La piattaforma della discordia
Sabato 23 Febbraio 2013 alle 09:10 | 2 commenti
La vertenza che sta mettendo in contrapposizione Aim Bonifiche e Cgil Venezia, ha i semplici tratti della querelle sindacale o ci sono ulteriori retroscena da approfondire? Le richieste che avanzano i lavoratori sono completamente fuori scala rispetto alle necessità aziendali o ci sono margini di manovra? E soprattutto il gruppo Aim sta affrontando la vicenda come si comporterebbe qualsiasi impresa o il suo status di soggetto pubblico domanda una attenzione particolare?
Sono questi i quesiti che aleggiano sull'intera partita in corso tra il capoluogo berico e la laguna. A Marghera ci sono sei dipendenti di Aim bonifiche, di cui uno non è lontano dalla pensione, a dover fare i conti con una realtà industriale in declino e che, dopo gli scandali degli anni passati e della amministrazione dei primi anni Duemila, vede all'orizzonte una dissolvenza in grigio. «A farne le spese sono i lavoratori», a rischio licenziamento, a tre dei quali Aim chiede di fare un passo indietro accettando, per salvaguardare i livelli occupazionali, quello che in gergo tecnico si chiama demansionamento: ovvero qualifica diversa, da operaio specializzato in trattamenti di bonifica, a semplice operatore ecologico con dislocamento a Vicenza presso Aim Valore Ambiente.
Ad ogni modo in un primo momento gli operai accettano la proposta di distacco a Vicenza. Aim, dopo una lunga serie di trattative, redige la comunicazione ufficiale il 9 gennaio 2013. «Ma quando ci accorgiamo - spiega Davide Camuccio, responsabile organizzativo per Cgil-Filctem nel Veneziano - che le condizioni di lavoro sono inaccettabili si decide di fare un passo indietro rifiutando il distacco, il che è previsto dalla legge».
Più nel dettaglio i tre lavoratori che effettivamente devono recarsi ogni mattina a Vicenza per una giornata di lavoro che comincia alle sei e finisce alle 12 «senza nemmeno la pausa pranzo» lamentano l'impossibilità di usare mezzi pubblici e la decurtazione «de facto» di circa 350 euro al mese di un già basso salario a causa della trasferta di 120 kilometri al giorno tra andata e ritorno. Con l'aiuto del sindacato quindi chiedono di potere usare la vecchia Panda in dotazione allo stabilimento con carburante a carico dell'azienda. Chiedono poi che le sei giornate lavorative di sei ore ciascuna diventino cinque per lo stesso totale settimanale di ore «perché alzarsi ogni mattina tra le tre e mezzo e le quattro ti spacca». Ma è a questo punto che pochi giorni fa «arriva il niet di Paolo Colla, presidente di Aim» che secondo la Cgil mette i lavoratori di fronte ad un bivio: «O accettate o vi licenzio». Per la Filctem è un ricatto tanto che i gli stessi lavoratori iniziano a scioperare, il tutto culminato col sit in di ieri.
Più in generale però la questione presenta un altro aspetto. L'area di Marghera, che in passato ospitò illecitamente centinaia di tonnellate di rifiuti pericolosi, ha pur sempre un elevato valore, almeno potenzialmente, in ragione dell'ampia banchina che le permette un facile accesso al prospiciente canale navigabile che porta sino al mare. «Per una grande azienda come Aim - spiega Camuccio - per di più in mano ad un ente pubblico come il comune di Vicenza, con tutto il dovere etico che ne dovrebbe derivare, non dovrebbe essere un problema venire incontro ad alcune piccolissime richieste di pochi lavoratori. Non vorremmo mai e non vogliamo nemmeno credere - aggiunge il sindacalista - che dietro l'intransigenza del management di Aim, vi sia la volontà di lasciare l'area senza lavoratori, magari in vista di una speculazione edilizia legata al futuro urbanistico del comparto. Nessuno nega - sottolinea Camuccio - che Aim cerchi di valorizzare l'area e di conseguenza il patrimonio di Aim bonifiche, ma non si capisce perché la cosa vada fatta sulle spalle di pochi lavoratori la cui posizione può essere salvaguardata davvero con poco. Si tratta di persone - chiude l'esponente di Filctem che hanno lavorato per anni con serietà senza mai pretendere alcunché e dal 1996 hanno anche rinunciato ai benefici deglia ccordi di secondo livello. È offensivo poi ed è una buffonata sostenere, come dice Colla, che non si possa dare ai lavoratori di Marghera l'uso di una vecchia utilitaria da usare come navetta, perché si creerebbero sperequazioni con gli altri lavoratori di Vicenza. I quali sono dalla nostra parte per di più e hanno ben accolto i tre colleghi svantaggiati di Marghera. Cercare di dividere i lavoratori è una strada che non funzionerà ».
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