La Serenissima e gli stranieri: una lezione. Ieri a Palazzo Trissino con Nessuno Escluso
Martedi 25 Gennaio 2011 alle 20:57 | 0 commenti
Nessuno Escluso - Ieri sera a Vicenza il dibattito con Zannini, Livi Bacci e Rocchetta.
Dall'esperienza della Serenissima può venire una lezione per le sfide dell'integrazione che ha dinanzi a sé il Veneto? È la domanda che si sono posti ieri sera Andrea Zannini, Massimo Livi Bacci e Franco Rocchetta, in occasione della presentazione pubblica, a Vicenza, del libro "Venezia città aperta", edito da Marcianum, un appuntamento promosso dal circolo Nessuno Escluso.
E la risposta è stata ampiamente positiva. "La lezione della Serenissima - ha osservato Zannini, autore del libro e docente di Storia moderna all'università di Udine - sta nella capacità della Repubblica di Venezia di adattare con realismo e flessibilità le proprie regole per tutelare un interesse di fondo all'apertura e al rapporto con il resto del mondo. La Venezia della Serenissima era una metropoli connessa con tutto il mondo all'epoca conosciuto. Quando la scelta dell'apertura al mondo è stata rimessa in discussione, il primato veneziano ha subito dei contraccolpi negativi". E con una riflessione sull'attualità , Zannini ha aggiunto: "La Storia ci aiuta a capire che certi fenomeni non sono del tutto nuovi: la presenza di una massiccia quota di popolazione straniera, stimabile tra il 10 e il 20% degli abitanti, a Venezia era una realtà già all'epoca del primo Rinascimento".
Massimo Livi Bacci, uno dei massimi esperti italiani ed internazionali di demografia, ha aggiunto: "Le testimonianze ci dicono che la presenza degli stranieri a Venezia non era solo una convivenza, ma si era tradotta anche in forme di mescolanza. Che hanno lasciato tracce forti e visibili sino all'800, ad esempio nella presenza di tratti somatici orientali nella popolazione".
Franco Rocchetta, studioso di diritto internazionale e fondatore della Liga Veneta, ha richiamato l'esperienza storica del Veneto: "La storia ci insegna che le popolazioni venete hanno sempre dimostrato una propensione forte alla gestione dei commerci, con tutto ciò che vi è connesso, dalla sicurezza delle rotte alla logistica delle infrastrutture. Ci sono insediamenti veneti nel lazio che precedono la fondazione di Roma. E questa attitudine si è sempre sposata con una propensione all'autogoverno, che neppure i romani hanno mai messo in discussione. È questa matrice che si è espressa anche nella Serenissima e che si esprime anche nella reazione naturale della popolazione veneta ai fenomeni migratori dei giorni d'oggi: cioè una reazione sostanzialmente positiva e rispettosa delle differenze".
"La lezione di intelligente apertura al mondo e a chi è diverso da noi - ha aggiunto Matteo Quero, presidente del Circolo Nessuno Escluso - è di grandissima attualità . Il Veneto non può vincere le sfide del futuro se non trova una soluzione all'integrazione degli stranieri e al rapporto con le aree economiche del mondo che competono con noi".
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.