaglia di bronzo e d'argento della resistenza, cui sarà addirittura impedito di partecipare al corteo del 25 aprile, reo di essere il padre di Letizia Moratti, di fede berlusconiana.
Fu antifascismo anche quello dei partigiani bianchi e quello di Guido Pasolini, assassinato dai partigiani rossi, antifascisti e comunisti, titini a malga Porzus in Friuli.
Fu antifascismo quello della neonata Democrazia cristiana che nel vicentino Mariano Rumor si espresse con una magnifica lettera a Ivo Coccio (1891-1979) datata 14 agosto del 1943, dove i valori cristiani avrebbero dovuto essere quelli del nuovo corso, finito il fascismo. Ma anche Mario dal Pra, filosofo vicentino, dopo aver aderito per necessità prima e per una qualche adesione poi al fascismo, comprese il 30 luglio del 1943 che l'anelito alla libertà doveva essere il nuovo corso. Fu del Partito d'Azione, un antifascismo ben diverso da quello del conterraneo Rumor e vicino a quello di Antonio Giuriolo.
La guerra civile, detta Resistenza, Lotta partigiana, Guerra di liberazione, vide l'unione, non sempre serena e ben coordinata dell'opposizione al fascismo, ma riuscì nel suo intento e con l'aiuto determinante degli Alleati, ma dimenticarlo, sconfisse la Repubblica Sociale Italiana e con essa il fascismo stesso, così credette. Anni dopo, 1949, Mario Dal Pra sottolineò invece sulle colonne de Il Giornale di Vicenza, articolo un po' "dimenticato" (sempre eufemismo), che molto fascismo era rimasto nelle istituzioni, sulle colonne del giornale socialista "L'Avanti". Nel dopoguerra si costituì l'ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia che promosse l'antifascismo, ma è accusata di unilateralismo, ossia di solo antifascismo di matrice comunista. Da indagare questa situazione, che oggi vedi l'associazione promotrice di antifascismo, ma ormai con pochi superstiti dell'antifascismo storico.
Anche nel secondo dopoguerra nella delicata fase della costruzione della Repubblica Italiana si scontrarono antifascismo diversi e nella Costituzione nessuno vietò le idee fasciste, ma solo nelle n Norme transitorie la possibilità della ricostituzione del Partito Nazionale Fascista, Compresero allora che non si possono negare le idee, ogni uomo ne è proprietario e ben lo sosteneva il filosofo Cartesio nella sua Morale, ma si può tentare di vietare azioni conformi a determinate idee. Solo molto dopo l'Italia provvide di leggi antifasciste e, ironia della sorte fu un esponente della democrazia Cristiana, tacciato di fascismo a proporla. Si tratta della Legge Scelba L. n. 645 del 1952; cui seguirono diverse sentenze della Corte Costituzionale: Sentenza n. 1 del 1957; Sentenza n. 74 del 1958 della Corte costituzionale fino alla legge del pidiessino Emanuele Fiano nel 2017, che inasprisce quella di Scelba e vieta perfino che a Predappio si faccia commercio, che è molto fiorente, di gagliardetti fascisti. Ha avuto seguito questo antifascismo a Predappio nella rossa Romagna?
Da questo sommario excursus ben s'intende che di antifascismi ce ne sono diversi e non si è certo fatta sintesi di tutti, dato che ognuno rivendica il proprio, salvo p che poi esso è espresso in modo generico e con frasi molto stereotipate.
Anche qui urge analisi più precisa, e soprattutto l'uscita dalla retorica che non è ciceroniana, ma si serve solo del sofisma per dire che il fascismo è totalitario e per questo va negato, dimenticando che oggi l'analisi critica ha con chiarezza inserito nel totalitarismo stesso proprio la matrice di molti antifascismi. È opportuno ricordare che il totalitarismo fascista nasce nel 1919, ma contro il totalitarismo comunista di Lenin che è del 1917. Forse il figlio è condannato per le colpe del padre, che è invece sperato innocente?
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