Langella è il nuovo segretario del PdCI veneto per "unire la sinistra e attuare la Costituzione"
Domenica 22 Luglio 2012 alle 20:03 | 0 commenti
Giorgio Langella è stato appena eletto segretario regionale del Partito dei Comunisti Italiani che aderisce alla Federazione della Sinistra in una riunione del Comitato Politico Regionale che ha votato il nuovo segretario regionale. «Senza "acclamazione", nella maniera normale per un partito comunista», esordice nella nostra intervista il neo segretario del PdCI veneto, che è spesso corsivista di VicenzaPiù e di VicenzaPiu.com, in piena libertà e autonomia così come, tra gli altri, Renato Ellero, Roberto Ciambetti, Enrico Hüllweck e tutti quelli che vogliono esprimere un'opinione.
Segretario, sinteticamente, quali sono state le tappe della sua vita umana e politica, in Italia e all'estero, che l'hanno portata al vertice regionale del partito?
R: Sono nato a Vicenza, a causa del lavoro di mio padre ho vissuto in Calabria, a Trieste, in Perù, a Mestre, a Padova e, infine, a Creazzo. La formazione vera è stata in Perù. Diciamo che là ho visto (e capito) parecchie cose. La discriminazione a causa del censo, del colore della pelle, della ricchezza. La povertà che uccide, le malattie provocate dalla miseria e dalla fame. Lo sfruttamento di chi era più povero. L'imperialismo asfissiante. La sete di riscatto del popolo. Il tentativo di riprendersi il futuro con il governo militare rivoluzionario di Velasco Alvarado (era il 1968). La speranza di poter cambiare le cose. Sono diventato comunista. Nel 1974 mi sono iscritto al PCI, poi PRC e, nel 1998, tra i fondatori del PdCI. Sono sempre stato un militante, diventato "dirigente" (con tante virgolette) per necessità e per la convinzione che ci sono momenti nei quali bisogna prendersi sulle spalle le responsabilità . Anche senza avere contropartite. Anche sbagliando. Io, penso di non aver sbagliato.
Dove aveva trovato e come lascia il PdCI in provincia di Vicenza?
R: come ho detto sono stato tra i fondatori del PdCI. Non l'ho trovato ... l'abbiamo costruito in tante compagne e compagni. Con fatica e passione. Oggi si continua lanciando la parola d'ordine di "ricostruire il Partito Comunista" (unificando tutti i comunisti) con la stessa passione e con maggiore fatica di allora.
Non penso che nessun "nuovo" comunista definisca, come ora e spesso è di moda, il PdCI come il partito del suo leader, Diliberto cioè. Ma quali eredità ha trovato Diliberto e quali di queste ha coltivato di più per mantenere o ricostruire un'identità comunista?
R: Cosa vuole, il partito comunista che vogliamo "ricostruire" non ha bisogno di un "capo". Diliberto non è un "capo" né lo vuole essere. Il nostro deve essere un partito organizzato di donne e uomini liberi che abbiano l'obiettivo di trasformare la società . L'ambizione sarebbe di costruire un "intellettuale collettivo" secondo l'insegnamento di Gramsci. Questa è l'eredità che abbiamo voluto trovare e che, credo, sia importante e necessaria per un partito comunista che voglia contare. Un partito che non si limiti a fare opposizione sempre e comunque, ma che sia motore di un progetto di costruzione di una società e un sistema economico radicalmente diversi dall'attuale.
Lei si ritrova nella linea nazionale del partito? Cosa farebbe di più o diverso per far tornare a contare i comunisti nella politica e per far tornare "la" politica?
R: Mi ritrovo perfettamente. Anche perché la linea del partito non è stata decisa dal "capo" ma è stata elaborata in approfondimenti, analisi, discussioni (a volte doverosamente aspre) che hanno portato alla sua elaborazione. È il metodo nostro che, a partire dalla conoscenza e dall'interpretazione della realtà costruisce un programma politico. Anzi un progetto. Facendo così l'affannosa rincorsa delle poltrone e la spartizione dei posti perde il proprio "fascino". Secondo me, questo è l'unico modo di fare Politica. Il resto è "affare".
Sinistra unita o divisa in Veneto? E a Vicenza?
R: Spero una sinistra unita in Italia, in Veneto, a Vicenza. Unita nei contenuti, con un programma vero di cambiamento. Pochi punti chiari: lavoro, sanità e istruzione pubblica per tutti, risanamento del territorio, lotta alla delocalizzazione, allo sfruttamento, alle privatizzazioni selvagge ... Ecco, il programma della sinistra potrebbe (e dovrebbe) essere la Costituzione che oggi, troppo spesso e un po' da tutti, viene derisa e umiliata. La Costituzione è l'esempio di un compromesso altissimo tra visioni diverse (comunista, socialista, cristiana, liberale). Qualcosa che non si fa più ... prendere il massimo da ognuno per costruire una società giusta e diversa dalla precedente. Non dimentichiamoci che prima della Costituzione c'era il fascismo e che è stata necessario prendere in mano le armi e fare una guerra di liberazione per conquistare la democrazia.
Quale rapporto c'è con gli altri partiti del tradizionale centrosinistra in città e, se diverso, in provincia? Ha ancora senso la parola "centrosinistra"
R: rapporti di normale "attesa". L'ho anche affermato recentemente. Siamo in "attesa" degli eventi. Rispondiamo a quello che dice la controparte. Abbiamo poche proposte. L'attesa è la condizione peggiore per affrontare i problemi. I rapporti tra partiti dovrebbero essere fondati sui contenuti, sulla sostanza del "che fare". Altrimenti si limitano al "buon vicinato", cosa che è inutile per chi vuole un modo diverso di governare. La parola "centrosinistra" può avere senso solo se è il "che fare" a legare l'alleanza. Se fossero le "poltrone" è meglio lasciar perdere.
Il Partito dei Comunisti Italiani cosa deve fare per far tornare, anche a Vicenza, i conti e non rappresentare solo un'astratta ideologia senza rappresentanti democraticamente eletti?
R: Secondo me deve fare quello che ho tentato di dire prima: riunire la sinistra in base a un programma di cambiamento, a un progetto. In questa direzione va la nostra proposta di elaborare assieme (tutte le forze politiche e sociali di buona volontà ) un Piano per il Lavoro provinciale che, partendo dalla conoscenza, dall'analisi e dall'interpretazione dell'esistenze, individui proposte praticabili e riesca, per lo meno, a dare una speranza che lo stato attuale può essere cambiato. Con volontà , professionalità e lotta.
A Vicenza Rifondazione, che fa parte con voi della Federazione della Sinistra, è molto attiva e visibile. Perché voi lo siete meno, apparentemente almeno, a livello locale, privilegiando, lei soprattutto, le grandi battaglie nazionali come, una su tutte, quella per la verità processuale sui morti della Marlane Marzotto?
R: Le grandi battaglie nazionali? La Marlane-Marzotto? Ma sono questioni che dovrebbero essere al centro del dibattito politico e della lotta a Vicenza così come nel resto d'Italia. Vede, a mio avviso, non ci si può limitare a ridurre la politica solo a seguire fatti locali. Questo potrebbe portare a pensare che la politica sia un fatto amministrativo. Chi amministra bene è un politico migliore? Più bravo? O sarebbe solo un amministratore più accorto? Il problema non è amministrare meglio (o con minori sprechi) lo stato attuale. Il problema è come aumentare il benessere di chi lavora. Come far studiare di più e meglio. Come curare meglio. Come garantire il lavoro a tutti. Come garantire la giustizia fiscale. Temi "universali". La questione Marlane-Marzotto è un "riassunto" di cosa non va. Di cosa deve essere cambiato. A Praia a Mare c'è stato disinteresse per la salute, devastazione ambientale, speculazioni, delocalizzazione ... in poche parole sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Una volta a conoscenza di quanto accaduto potevamo, come PdCI, far finta di niente, girarci a guardare solo altre cose (magari un albero tagliato, una rotatoria in più, una "discussione" per un posto in giunta ... cose, per altro, delle quali abbiamo trattato spesso), delegare qualcun altro (che non si è mosso). Abbiamo deciso di fare qualcosa. Abbiamo deciso di parlarne, siamo riusciti a coinvolgere persone (qualcuna con un cognome importante), il Suo giornale è stato fondamentale in questo. Ritengo che parlare di queste cose non sia uno spaziare in cose più grandi e che le grandi battaglie nazionali per il lavoro, la verità e la giustizia debbano diventare anche locali. È necessario avere "ambizioni" più grandi. Non possiamo pensare sempre che lo facciano altri. Dobbiamo avere il coraggio (e l'umiltà ) di "partecipare". Anche perché, se non lo facciamo noi forse no ci sarà nessun altro a farlo.
Ai lavoratori veneti e a quelli vicentini cosa dice? E ai sindacati?
R: Che bisogna lottare per i diritti che ci stanno togliendo con la scusa della crisi (che lorsignori hanno provocato). Lottare in prima persona perché se aspettiamo che lo facciano altri, perderemo tutto quello che abbiamo conquistato noi e i nostri padri.
La stessa domanda gliela faccio per gli imprenditori e per le loro associazioni, magari distinguendo tra imprenditori, piccoli, quasi degli operai dell'impresa, e quelli medi e grandi, per i quali impresa e finanza spesso sono un tutt'uno?
R: la risposta potrebbe essere la stessa. Distinguendo appunto tra lavoratori che hanno un'impresa e capitalisti che ne traggono immenso profitto. Bisogna individuare qual è l'obiettivo. Io penso che con tanti "operai dell'impresa" l'obiettivo sia comune e sia quello del quale ho detto prima.
Quanto dipendono a Vicenza e in Veneto la povertà e la crisi dalla corruzione e dall'evasione?
R: Molto. La corruzione e l'evasione, così come la devastazione ambientale e la speculazione, colpiscono i cittadini onesti. I gravi e grandi scandali della nostra provincia (a partire da quello della concia per arrivare alla pedemontana), anche quelli nascosti (mi riferisco, per fare un esempio, alle delocalizzazioni selvagge e tollerate) ci tolgono risorse e lavoro e ci rendono sicuramente più poveri.
Libertà della gente e libertà di stampa sono sotto minaccia?
R: Sì, in una maniera che è sotto gli occhi di tutti. E lo dico da comunista italiano che ricorda sempre i sacrifici fatti da chi ha combattuto il nazifascismo per darci la democrazia. L'intelligenza, l'informazione, l'istruzione e la cultura sono diritti inalienabili per i quali è impossibile, per noi, fare sconti.
Lei è un piccolo imprenditore vicentino che lavora fuori regione? Perché? Mangia i bambini locali?
R: Non sono vegetariano ma ... mi piace vedere i bambini giocare, crescere, essere spensierati. La mia società ideale sarebbe quella in cui tutti i bambini hanno gli stessi diritti e la stessa possibilità di avere un futuro radioso. Lavoro in altre regioni? È vero. Diciamo che fuori dal Veneto è più facile, per me, lavorare
A marzo 2013 cosa farà ?
R: Marzo 2013? Farò quello che faccio adesso. Lavorerò per vivere e pagherò tutte le tasse che devo. E farò politica per passione. Come sempre.
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