La Moretti è di sinistra?
Giovedi 19 Febbraio 2015 alle 23:07 | 0 commenti
Mi hanno detto, tanto tempo fa, che l'avvocato Alessandra Moretti fin dalla più tenera infanzia era considerata la "comunista" e che il suo partito era dichiaratamente di sinistra. A sentire nel programma televisivo di TVA la neocandidata all'ennesima carica in Regione Veneto, dopo aver trascorso pochissimo tempo in altre istituzioni e senza aver fatto pressoché nulla, la sua futura ipostasi politica ci fa aumentare di molto i dubbi che già avevamo quando faceva la portavoce dell'On. Bersani, poi abbandonato; chissà se ne soffre o ne gioisce.
Vuole un'autonomia per il Veneto come quella dell'Alto Adige, ma forse non sa che quella è garantita da una legge costituzionale e in sede ONU dalla Repubblica Federale dell'Austria, costituita da nove stati e non da regioni. Che voglia far garantire i Veneti dagli austriaci? E' vero che l'Austria era ed è un paese ordinato, ma il Risorgimento? Forse la pensa come Marx, che detestava il Risorgimento italiano.
Vuole installare telecamere in ogni dove, forse ha letto 1984 di Gorge Orwell e così vorrebbe controllare tutto. Vuole provvedimenti per i profughi ma non inquadra il problema in una visione nazionale e internazionale; sfida Zaia, ma solo con l'accentuare a parole quello che è il suo programma.
Ma ci crede? Ma tutto questo è di sinistra?
A me raccontavano, un tempo, che la sinistra voleva l'eguaglianza, la libera circolazione, ai confini solo rosse bandiere, la libertà in ogni circostanza, basta con la contrapposizione tra cittadini, pardon compagni. Lo Stato che provvede con la solidarietà a tutti i bisogni, anche quelli dei Sinti e dei Rom. A leggere il programma del Manifesto del Partito Comunista, o almeno quello del Partito Democratico, lo ricorda la Moretti?, non vi è certo traccia di quanto lei propone. Ma... forse la teoria leniniana è operante, ossia quella di tentare di vincere, utilizzando le parole dell'avversario e cercando di servirsi dei soliti utili... Una tattica più che una strategia, perché la candidata non esprime una linea politica, ma, a seconda delle circostanze, annuncia ora questo ora quello con estetica verbale, ossia con una forma accomodata (non alza più la voce, avete notato?), ma senza sostanza.
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