Si stringe il cerchio intorno a Gianni Zonin ex presidente della BPVi: la procura di Vicenza sta per chiedere provvedimenti
Giovedi 30 Marzo 2017 alle 16:07 | 0 commenti
Dopo l'almeno apparente mare piatto qualcosa sta avvenendo intorno alla barca di Gianni Zonin, membro del Cda della BPVi per 16 anni, quando ne era un po' diverso il nome così come diverso era il mondo, anche quello degli "uomini di banca" intorno a lui, poi divenuto presidente per circa venti anni della Banca Popolare di Vicenza fino alla sue dimissioni arrivate il 23 novembre 2015, pur se con qualche apparente tentennamento, dopo l'avviso di garanzia recapitatogli dalla Procura di Vicenza per i primi reati supposti, aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, nel flop della ora ormai ex Popolare vicentina fino ad allora (ma anche dopo) idolatrata anche sui media locali che nelle pagine di informazioni pubblicavano foto come quella in copertina, che sapevano molto di poster pubblicitari. Il 22 e 24 marzo è stato, quindi, interrogato a lungo l'accorto imprenditore privato diventato nel frattempo re del vino in tutto il mondo, ma in balia, al vertice della Popolare, così ha sostenuto di fronte ai pm Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi, di Samuele Sorato ed Emanuele Giustini, i dirigenti reprobi che lui ha scelto e che hanno ingannato lui e, di conseguenza, decine di migliaia di risparmiatori.
Dopo i fasti e i sogni di grandeza, costati alla fine miliardi ai risparmiatori e ancora di più peseranno su tutto il territorio, dopo le dimissioni, dopo le lunghe indagini e dopo gli interrogatori non si può tornare con la mente ai frequenti dubbi, anche nostri, sulla "lentezza" del procuratore capo Antonino Cappelleri, ma non si può neanche dire che finora il capo della procura vicentina abbia finora disatteso al suo impegno fondamentale visto che, per indagini così complese, ci aveva esplicitamente dichiarato nell'intervista video concessaci il 9 maggio 2016 che entro un anno da allora, ci siamo quasi, i suoi uffici avrebbero prodotto al Gip le proprie richieste di rinvio a giudizio.
Ora gli interrogatori del presidente, a sua insaputa?, della BPVi ci sono stati ma, forti dei presunti ritardi precedenti nel trarre conclusioni, un gruppo di cittadini ci aveva trasmesso giorni fa una bozza di nuovo esposto per chiedere l'avocazione delle indagini da parte della Procura generale di Venezia.
Abbiamo allora preso, e chiesto, tempo per verificare alcune voci, che oggi siamo in grado e abbiamo il dovere di riferirvi visto che non saremo certo fra i privilegiati dai soffi anticipativi di informazioni da Borgo Berga, quando le voci diventeranno fatti, e visto che, se le abbiamo sentite e verificate noi quelle voci, poveri mortali cronisti, come volete che non le conoscano i destinatari di eventuali danni e/o vantaggi?
Eccole allora ed ecco spiegato, a loro conferma, anche il ritardo dell'esposto.
Qualche giorno fa erano girati i primi rumors su un componente dell'ufficio del Gip che sarebbe andatao in, lunghe, ferie nonostante le frequenti lamentele di scarsità di risorse umane per seguire le "grabdi indagini" (scusateci dell'omissione delle qualifiche e dei nomi, a noi noti, e dell'uso ripetuto del condizionale ma non vorremmo essere di nuovo vittime di accuse per le verità scritte, come nel caso della Fondazione Roi).
Quelle stesse voci ne traevano come conseguenza ulteriori favoritismi verso certi indagati di peso e in quanto a peso Gianni Zonin di certo non sarebbe secondo a molti.
A noi, invece, dopo le nostre verifiche, risulterebbe (condizionale d'obbligo, ma non di grosso dubbio) che il vacanziere o la vacanziera, che noi sappiamo, e non da soli, chi è, sarebbe sì in ferie, ma solo apparentemente, perchè invece, contro ogni italica abitudine, starebbe lavorando alacramente per i suoi uffici.
A cosa?
Ai provvedimenti cautelari e/o alle disposizioni di sequestro e/o alle misure revocatorie di donazioni di beni dell'ex presidente della BPVi, che nel frattempo se ne sarà tornato negli Usa con uno o più passaporti noi non lo sappiamo, in attesa delle relative richieste che starebbero arrivando dall'ufficio dei pm.
Servirà del tempo per trasformare i condizionali in indicativi ma ancora di più potrebbe servirne per valutare se quello che si starebbe (condizionale d'obbligo....) chiudendo intorno a Zonin (& c.) sarà un cerchio virtuale e reale, se tra i reati per cui Cappelleri e i suoi pm chiederebbero il rinvio a giudizio non rientrassero quelli con condanne maggiori dei sei anni massimi previsti per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza.
Sei anni di condanna massima portano a un tempo di prescrizione di sette anni e mezzo e dopo due anni già trascorsi pensare che si possa arrivare a sentenza definitiva, di assoluzione o condanna, nei prossimi 5 ci parrebbe azzardato se non impossibile.
Diverso sarebbe, almeno probabilisticamente e mettendo in conto i tempi lunghi di un processo con vari accusati e moltissimi fatti e testimoni da verificare, se tra i reati che verranno sottoposti al Gip ci saranno, come ipotizzato da Antonino Cappelleri in quell'intervista del 9 maggio 2016, anche quelli di "estorsione e false scritture contabili" etc. con pene massime ben superiori e, di consegeunza, tempi di prescrizione più lunghi.
L'esposto di avocazione delle indagini, se vi può interessare saperlo a conferma o meno della validità delle voci da noi raccolte e verificate, parrebbe ora non più presentato...
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