La (contro)riforma sul lavoro dei professori, Langella: intanto la votano poi si vedrà
Giovedi 21 Giugno 2012 alle 08:51 | 0 commenti
				
		
		Giorgio Langella, Segretario PdCI FdS Vicenza  -  L'industria è in una crisi spaventosa: in un anno ordinativi -12,3%, fatturato -4,1%. Il calo è registrato in ogni settore industriale. Il "mercato" della casa registra un calo di vendite del 19,6% (si stimano in 700.000 le case invendute). E, intanto, cosa fanno i "professori" al governo. Promettono, anzi minacciano, la (contro)riforma sul lavoro. La devono fare subito, dicono. Entro il mese per presentarla all'Europa. Intanto la votano così e dopo vedranno di "porre correttivi". 
Lo chiedono gli imprenditori di confindustria (Squinzi afferma che il  ddl sul lavoro è una boiata ma che va approvato così) che vogliono più  flessibilità in uscita e in entrata (licenziamenti più facili e  assunzioni più precarie). 
E, poi, danno i numeri sugli esodati. Dice  Elsa Fornero che sono 65.000, poi smentisce e "arriva" a 120.000. E si  scaglia contro l'INPS che pubblica altre cifre: 390.000. Una baraonda di  imprecisioni, pressapochismo, confusione. Tanto chi ci va di mezzo sono  i lavoratori, mica lorsignori.
I professori del governo ci fanno  sapere che tutto è in funzione della "crescita". Una parola ormai mitica  che nasconde il nulla di cui sono capaci. Una crescita che non esiste.  Lo si poteva capire anche prima di leggere i numeri del fallimento  industriale sopra riportati. Bastava andare per strada, nelle zone  industriali abbandonate, tra i cappannoni chiusi, tra i lavoratori in  presidio per salvare il posto di lavoro, tra quelli in cassa  integrazione, tra i licenziati. Il lavoro manca, portato all'estero,  "delocalizzato" là dove i nostri "bravi imprenditori"
possono  sfruttare meglio e guadagnare di più. Mancano gli investimenti nella  ricerca, nello sviluppo, nella conoscenza. Un paese, l'Italia compreso  anche il "ricco nord-est", allo sbando, senza prospettive. Un paese che  si fa comandare dal "mercato", dalla finanza, dalla speculazione.
Ci fanno credere che la crescita ci sarà, un giorno forse.
E ci chiedono sacrifici per compensare la loro incompetenza.
Quell'incompetenza mista a umorismo involontario e malinconico (specialmente per chi la crisi la sta pagando tutta) espresso dal sottosegretario Polillo che, sorridendo, chiede ai lavoratori di fare una settimana di ferie in meno.
E per fare cosa se non c'è lavoro?   
O  quella "competenza" in perfetta malafede di Pietro Ichino che sostiene  qualsiasi manovra del governo basta che colpisca i lavoratori. Ichino ha  scelto da che parte stare e ci sta seduto comodamente. A pagare sono i  lavoratori ridotti a numeri.
La situazione è drammatica e non è certo  con l'incompetenza degli uni e la malafede degli altri che si possono  risolvere i problemi di tutti. 
E' necessario, per il bene del paese,  che Monti, Fornero e ministri vari tornino a casa. Licenziamoli prima  che sia troppo tardi e riprendiamoci in mano il nostro futuro.
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