Langella: la Resistenza è ora e sempre.
Mercoledi 25 Aprile 2012 alle 09:46 | 0 commenti
Giorgio Langella, Segretario provinciale PdCI FdS - Il 25 aprile del 1945 il Comitato di Liberazione Alta Italia (CLNAI) fece un appello per l'insurrezione armata della città di Milano (sede del compando partigiano dell'alta Italia). Questa data è stata scelta per celebrare la Liberazione e la vittoria della Resistenza al nazifascismo. Il 25 aprile, quindi, non è una festa qualunque. È la giornata dedicata a una lotta lunga e difficile contro chi aveva soggiogato il nostro paese.
Una lotta condotta da giovani e meno giovani, da uomini e donne, da persone normali che combatterono anche con le armi una dittatura feroce che aveva deportato, incarcerato, ucciso milioni di cittadini. Persone che avevano trascorso la loro intera vita (o gran parte di essa) sotto il giogo fascista e che si erano ribellati per costruire una società giusta e democratica. Venivano chiamati "banditi" ma erano persone libere che che combatterono nelle montagne, nelle fabbriche, nelle città , nelle campagne e permisero il riscatto del nostro paese da un terribile periodo di folle lucidità . Sono stati loro, i partigiani, a costruire la Democrazia. Con il loro sacrificio, la loro battaglia, le loro speranze, i loro ideali. Lo hanno fatto combattendo.
Piero Calamandrei lo disse con chiarezza agli studenti di Milano il 26 gennaio 1955. Il suo discorso finì con questa frase: «Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità , andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione».
Oggi da più parti si vogliono confondere i fatti e i ruoli. Si vogliono equiparare partigiani e fascisti. A chi (come il Presidente Regionale Giovane Italia) scrive che è bene raggiungere "un traguardo auspicabile: quello di veder sfilare il 25 aprile nelle nostre piazze tutti i combattenti che si affrontarono con lealtà , chi in nome della Libertà , chi in nome dell'Onore d'Italia, ma sempre sotto il Tricolore, per una profonda e reale conciliazione" è bene rispondere con chiarezza. La "riconciliazione" non è possibile. Perché non è la stessa cosa avere combattuto per la libertà o avere scelto di essere servi del nazifascismo e avere fatto i cani da guardia di chi aveva promulgato le leggi razziali. E neppure la morte rende uguali quelle scelte. Mantenere viva la memoria delle differenze insanabili tra Resistenza e fascismo è un bene perché quella storia, il fascismo, non si possa ripetere.
Differenze insanabili, le stesse che dividono oggi chi ancora resiste alle ingiustizie e quei fascisti infami che a Vicenza cancellano la scritta "Resistenza" dai cartelli alle porte della città .
Bisogna ricordare sempre, ogni giorno, e agire perché il 25 aprile non sia solo una ricorrenza ma il simbolo di una Resistenza che non è finita nel 1945 e non può finire mai. La Resistenza continua difendendo la Costituzione dagli attacchi di chi la vuole svuotare e stravolgere modificandone i principi e i valori di solidarietà e giustizia sociale. La Resistenza continua nelle battaglie per il lavoro (primo diritto costituzionale), nei presidi dei lavoratori davanti alle fabbriche che delocalizzano e chiudono. La Resistenza è viva in chi non accetta il silenzio e continua a lottare per ottenere una giustizia spesso negata, nelle battaglie della Tricom di Tezze sul Brenta e della Marlane-Marzotto di Praia a Mare. La Resistenza vive grazie a chi non è indifferente, a chi riesce ancora a indignarsi, a chi non accetta le imposizioni di un sistema economico spaventoso, a chi si schiera dalla parte dei più deboli, a chi continua a lottare nonostante tutto.
La Resistenza è ora e sempre.
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