La truffa della democrazia
Lunedi 29 Giugno 2009 alle 09:11 | 1 commenti
Delusi i supporter vicentini per l’esito del referendum. Ha vinto l’oligarchia dei partiti? Il problema è di fondo: è l’intero sistema a non essere democratico
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«Il raggiungimento del quorum sarebbe stato opportuno per dare una smossa a tutto il sistema elettorale italiano: troppo confuso, in mano all’oligarchia dei partiti, poco rispettoso della volontà e delle scelte dei cittadini. … Ma c’è bisogno di modernità . Nel tempo post ideologico non ci dovrebbe essere spazio per i tanti piccoli partitini. Il confronto dovrebbe avvenire sui grandi programmi e sui grandi impegni da assumere davanti alla gente. La realtà , però, è che siamo ancora schiavi delle ideologie». Così Achille Variati, sindaco di Vicenza, sul disastroso risultato del triplice referendum elettorale ignorato dall’80% dei suoi concittadini (il dato nazionale è solo leggermente migliore: ha votato il 23-34% degli aventi diritto). Ci spiace caro sindaco, ma le cose non stanno affatto così.
Primo, i partitini sono già scomparsi: oggi in parlamento siedono manichini nominati dalle segreterie di cinque partiti in tutto (PdL, Lega Nord, Pd, Italia dei Valori, Udc). Secondo, le ideologie come leve ispiratrici di partiti-chiese sono tramontate da un pezzo. Difatti gli irriducibili che si rifanno a categorie ideologiche (neo-comunisti, tardo-fascisti) sono stati spazzati via dall’attuale legge elettorale, il Porcellum di Calderoli, che pone una soglia di sbarramento del 4% (se si corre da soli e non intruppandosi in una coalizione, come ha fatto invece la Mussolini entrando nel Pdl). Perciò, dove sarebbe lo spazio ancora occupato da presunte forze “schiave delle ideologie"?
Partito unico
Si tratta di mistificazioni con cui i supporter di questo sciagurato referendum intendevano farlo passare come ulteriore picconata alla piovra dei partiti. Una volta tanto, il disinteresse degli italiani per problemi politici così delicati ha reso un buon servizio al Paese, e l’astensione massiccia ha sepolto la reale intenzione nascosta: la reductio ad unum, la manipolazione artificiale del sistema politico ad un unico mostro a due teste, due soli mega-partiti accomunati da un unico pensiero su tutte le questioni fondamentali (mercato, Europa, potere della finanza e dell’industria, modello di sviluppo). Altro che micro-partiti: persino chi ha l’8% come Di Pietro o il 10% come la Lega non avrebbe diritto ad eleggere propri parlamentari. E i milioni di cittadini che malauguratamente non avessero dovuto riconoscersi in nessuno dei due partitoni-fotocopia? Sarebbero rimasti privi di rappresentanza, chi se ne importa. I referendari: i più anti-democratici fra i sedicenti “democratici" che impestano l’Italia. A ogni buon conto, il pericolo è scampato. Intendiamoci: non che l’attuale “porcata" con cui si va a votare sia minimamente da salvare. Anzi, chi ci legge sa come la pensiamo: per noi è l’intero ordinamento istituzionale che andrebbe rivoltato da cima a fondo. Perché la partitocrazia, vero nome di quel che spacciano per “democrazia", c’era ieri e c’è oggi. Se avessero vinto i referendari, semplicemente sarebbe stata data una stretta più feroce al principio di rappresentatività . Da un’indecenza si sarebbe passati ad un’indecenza ancor più sfacciata e arrogante. Dalla porcata alla maialata, tutto qui.
Partitocrazia
Variati ce l’ha con «l’oligarchia dei partiti», che calpesta «la volontà e le scelte» della gente. Lasciamo pure stare l’ambiguità per cui lui è regolarmente iscritto al Partito Democratico, che non lo ama ma di cui era capogruppo in consiglio regionale prima di optare per la corsa a sindaco, poi vinta anche e soprattutto grazie a una campagna elettorale all’insegna del distacco dalla tessera d’appartenenza. Concentriamoci sul disprezzo per l’«oligarchia», invece. Signor sindaco, le riveliamo un segreto: è la democrazia rappresentativa in sé e per sé a costituire una cupola oligarchica, un’aristocrazia mascherata, una mafia legale. Che ci sia o meno la possibilità di esprimere le preferenze per i singoli candidati, il regime democratico all’occidentale, circonfuso di bei paroloni sull’equilibrio dei poteri, sul peggiore dei sistemi eccetto tutti gli altri e via di questo passo, in realtà è sempre stato caratterizzato da una casta di privilegiati per meriti di partito. Cioè per nessun merito che non sia l’avere una tessera in tasca. Con una differenza, e bella grossa, rispetto alle grandi forze della Prima Repubblica (Dc, Pci, Psi, Msi, ecc): allora gli interessi economici che li condizionavano dietro le quinte trovavano una giustificazione ed un freno proprio nelle ideologie a cui s’abbeveravano - il cristianesimo democratico, il comunismo, il socialismo. Adesso, con buona pace di Variati, non c’è più un cane che faccia politica animato da una visione che vada oltre il genuflettersi al verdetto delle Borse e delle agenzie di rating. Ora c’è solo l’interesse allo stato bruto, solo comitati d’affari, chi per conto terzi (il Pd per banche, coop, case industriali assistite) chi per conto proprio (il Pdl per i business del Cavaliere e di un arcipelago di imprenditori, a loro volta in affari con quelli dell’altra parte, pecunia non olet). Quei pochi che si arrischiano a tenere in mano bandiere rosse o nere sono soltanto patetici, perché invece di fabbricare un’ideologia per il nostro tempo, alternativa ai dogmi dominanti – solo dio sa se ce n’è bisogno – si tengono avvinghiati a quelle dei loro padri, nonni e bisavoli. Poveri scemi.
Ideologia obbligatoria
Perché qui sta il busillis: dal crollo del blocco comunista internazionale, niente e nessuno ha potuto contrastare l’affermarsi di un pensiero unico, totalizzante. Totalitario. C’è un’ideologia, eccome, ma è una soltanto: la religione obbligatoria che dice che questo che viviamo è il migliore dei mondi possibili. Con precisi doveri: devi essere democratico (cioè devi credere alle chiacchiere dei partiti), devi essere per il libero mercato (cioè devi berti la balla della concorrenza quando la grande industria prospera grufolando nella greppia dei beni pubblici e le banche tengono in ostaggio l’eterno debito pubblico stampando moneta attraverso gli istituti centrali, oggi la Bce), devi lasciarti lavare il cervello con il continuo bombardamento di informazioni (cioè devi farti tele-guidare dai media nei tuoi comportamenti quotidiani, di modo che i tuoi consumi reggano la baracca industriale che produce allo spasmo, senza più correlazione coi bisogni primari di un essere umano sano). Se non si va a fondo, se non si capisce questo intreccio, tuonare contro lo strapotere degli oligarchi di partito fa lo stesso effetto di abbaiare alla luna. Di più: se si pensa, sbagliando, che una misera legge elettorale possa donarci la salvezza, si fa un regalo a chi la democrazia vuole tenerla per sempre così – una bufala ben propagandata. Cambiare il meccanismo elettorale è guardare alla pagliuzza quando si ha una trave conficcata nell’occhio. La trave è questa democrazia, che fa da involucro legittimante ad un sistema di vita che ci ha reso schiavi del mutuo, dell’azienda e del padrino di turno. Altro che premio di maggioranza: qui va fatta una rivoluzione. Democratica, s’intende.
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il fascismo è metodologia, non ideologia.
oggi siamo schiavi di una nuova ideologia, quella del "politically correct".
SVEGLIA!