La minaccia di Gheddafi: Un'altra Tiananmen
Mercoledi 23 Febbraio 2011 alle 01:06 | 0 commenti
Rassegna.it - Il dittatore in Tv contro i manifestanti: "Ripuliremo la Libia casa per casa". Smentisce l'ipotesi di fuga: "Morirò qui come un martire". Attacchi a Usa, Italia e arabi. La strage continua, i morti sono più di mille. Casa Bianca: "Violenza spaventosa".
Le proteste dei manifestanti avranno una risposta "simile a Tiananmen". Nel lungo discorso alla Tv di Stato, il colonnello Muammar Gheddafi minaccia tutti gli uomini e le donne in piazza per ottenere la democrazia in Libia. Lo fa evocando la terribile strage di manifestanti compiuta dal regime cinese nel 1989. Nonostante i mille morti segnalati finora, sostiene che "non è stato fatto uso della forza". Adesso invece "ho dato ordine alla polizia e all'esercito di annientare i ribelli - aggiunge - verrà bonificato casa per casa". Il rais, apparso furioso e alterato, assicura che non lascerà "fino alla morte" e attacca duramente Usa, Italia e gli Stati arabi che "hanno tradito".
"Sono il leader della rivoluzione, non un presidente che si dimette". Così esordisce Gheddafi, aggiungendo: "Morirò qui come un martire". I manifestanti sono "ratti pagati dai servizi segreti stranieri", riprende, definendoli "una vergogna per le loro famiglie e le loro tribù".
Il discorso a ruota libera quindi prosegue: "Tutto il mondo ci guarda con rispetto e con timore grazie a me, compresa l'Italia". E ancora: "Ci siamo fatti rispettare da tutti, quando sono andato in Italia hanno salutato con rispetto il figlio di Omar Mukhtar". I servizi segreti stranieri "complottano contro di noi" e i media arabi danno "una falsa immagine del nostro paese".
Un misto di violenza e minacce, quello di Gheddafi, che coinvolge anche Italia e Stati Uniti: "Hanno dato razzi Rpg ai ragazzi di Bengasi", sostiene il dittatore. Quindi l'appello al popolo libico: "Uscite dalle vostre case: bambini, donne, uomini. Dobbiamo rendere le nostre strade sicure. Cacciate coloro che provocano la rivolta". Le manifestazioni sono "atti di terrorismo modello Zarkawi, come gli attentati di Al Qaida".
E nelle strade la strage continua. Sarebbero oltre mille i manifestanti uccisi nel corso delle proteste contro Gheddafi. E' quanto riferisce l'emittente satellitare al-Arabiya, citando fonti dell'opposizione.
Proprio mentre il dittatore parlava, aerei da guerra hanno bombardato diverse zone di Tripoli. La notizia la dà Al Jazira, citando una testimonianza secondo la quale i bombardamenti stanno causando "molti morti". In particolare nel quartiere di Tayura, nella parte est della capitale, sarebbero visibili cadaveri per le strade. La televisione rende noto inoltre che in altre zone della città si sono visti mercenari scendere dagli elicotteri.
Dalla Casa Bianca arriva una nuova, dura condanna. La presidenza americana sottolinea "la spaventosa violenza" contro i manifestanti anti-regime. Assicurato che sta lavorando con la comunità internazionale per parlare con una sola voce sulla situazione libica. Il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, invita la Libia "a rispettare i diritti del suo popolo".
Un migliaio di manifestanti si sono radunati oggi a Downing Street per chiedere la fine del regime libico. "No a Gheddafi", hanno gridato i manifestanti, molti dei quali partiti stamattina da Manchester, dove c'è una vasta comunità di espatriati libici.
In Italia la vice presidente del Senato, Emma Bonino, ha chiesto di sospendere il Trattato di amicizia con la Libia. Queste le sue parole: "Non si capisce come possa rimanere in vigore il Trattato di amicizia italo-libico del 2008. Ritengo doveroso che l'Italia sospenda immediatamente ed unilateralmente il Trattato che, tra l'altro - spiega -, sancendo il principio di non interferenza negli affari interni della controparte, lega le mani all'Italia nel prestare soccorso alla popolazione civile e nel contribuire alle azioni concertate a livello europeo ed internazionale per favorire l'avvio di un processo di transizione verso lo stato di diritto e la democrazia'.
"Deve essere forte e decisa la nostra voce nel denunciare il comportamento indecente che il governo italiano ha tenuto fin dalle prime ore". E' l'opinione del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, espressa al direttivo del sindacato.
Camusso ha puntato il dito contro la posizione espressa in queste ore dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, che "continua a dire una cosa che non va bene: non si può dire, cioè, che ci sia equidistanza rispetto al fatto che lì possa esplodere una guerra civile. Perché non ci troviamo in presenza di un conflitto interno alla popolazione, in Libia si bombardano le masse nelle piazze e si usano le armi contro la folla".
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