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«La mafia delle cave» tra denaro, potere e alluvioni: VicenzaPiù 203

Di Marco Milioni Sabato 11 Dicembre 2010 alle 10:43 | 0 commenti

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Mentre Regione e Province chiedono soldi per la bonifica idraulica, la politica è restia a mettere il dito sui tabù veneti: la mala gestione del comparto minerario

«Conosciamo bene quali sono i problemi alla base del dissesto idrogeologico del Veneto. Sappiamo che questo è fra le cause principali rispetto agli effetti dell'alluvione dei primi di novembre. Sappiamo altrettanto bene che tale dissesto è anche figlio di una mancanza di regole pressoché totale nel comparto delle cave visto che il loro sfruttamento eccessivo è stato alla base del boom edilizio degli ultimi trentacinque anni.

"Ma qualsiasi politico che pensasse solo un giorno a rimettere ordine nel settore avrebbe la carriera finita. Le segreterie di tutti i partiti, a destra come a sinistra, lo sanno e per questo stanno in silenzio, perché dare un rigido inquadramento al settore estrattivo significa dare una pettinata non di poco conto anche al settore immobiliare e a ciò che ci sta dietro». A parlare è un membro di primo piano in seno alla maggioranza del consiglio regionale del Veneto, il quale chiede il più stretto anonimato. Si tratta di una persona che ha accettato di parlare fugacemente con chi scrive e che durante una breve conversazione ha spiegato che «sarà molto difficile avere da Roma stanziamenti importanti per l'alluvione perché i conti dello Stato versano in grande difficoltà, mentre la politica regionale ha scarsa presa sui palazzi romani». In realtà non si tratta di rivelazioni in sé e per sé scioccanti, non perché la situazione descritta non sia grave, ma perché in realtà agli addetti ai lavori la cosa è nei fatti arcinota. Chi si occupa in profondità di politica regionale e locale sa che le cave sono un nodo scoperto. Che però un membro influente della maggioranza di centrodestra esca parzialmente allo scoperto è segno che la situazione sia al colmo.

Il caso Treviso
E un riscontro indiretto di quanto le cave siano un settore off-limits per stampa, politica ed opinione pubblica lo dimostra quanto è accaduto il 19 novembre durante una importantissima seduta della commissione cave del consiglio provinciale della Marca. In quella sede sono stati resi noti i risultati di uno studio condotto dall'amministrazione su 13 cave site in alcuni comuni trevigiani fra i quali Paese e Ponzano Veneto. Ne è uscito fuori un dato che non lascia scampo ad interpretazioni di comodo. Nel solo biennio 2007-2009 nei soli siti presi in esame, sono stati estratti illecitamente 358.000 metri cubi di materiale. La notizia è stata riportata con dovizia di particolari dal sito www.paeseambiente.org ma sui grandi mass media regionali, con l'eccezione di un bel servizio sul Gazzettino, l'accaduto ha avuto un'eco di fatto inesistente. «I cavatori - spiega Andrea Zanoni, il presidente dell'associazione Paeseambiente - sono una lobby potentissima. Fatte le debite proporzioni la loro importanza sta al Veneto come quella dei petrolieri sta agli Usa. Quanto l'amministrazione provinciale è stata costretta a rivelare dopo un pressing incessante da parte nostra, sta scritto nelle cose».
E Zanoni poi compie un affondo: «La legge regionale è un invito alla illegalità. Se la camera di commercio fissa indicativamente in sei euro il prezzo di vendita di un metro cubo di ghiaia, la multa per un metro cubo estratto illecitamente è pari a soli due euro. La cosa è ancor più agghiacciante se si pensa che le imprese estrattive rivendono ai costruttori ad un prezzo di 10-13 euro al metro cubo, mentre al dettaglio si arriva a prezzi che sfiorano i 20 euro. Se a questo si aggiunge che i cavatori pagano ai comuni un contributo di estrazione pari 0,75 euro il metro cubo si capisce l'assurdità del sistema a vantaggio degli imprenditori e a detrimento della collettività».
Il presidente poi si ponte una domanda: «Vorremmo sapere se il materiale estratto è stato messo a bilancio o si è perso nella contabilità parallela. Ricordo che 358.000 metri cubi di ghiaia sono pari a 18.000 camion. Che si muovono con un impatto durissimo sul traffico, sul manto stradale e sulla qualità dell'aria. Ma chi governa la regione? Da più di un quindicennio il timone è in mano al centrodestra e nel centrodestra la Lega ha responsabilità politiche di primissimo piano. Vorrei sapere se in questi anni qualche cavatore, pur lecitamente, abbia pagato la campagna elettorale di qualche politico».

La situazione a Vicenza
Se Treviso è al primo posto come materiale estratto, la provincia berica segue di stretta misura la Marca al secondo, anche se il numero di cave presenti sul territorio, con conseguente danno sul piano paesaggistico, risulta comunque il più alto nel Veneto. Treviso e Vicenza così da sole fanno il grosso della produzione regionale. E nel Vicentino le cose non vanno molto meglio. Sebbene non ci siano associazioni così battagliere come quelle di Paese e Ponzano i dati in mano all'amministrazione sono eloquenti. Durante le attività di controllo portate avanti dalla polizia mineraria della provincia e dal Corpo Forestale dello Stato sono stati eseguiti controlli su cento cave. Risultato: in una su due sono state riscontrate irregolarità varie, anche penalmente rilevanti.

Il paradosso
La situazione non è nuova tanto che Carlo Rizzotto, ex coordinatore provinciale dell'IdV vicentina precisa: «In passato ho denunciato politicamente questo stato di cose ma la politica locale se n'è infischiata. Purtroppo Vicenza e il Veneto scontano una situazione vergognosa. La legge sulle cave è la stessa dal 1985 ed è una legge che fa schifo. Che fa gli interessi degli imprenditori e delle conventicole che li spalleggiano. Se le cave fossero state gestite da spa a controllo pubblico oggi i bilanci regionali traboccherebbero di quattrini, ma si è mantenuto lo status quo per avvantaggiare gli amici degli amici. Questa è una vera cappa mafiosa». Ma Rizzotto, che non è certo un ecologista visto che di mestiere fa il consulente industriale con un passato da dirigente, costruisce un ulteriore ragionamento: «Le cave hanno un impatto ambientale altissimo. Come ce lo hanno le costruzioni in genere. I dati sulla cementificazione del Vicentino sono noti. La cosa vomitevole però è che a monte di questo processo gli imprenditori sino lasciati nell'ovatta». Poi un'altro j'accuse: «Da una parte i contributi dovuti agli enti pubblici dai cavatori sono ridicoli. Le multe sono ridicole. A valle però succede la stessa cosa visto che gli oneri di urbanizzazione e costruzione fatti pagare alle immobiliari sono indecentemente bassi. Io credo che in questo modo dagli anni Ottanta ad oggi gli enti pubblici veneti, regione in primis, abbiano lasciato ai privati sì e no un centinaio di miliardi di euro. Sono una montagna di soldi che nel tempo si sarebbero dovuti spendere per la risistemare i danni idrogeologici causati da una urbanizzazione selvaggia, che comunque sarebbe stato bene evitare».
Ma Rizzotto va oltre e spiega che «c'è una logica malavitosa che pervade tutta la filiera. Se un tempo le mafie si limitavano, si fa per dire, a riciclare i loro soldi grazie alle imprese, magari quelle orafe, ora le mafie stanno entrando nel territorio. La crisi non fa che facilitare questa penetrazione. Mi preoccupa lo smaltimento illecito dei rifiuti, ma ho sentore di una infiltrazione che è in essere anche col movimento terra e col mondo dei subappalti e delle subforniture. Purtroppo la politica locale nella migliore delle ipotesi è senza anticorpi. Nella peggiore è omertosa o connivente. E l'imprenditorìa si muove sullo stesso binario. Si badi bene che dico cose che sanno in molti ma che nessuno, o pochi, hanno voglia, più che coraggio, di dire. Ora la regione fa le lacrime di coccodrillo e piange a Roma. Primo a Roma governa chi governa a Venezia, quindi il pianto è farsesco e ipocrita. Ma se veramente si vogliono soldi si cominci con una patrimoniale su costruttori e cavatori. Si aumentino gli oneri. Si decuplichino i diritti di concessione e si stabilisca che se un cavatore sgarra oltre ad una multa enorme gli si revoca la concessione mineraria. Ci vuole la stessa durezza che un certo centrodestra chiede con gli extracomunitari. Perché se si arriva a chiedere la pena capitale per chi ruba un televisore ad un alluvionato allora che cosa si dovrebbe fare a chi devasta il territorio? Ricordo che nel Vicentino l'alluvione ha fatto due vittime. Vorrei chiedere al presidente della provincia di Treviso, il leghista Leo Muraro, che cosa pensi al riguardo. Il quale, buttandola sull'ironia, col cognome che ha non può che stare con certi ambienti, anche se come ultima ruota del carro».

Il riscontro
In realtà la magistratura in passato si è mossa tra poche certezze e mille punti interrogativi. A Treviso l'inchiesta "Ginevra" con un gruppetto di imputati eccellenti (l'accusa è di corruzione) è finito miseramente nel gorgo della prescrizione dopo che la procura della repubblica, dal 2002, ha impiegato sette anni per ottenere una sentenza di primo grado. In provincia di Vicenza per le mazzette nell'ambito dell'affaire "Canalia" ci sono una dozzina di cave sotto indagine penale da parte della procura bassanese che ha avviato gli accertamenti nella primavera del 2009.
Ovviamente il riscontro fattivo sulla penetrazione della malavita, che è tutt'altra cosa, spetta alle forze dell'ordine e alla magistratura. Ma la prova del nove per capire se gli ultimi trent'anni a Vicenza come nel Veneto, siano stati trent'anni di buona o cattiva politica del territorio, la fornisce il professor Luigi D'Alpaos (nella foto). Quest'ultimo è docente di idrodinamica all'università di Padova, è uno dei più apprezzati specialisti del settore in Italia tanto che il giorno 17 novembre la commissione ecologia del consiglio regionale lo ha ascoltato in religioso silenzio sulle cause profonde della alluvione.
E D'Alpaos senza mezzi termini ha spiegato che: «L'alluvione e i danni causati dall'esondazione del Bacchiglione e degli altri fiumi veneti all'inizio di novembre erano prevedibili e l'allarme si poteva dare con anticipo... I problemi sono noti. A partire dall'insufficiente portata idraulica di tutti i grandi fiumi veneti, dalla precarietà della rete idrica minore dei canali e degli scoli, dall'urbanizzazione massiccia e incontrollata del territorio...». Il problema è che oltre ad ascoltare in silenzio la commissione è rimasta tutt'ora in silenzio. Almeno sulle questioni dirimenti. E altrettanto ha fatto la politica regionale.

Marco Milioni

cfr
http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=127987&sez=NORDEST
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2010/3-giugno-2010/cave-mazzette-scandalo-prescritto-1703131756513.shtml
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2010/8-febbraio-2010/ambiente-sotto-inchiesta-12-cave-1602425262325.shtml 

 

 

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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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