La vicentina Palladio Finanziaria perde ma scommette su Snai. E su Ferak
Domenica 21 Luglio 2013 alle 12:55 | 0 commenti
Palladio punto e a capo: dopo la fallita scalata a Fonsai, la finanziaria archivia un rosso record ma scommette sempre sulle assicurazioni (e su Snai). Di Camilla Conti da L'Espresso n. 29 in edicola
Molte cicatrici, molto onore. Quelle dello scalatore vicentino Roberto Meneguzzo che con Matteo Arpe ha tentato di raggiungere la vetta di Fondiaria Sai, emergono dal bilancio 2012 della Palladio. Il fallito assalto gli è costato 19,2 milioni di euro a fronte di un investimento di 37,2 (nella foto Roberto Meneguzzo e Giorgio Drago).
La conquista della compagnia dei Ligresti si è infranta sul muro eretto da Mediobanca e Unicredit, ma Meneguzzo non ha mollato l'azionariato della Fondiaria. Anzi, quello delle polizze è un business che secondo i vertici della società può ancora creare valore. Ed è dunque da presidiare, a costo di scommettere su quello che fino a pochi mesi fa era il "nemico". Tanto più che oggi possono contare su un nuovo azionista del calibro di Intesa, che sta per entrare nel capitale con il 5 per cento. Quando i bolognesi della Unipol hanno vinto, Palladio ha venduto sul mercato il pacchetto FonSai e poi ha sottoscritto il 2 per cento della nuova compagnia esercitando anche il 40 per cento dei diritti di opzione in suo possesso, il cui prezzo in Borsa si era sostanzialmente azzerato. «È verosimile - si legge nel bilancio - che ci possano essere spazi di crescita del prezzo delle azioni, una volta che i mercati avranno assorbito gli effetti dell'aumento di capitale e della parte rimasta inoptata e quindi accollata alle banche del consorzio di garanzia» (circa 200 milioni). Tradotto: Meneguzzo e l'amministratore delegato Giorgio Drago hanno deciso di reinvestire sperando che le quotazioni di Fonsai tornino a rendere, riducendo nel tempo i danni della sconfitta.
Il 2012 è stato archiviato con un rosso di circa 45 milioni rispetto ai 5,1 milioni di utile 2011. È un bilancio di pulizia, il peggiore nella storia della holding, che dovrebbe evitare a Palladio di scaricare sul futuro gli errori del passato. La posizione finanziaria netta resta positiva per 7 milioni ma sui conti pesano, oltre alle ferite per FonSai, anche i 26 milioni di perdite delle partecipazioni e in particolare quella nello sviluppo dei centri commerciali Policentro che è stata di fatto azzerata tanto che la società sta valutando se ristrutturare il debito con le banche. Il portafoglio è variegato: dall'immobiliare al private equity, dalle infrastrutture ai trasporti marittimi passando per le energie rinnovabili e l'acquisto di crediti. Cui si aggiunge anche la quota di minoranza posseduta da Palladio in Ferak, la società costituita con le famiglie Zoppas e Amenduni e a Veneto Banca, per realizzare investimenti di medio termine. Ferak è poi diventata il veicolo per entrare nel capitale delle Generali grazie all'asse con la Fondazione Crt nella Effeti che ha permesso alla finanziaria veneta di raccogliere il 2,3 per cento del Leone venduto da Unicredit.
I rapporti con Trieste si erano complicati per le tensioni sull'uscita di Giovanni Perissinotto, vicino ai soci veneti, e l'arrivo del nuovo amministratore delegato Mario Greco. Oggi Palladio - fanno sapere fonti vicine alla società - considera valido l'investimento nelle Generali, che non è da dismettere. Da valorizzare ci sono anche altri business che danno poche soddisfazioni. Come l'investimento nella Snai di cui Palladio ha un terzo del capitale. Il leader nel mercato delle scommesse sportive ha il problema di dover pagare troppe vincite: la quota degli incassi destinata ai premi è salita all'82 per cento, ma soprattutto Snai è sotto stress finanziario con 360 milioni di debiti. Nuove sinergie potrebbero però arrivare dai due ippodromi di proprietà a Milano dove i vertici di Palladio stanno lavorando con la giunta Pisapia per un progetto di valorizzazione immobiliare dell'area. Mentre sulla multa da 210 milioni della Corte dei Conti i veneti hanno fatto ricorso e contano di arrivare presto a una transazione «per importi verosimilmente ridimensionati». Nel frattempo il tandem Meneguzzo-Drago ha deciso di concentrarsi solo sulle attività gestite direttamente o dove Palladio è in maggioranza. Come Oppida (acquisto dei crediti), che potrebbe raddoppiare con la costituzione di una società "gemella" da aprire a nuovi investitori.
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