La disoccupazione aumenta? La soluzione per "lorsignori" è poter licenziare
Giovedi 5 Gennaio 2012 alle 13:38 | 0 commenti

Giorgio Langella, Segretario Provinciale PdCI FdS Vicenza - La disoccupazione aumenta? La soluzione per "lorsignori" è poter licenziare chi, come, quanto e quando vogliono.
L'Istat ha diffuso i primi dati (provvisori di novembre
2011) sul lavoro in Italia. Il tasso di disoccupazione dei giovani compresi tra i 15 e i 24 anni è salito al 30,1% (+0,9% rispetto a ottobre e +1,8% rispetto all'anno precedente). E' il tasso più alto da sempre. Anche il tasso di disoccupazione generale è salito. Ormai raggiunge l'8,6% (+0,1% li rispetto a ottobre e +0,4% rispetto all'anno precedente).
Questi dati confermano la sofferenza nella quale si trovano i lavoratori e il mondo del lavoro. Un lavoro che manca e che, quando c'è, viene portato all'estero. Alla disoccupazione crescente si unisce un sempre maggiore ricorso alla mobilità .
Ma, invece di trovare soluzioni a quello che è un vero e proprio declino produttivo del nostro paese, invece di elaborare un "piano per il lavoro" serio che consenta a giovani e meno giovani di trovare lavoro e sperare nel futuro (e, forse, basterebbe prendere spunto da quello proposto nel lontano 1950 dalla CGIL di Di Vittorio), l'attenzione del governo e delle forze politiche presenti in parlamento si concentra nella tanto esaltata riforma del mercato del lavoro. Una "riforma" che dovrebbe permettere, in pratica, licenziamenti più facili. Si sostiene che l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (che impedisce i licenziamenti senza giusta causa) è una cosa del passato e che deve essere "superato" da "qualcosa di più moderno".
Si invoca una maggiore facilità di licenziare e il "diritto" del "datore di lavoro" di non reintegrare chi è stato licenziato ingiustamente in cambio di qualche mensilità . In pratica il diritto al lavoro viene comprato con pochi soldi.
Si afferma da più parti che licenziando di più e senza tante regole, il lavoro aumenterà . Ma con quale bizzarra teoria si può sostenere ciò?
In tutti questi anni i diritti dei lavoratori sono diminuiti, è stata tolta la scala mobile (e allora si affermava che, in conseguenza a ciò, ci sarebbe stato un rilancio industriale e produttivo), la ricerca e l'innovazione sono state umiliate da politiche miopi. Il risultato è nei dati forniti dall'ISTAT e in quello che si vede (basta guardare) dappertutto: fabbriche chiuse, capannoni vuoti, licenziamenti collettivi e individuali, mobilità crescente, salari sempre meno dignitosi. Un disastro completo che, sembra, non abbia insegnato nulla a lorsignori, ma che dimostra il fallimento di un modello che privilegia il profitto di pochi rispetto al benessere di tutti.
Oggi, gli stessi che ci hanno "regalato" la crisi, affermano che la responsabilità di tutto sta nelle regole fissate dallo Statuto dei lavoratori. Di fronte a tutto questo ribellarsi (e lottare) non solo è un diritto, diventa un dovere.
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