L'ambiguità dei titoli (o qualcosa di più?). Il Giornale di Vicenza sul caso Tricom-PM
Sabato 26 Marzo 2011 alle 08:29 | 0 commenti
Giorgio Langella, PdCI, FdS Vicenza - Il titolo del Giornale di Vicenza di ieri (25 marzo 2011 - pag. 43), sui risultati della perizia disposta dal giudice del caso Tricom-PM, attrae l'attenzione dei lettori:
"Ribaltato l'esito del primo esame epidemiologico", e, più in grande, virgolettato, "Quegli operai morirono anche per le sigarette".
Un titolo scritto in maniera da farsi subito un'opinione.
L'esito della prima perizia era decisamente contrario alle tesi difensive degli imputati. Quindi, se viene "ribaltato", la seconda perizia li "scagiona". Se il primo esame epidemiologico indicava nel cromo esavalente la principale causa dei tumori, le conclusioni di questa ultima perizia, siccome sono "più favorevoli alla linea difensiva", evidentemente, indicano nel fumo la principale causa di morte.
Senza approfondire, leggendo solo i titoli (cosa che spesso accade), si viene indotti a credere che gli imputati siano innocenti. Poi si legge il contenuto dell'articolo e la cosa non è così evidente. C'è una frase virgolettata, forse un po' contorta, che, in pratica, dice una cosa ovvia sul fatto che una neoplasia insorge a causa del cromo o del fumo di tabacco a seconda dell'esposizione prevalente al primo o all'uso del secondo. Poi viene spiegato che il fumo non ha aggravato le conseguenze dell'esposizione al cromo. Infine, dopo aver precedentemente dichiarato che non è corretto indicare cromo e fumo come fattori "concausali", si dice che "le conseguenze dirette in tema di malattia non debbono intendersi solo come conseguenza esclusiva dell'attività lavorativa". Questo in base alla "dottrina" e alla "giurisprudenza". Una perizia che toglie tutti i dubbi e "scagiona" gli imputati? Non sembra proprio. Dal poco che si legge della seconda perizia, questa sembra essere scritta per insinuare dubbi. In pratica il cromo è pericoloso ma anche le sigarette fanno male. Il titolo del Giornale di Vicenza, invece, sembra molto più sicuro nell'assolvere gli imputati. Si percepisce la voglia di affermare che, in definitiva, è "la sigaretta" ad avere ucciso gli operai della Tricom-PM. Le malattie professionali sono una triste fatalità , anzi, neppure ci sono. Sono tutte "malattie normali". Un titolo perlomeno equivoco quando afferma il ribaltamento delle conclusioni dell'esame epidemiologico. Un titolo ambiguo che fa sorgere il ragionevole dubbio che la volontà di chi l'ha scritto fosse quella di evidenziare che, se sono tante le possibili cause di morte, la responsabilità non è di nessuno. E se non c'è nessuna responsabilità , perché fare il processo?
Alla fine del processo verranno stabilite le responsabilità degli imputati. Qualsiasi sia il giudizio, comunque alcuni fatti sono certi. Gli operai che lavoravano alla Tricom-PM erano esposto a materiali pericolosi, materiali che (si sa) causano il cancro. Alcuni operai sono morti di cancro. Il terreno intorno alla Tricom-PM è fortemente inquinato. Nei dintorni crescevano fiori dalla forma stravagante. A meno di non pensare che anch'essi fumassero sigarette, qualcosa di estremamente pericoloso alla Tricom-PM è successo. E non era certo "fumo".
Né attivo né passivo.
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