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La salute è un diritto, non una merce

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 20 Agosto 2011 alle 17:13 | 0 commenti

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Dott. Maurizio Nazari - Il diritto alla salute garantito nella nostra Costituzione al art 32 “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…”  è l’unico diritto che la Costituzione espressamente definisce come “fondamentale”  nel senso che è fondativo di quei diritti che altrove la Costituzione defiinisce inviolabili come all’art. 2 .” La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…”

Compito della Politica e quello di creare le condizioni materiali che permettano il godimento di quel diritto, art. 3  “… E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”

“Tale garanzia costituzionale dei diritti civili, sociali, economici ,politici, è concepita dalla  nostra legge fondamentale non come un riconoscimento statico, ma come una realtà dinamica, in via di sviluppo, cioè I diritti fondamentali devono essere assicurati dalla Repubblica”  (G. Dossetti, ha partecipato alla Costituente nelle file delle D.C, la frase è tratta nk,n.k dalla relazione tenuta all’Abbazia di Monteveglio il 16/9/1994)

Perché il diritto divenga effettivo bisogna applicare le leggi emanate dal Parlamento Italiano. Come impone l’art 54 della Costituzione “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi  I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di addempierle con disciplina ed onore…” (mia la sottolineatura)

Legge 833 del dicembre 1978 riforma istitutiva del Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Si chiude l’epoca delle mutue. Il SSN è un sistema pubblico di carattere universalistico per garantire l’assistenza socio-sanitaria a tutti i cittadini, è finanziato attraverso la fiscalità generale e le entrate dirette, i ticket sanitari e le prestazioni a pagamento,  Al Capo I- Principi e obiettivi recita all’art 1:  “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività mediante il servizio sanitario nazionale.”  E al Capo III- Prestazioni e funzioni nell’art 19 secondo capoverso sancisce: “ Ai cittadini è assicurato il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura nei limiti oggettivi dell’organizzazione dei servizi sanitari”   (mia la sottolineatura)

Quest’ultimo principio è il frutto di una visione lungimirante del Parlamento Italiano: all’inizio del secolo scorso infatti esisteva solo il chirurgo generale. Con l’aumento delle conoscenze scientifiche, durante il ‘900 sono nate le cliniche specialistiche: es. l’urologia, la ginecologia ecc. (qui, all’ospedale di Camposampiero, ad esempio, fino agli anni ’70 il chirurgo generale curava patologie ortopediche e ginecologiche). Negli ultimi 30 anni le conoscenze scientifiche e tecniche sono aumentate al punto che anche all’interno delle singole specialità si sono formati medici “superspecialisti” che operano prevalentemente in una parte ristretta della loro specialità ad es. i chirurghi della colonna  vertebrale o della mano nell’ambito dell’ortopedia. E’ altresì noto che la qualità delle prestazioni non si trova in modo omogeneo nel territorio. Pertanto per fornire appropriate prestazioni di qualità la legge ha sancito il diritto da parte del cittadino-utente di scelta sia del luogo di cura che del medico specialista

 la legge 502 del 30 dicembre 1992 che trasformava  in aziende le Ulss sentiva il bisogno di rimarcare nella sezione IV “Partecipazione e tutela dei diritti dei cittadini” all’ articolo 14 comma 6: “Al fine di favorire l’esercizio del diritto di libera scelta del medico e del presidio di cura, Il Ministero della sanità cura la pubblicazione dell’elenco di tutte le strutture pubbliche e private che erogano prestazioni di alta specialità…” ( mia sottolineatura)

 La legge di riforma sanitaria, (legge Bindi del 1999), chiarisce che il diritto di scelta si esercita con “ l’impegnativa” (quella rossa del medico di medicina generale) con tutti i soggetti che sono stati accreditati ( DPR 14.01.1997): cioè gli ospedali e medici del sistema pubblico ed anche le case di cura, i centri di riabilitazione e diagnostica privati, e relativi medici con cui la Regione ha stipulato una apposita convenzione accreditandoli . Con ciò: a) si pone al centro del sistema il medico di medicina generale che è la figura professionalmente competente per consigliare in modo appropriato al proprio assistito la scelta dello specialista per la diagnosi e cura della patologia da cui è affetto. b)  Si concretizza la garanzia costituzionale del diritto alla salute garantendo con “l’impegnativa“ l’eguaglianza di accesso alle prestazioni per tutti i cittadini. Infatti . “nei sistemi sanitari l’uguaglianza è un punto di arrivo e non di partenza. La perdita di questo obiettivo significa costruire un sistema in cui si pongono discriminazioni e quindi viene calpestato il principio della dignità della persona e della universalità dei diritti”. Alessio D’Amato  “EGUAGLIANZA E SALUTE” Eucos Editori  2007

Legge 229 (Gazzetta Ufficiale n° 165 16 luglio 1999)

Art 8 bis comma 2.” I cittadini esercitano la libera scelta del luogo di cura e dei professionisti nel ambito dei soggetti accreditati (…) L’accesso ai servizi è subordinato all’apposita prescrizione, proposta o richiesta compilata sul modulario del Servizio Sanitario Nazionale”    (mia la sottolineatura)

Legge 266 del 23 dicembre 2005 art 1 comma 280 lettera c: “fermo restando il diritto di scelta…”

La Conferenza Stato e Regioni del 28 marzo 2006  sancisce l’intesa tra il Governo e le Regioni sul piano nazionale di contenimento dei tempi d’attesa per il triennio 2006-2008 in cui si ribadisce “fermo restando il principio di libera scelta del cittadino…”

Oltre alla qualità delle prestazioni la legge di riforma sanitaria ha indicato la procedura per la trasparenza e la rapida fornitura delle prestazioni nelle strutture pubbliche e private convenzionate chiarendo che i medici, primari compresi, devono fare una attività  istituzionale perlomeno pari a quella a pagamento.

Legge 229  art 15 quinques comma 3: “ Per assicurare un corretto ed equilibrato rapporto fra attività istituzionale e corrispondente attività libero-professionale e al fine anche di concorrere alla progressiva riduzione delle lista d’attesa, l’attività libero-professionale non può comportare, per ciascun dipendente,  un volume di prestazioni superiore a quello assicurato per i compiti istituzionali.(...) l’attività istituzionale è prevalente rispetto a quella libero-professionale” (mia la sottolineatura)

Il Decreto del Presidente del Consiglio del marzo 2000 chiarisce ulteriormente che la libera professione è uno strumento dell’Azienda per accorciare le liste di attesa. A sua volta l’Azienda nel concedere al singolo medico la possibilità di fare prestazioni a pagamento deve valutarene l’attività istituzionale entrando nel merito delle prestazioni che fornisce. (ad es. differenziando fra prime visite e controlli)

D.P.C.M. del 27 marzo 2000

Art2 comma 4 “L’attività libero-professionale(…) viene erogata nel rispetto dell’equilibrio tra attività istituzionali e libero-professionali. La valutazione può essere riferita anche alla tipologia e alla complessità delle prestazioni”

Art 10 comma 2

“Per la progressiva riduzione delle liste d’attesa, il Direttore Generale, avvalendosi del Collegio di Direzione:

programma e verifica le liste d’attesa con l’obiettivo di pervenire a soluzioni organizzative, tecnologiche e strutturali che ne consentano la riduzione

assume le necessarie iniziative per la razionalizzazione della domanda

 assume interventi diretti ad aumentare i tempi di utilizzo delle apparecchiature e ad incrementare la capacità di offerta dell’azienda

Comma 3: “L’attività professionale (…) se svolta in regime libero-professionale, deve essere finalizzata alla riduzione dei tempi d’attesa: A tali fini nell’autorizzare lo svolgimento dell’attività l’azienda valuta l’aporto dato dal singolo dirigente all’attività istituzionale e le concrete possibilità di incidere sui tempi d’attesa

Dopo anni di non applicazione della legge da parte delle  Direzioni delle Aziende Sanitarie, il Parlamento emana una nuova legge che regola il rapporto fra attività istituzionale e libera professione. Nella legge 120 si sancisce che i tempi d’attesa per una visita a pagamento e una con l’impegnativa devono essere sostanzialmente uguali (l’applicazione di questa legge è stata procastinata  nel 2009 e nel 2011 dal governo Berlusconi)

Legge 120 del 3 agosto 2007

Art 1 comma 4 lettera g: “progressivo alllineamento dei tempi di erogazione delle  prestazioni nell’ambito dell’attività istituzionale ai tempi medi di quelle rese in regime libera-professione, al fine di assicurare che il ricorso a quest’ultima sia conseguenza di libera scelta del cittadino e non di carenza nell’organizzazione dei servizi resi nell’ambito istituzionale.

In Italia il Parlamento ha fornito gli strumenti legislativi per far ben funzionare la sanità pubblica a tutela del art 32 della Costituzione.. 

I Direttori Generali, responsabili della gestione delle Ulss, devono essere fedeli alle leggi della  Repubblica e, con disciplina, farle applicare.

Dispiace constatare che“Cattiva politica, direttori affaristi e incapaci” (come scrivevano tutte le orgazizzazioni sindacali dei medici ospedalieri in un manifesto del 2010 in difesa della sanità pubblica) negli anni abbiano permesso l’allontanando della Sanità Pubblica Italiana dagli standard che l’avevano portata ad essere considerata una tra le migliori al mondo. L’Euro Health Consumer Index (EHCT, commissione europea) colloca il nostro sistema sanitario al 15° posto tra i 31 paesi europei considerati (studio pubblicato il 29/9/2009)

Dice Daniela Minerva , giornalista esperta in sanità: “ Se la persona e la salute sono al centro del sistema, l’etica è al centro. Se invece comanda il denaro al centro ci sono i fatturati”.

Dopo più di 60 anni dalla promulgazione della Costituzione della Repubblica viviamo in una società indebolita perché svuotata  propriop delle ideologie che fecero da crogiolo per i grandi principi  costituzionali. Se, per interessi corporativi, il diritto alla salute viene sminuito oggi discriminando l’accesso alle prestazioni (prima e meglio in regime privato) la salute stessa verrà sempre più assimilata ad una merce e la cura della salute verrà progressivamente affidata alle disponibilità economiche dei singoli cittadini nel libero gioco del mercato.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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