La crisi di BPVi e Veneto Banca, domande e risposte II parte: così Banca d'Italia spiega le scelte fatte e la liquidazione coatta
Venerdi 14 Luglio 2017 alle 09:08 | 0 commenti
Dopo la parte I, proseguiamo la sintesi delle "Domande e risposte" sulla crisi di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca pubblicate il 12 luglio da Banca d'Italia.
La liquidazione coatta amministrativa e la cessione a Intesa Sanpaolo
Come è stata selezionata la banca acquirente?
Per selezionare la banca acquirente è stata avviata una procedura competitiva (aperta, concorrenziale, non discriminatoria), con l'ausilio di un consulente indipendente scelto dopo una gara. E' stata predisposta una "data room" con i dati analitici delle due banche, che ha permesso agli intermediari potenzialmente interessati di valutare l'opportunità di un eventuale investimento. L'accesso alla data room è stato chiesto da cinque gruppi bancari e da un gruppo assicurativo.
Al termine del periodo concesso sono state avanzate due offerte vincolanti: quella di Intesa Sanpaolo, poi vincente, e una di Unicredit (limitata a una piccola parte del complesso da vendere).
Anche alcuni fondi d'investimento stranieri avevano manifestato interesse per immettere capitale privato nelle due banche venete. L'ipotesi è stata scartata, sia perché gli importi non erano in grado di coprire interamente le perdite da coprire, sia perché si trattava di strumenti finanziari diversi dalle azioni, non utilizzabili per coprire le perdite probabili nel prossimo futuro; a ciò si aggiungeva l'elevata remunerazione richiesta dai fondi, che avrebbe ridotto significativamente la redditività delle due banche.
Per quale motivo si è proceduto alla cessione in blocco pressoché totalitaria?
La cessione prevede il passaggio a Intesa Sanpaolo della gran parte delle attività e passività delle due banche. Il vantaggio è che consente di preservare la continuità dei rapporti economici esistenti (ad esempio con i correntisti e con il personale) e il valore delle aziende.
L'alternativa sarebbe stata lo smembramento delle due banche, ossia la vendita separata, anziché in blocco, di ciascun elemento dell'attivo (quella che Banca d'Italia chiama "liquidazione atomistica"). Tale opzione sarebbe stata svantaggiosa sia per i creditori (lo Stato, i clienti bancari e i risparmiatori, tra cui gli azionisti e i detentori di passività subordinate), sia per i debitori (ossia i soggetti finanziati dalle due banche, prevalentemente piccole e medie imprese e famiglie).
In cosa si sostanziano le liquidazioni?
Le attività e le passività non acquisite da Intesa Sanpaolo resteranno nelle due banche in liquidazione coatta amministrativa.
In particolare, in capo a Banca Popolare di Vicenza e a Veneto Banca rimarranno:
- i crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute);
- le azioni di responsabilità nei confronti degli ex vertici;
- le azioni, gli strumenti di capitale, le passività subordinate;
- le partecipazioni in BIM e Farbanca.
I commissari liquidatori dovranno liquidare questo attivo e rimborsare i creditori secondo l'ordine di priorità previsto dalla legge (in ordine: prededucibili, privilegiati secondo i diversi gradi, chirografari).
I commissari liquidatori sono:
- per Banca Popolare di Vicenza il prof. Giustino Di Cecco, il dott. Claudio Ferrario e il dott. Fabrizio Viola;
- per Veneto Banca l'avv. Alessandro Leproux, la prof.ssa Giuliana Scognamiglio e sempre il dott. Fabrizio Viola.
Che ruolo avrà la S.G.A. nella gestione della liquidazione?
I crediti deteriorati delle due banche e di alcune società da esse controllate saranno trasferiti alla
S.G.A. (Società per la Gestione di Attività S.p.A.), una società specializzata nell'attività di recupero crediti e interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Fino a quando la cessione a S.G.A. non sarà perfezionata, i crediti deteriorati saranno gestiti da Intesa Sanpaolo; a fronte dell'acquisto, al passivo di S.G.A. sorgerà un debito nei confronti delle banche in liquidazione coatta amministrativa.
Gli incassi, al netto dei costi, saranno retrocessi alle banche in liquidazione e potranno essere utilizzati per soddisfare i creditori, tra cui lo Stato, secondo l'ordine di priorità previsto dalla legge. Dall'esito dell'attività di realizzo dipenderà quindi l'entità complessiva del costo dell'intervento per lo Stato.
Banca d'Italia sottolinea che S.G.A. potrà gestire i crediti deteriorati in un'ottica di recupero "paziente", perseguendo l'obiettivo del miglior realizzo su un orizzonte temporale medio-lungo, e che ciò dovrebbe consentire di ottenere tassi di recupero in linea con quelli storici registrati in media dal sistema bancario, più alti di quelli conseguibili attraverso una cessione immediata sul mercato; naturalmente, per definizione, il recupero "paziente" comporta un allungamento dei tempi di incasso da parte dei creditori.
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Cosa succede alle banche (come BIM e Farbanca) confluite nella liquidazione?
BIM e Farbanca continuano a operare regolarmente, a prescindere dall'essere controllate da banche in liquidazione coatta amministrativa.
I liquidatori stanno proseguendo i contatti - già avviati dai precedenti organi aziendali delle due banche venete - con investitori interessati ad acquistare le due partecipate.
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