Opinioni | Categorie: Animali

La caccia e la pesca sono sinonimi

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 28 Maggio 2010 alle 19:53 | 1 commenti

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di Lucio Panozzo

Innanzitutto va detto che caccia e pesca sono sinonimi. E' vero che per caccia s'intende quella terrestre e per pesca quella acquatica, ma è una distinzione che abbiamo dato noi umani, perché sempre caccia è. Credo che la mancata unificazione dei termini abbia prodotto il peggior malinteso del secolo. Infatti gli anticaccia si stracciano le vesti davanti ad una doppietta che fa strage di allodole, ma di fronte alla canna con un amo attaccato non fanno una grinza. E dire che probabilmente la pesca all'amo è più crudele della caccia con la doppietta, perché quest'ultima è più risolutiva, come dire un colpo e via, a parte i ferimenti, ma la pesca è una tortura raffinata. Prima ti infilzo con l'amo e ti squarcio il palato, poi ti faccio morire lentamente privandoti dell'acqua che per il pesce è come per noi l'aria.

Ma per quanto riguarda i pescatori c'è di più, un'altra raffinatezza che si fa passare per comportamento civile nei confronti dei pescatori tradizionali ed è quella praticata dai pescatori "buoni". Costoro prendono i pesci all'amo, poi li pesano, li fotografano, li liberano dal terribile gancio e ... li ributtano in acqua. A volte ho provato a chiedere a questi pescatori buoni se pensano veramente di differire da quelli cattivi, ed essi, serafici, rispondono candidamente che la loro non è crudeltà, perché dopo quindici giorni (dicesi quindici) i pesci tornano normali come prima, e lo squarcio del palato risana miracolosamente. Ma il dolore dove lo mettiamo? E il vulnus psicologico che attanaglierà i pesci per tutto il resto della loro vita, dove lo mettiamo? E se la ferita si infetta e il pesce fa una setticemia? Ci sono solo risposte vaghe.
Ma torniamo alla caccia in generale. Credo si tratti di una pratica che accomuna tutti gli esseri viventi come nessun'altra: gli animali cacciano gli animali e gli uomini, gli uomini cacciano gli animali (ma anche gli uomini, a sentire certi raccapriccianti racconti provenire dalle Americhe) e fanno anche le guerre, un delirio sconosciuto agli animali, tipico proprio degli "esseri intelligenti superiori".
Per quanto mi riguarda do ragione quasi in tutto agli anticaccia, mi tengo disponibile una fettina di possibilità per i casi di regolazione artificiale della popolazione animale in cui un intervento dell'uomo risulti risolutivo di situazioni pericolosamente squilibrate. Sono decisamente contro anche all'uso indiscriminato del piombo che da oltre cinque secoli seminiamo nei nostri territori portando i tassi di questo metallo a livelli insostenibili. Alla fine quel piombo lì ce lo ritroviamo nel piatto tutti quanti. Sono anche contrario al passaggio dei cacciatori sui terreni altrui. C'è un bel dire che basterebbe una semplice rete alta tre metri o un fossato largo altrettanto, ma è roba che può costare una buona fetta del raccolto di un anno, chi se lo può permettere?
La diatriba fra sostenitori e detrattori della caccia si basa su ciò che accade qui da noi, vale a dire che gli anticaccia giudicano una cattiva azione uccidere gli uccelli e i mammiferi, quando con una spesa molto minore ci si potrebbe procurare il cibo al supermercato (pollo di batteria). Ma qui casca l'asino, perché il cacciatore dice che al supermercato si compra cibo avvelenato, mentre quello che cacciano loro è cibo genuino (fino ad un certo punto, dico io, perché l'inquinamento di fondo è dappertutto). Ma se spostassimo la discussione in quei paesi dove ancora adesso la caccia è alla base del sostentamento degli umani, probabilmente gli anticaccia ci farebbero una gran brutta figura. E se gli anticaccia si occupassero finalmente anche della pesca, cosa potrebbero dire quei popoli che dalla pesca traggono sostentamento ed economia nazionale?
E' difficile arrivare ad una conclusione, e tutti i contendenti hanno le loro ragioni, compresi coloro che evitano le proteine animali per una questione di scelta filosofica o religiosa. Da rispettare fintantoché si nutrono di vegetali, cioè agiscono con coerenza, ma a me è capitato anche l'intelligente di turno che, alla mia domanda tesa a capire di che si nutriva, tranquillamente rispondeva che mangiava affettato e tonno in scatola. Ma c'è di peggio: coloro che accettano di cibarsi di animali d'allevamento, ma guai a parlargli di caccia. All'obiezione che il sangue è rosso comunque, e il dolore c'è in ogni caso, rispondono candidamente che gli animali che mangiano loro sono allevati apposta. Penso sia impossibile intenderci con costoro.
Poi ci sono i "100% animalisti", e questi proprio non li capisco. Sono quelli che liberano i visoni o simili, perché loro non sono d'accordo che si facciano pellicce. Si potrebbe anche concordare in linea teorica, la finalità è buona, ma se le leggi italiane permettono che ci siano gli allevamenti, non puoi intervenire con la violenza e rovinare per sempre un'impresa industriale solo perché non hai capito che ci sono altri sistemi di protesta, più civili e democratici. E lo stesso dicasi per quei tristi episodi in cui si fa violenza agli umani per evitare la vivisezione. Credo che anche in questi casi esista la possibilità di protesta democratica e non violenta. E' come quando in America gli antiabortisti (movimenti per la vita, movimenti cristiani) ammazzano i medici abortisti. E' un'aberrazione.
L'ultima chicca dei "100% animalisti" è stata quella di Montegalda, successa alcuni anni fa. La giunta comunale aveva deciso di far assistere al confezionamento degli insaccati da parte dei bambini delle elementari. Questa associazione si mise di mezzo e, anche se era previsto fin dall'inizio che la fase cruenta sarebbe stata evitata davanti ai piccoli, non ci fu modo di discutere, l'ebbero vinta loro, e la dimostrazione non si fece. Vorrei chiedere come si fa a spiegare a quei bambini cosa c'è dentro al panino, se non si può spiegar loro che prima di avere il salame, il maiale bisogna pur ammazzarlo.
Tornando un'ultima volta alla caccia, è senz'altro da condannare il comportamento che da anni tiene una certa parte politica per avere i voti dei cacciatori. Siamo arrivati a delle vere e proprie aberrazioni, alla resa totale dello stato nei confronti delle doppiette. Con la chicca che determinate associazioni naturalistiche il cui parere viene chiesto per legge da chi deve provvedere alla stesura dei regolamenti, sono in effetti formate da cacciatori.
Ed è meglio fermarci qui.

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Commenti

Inviato Martedi 1 Giugno 2010 alle 10:34

Signor Lucio Panozzo, spero mi possa perdonare se sarò particolarmente schietto, e spero lei si renda conto di quanta demagogia e stereotipismo vi è in questo articolo.
Lei propone esempi di palese incoerenza e ne fa titolo di un movimento inesistente, in quanto anticaccia è solamente un opionione che può essere concordata da persone con ideologie totalmente diverse.
Chiaro è che esistono, e ne conosco moltissime, persone che sono come le definesce lei, degli "anticaccia", e lo sono per ovvi principi etici, lo sono per coerenza con una linea di pensiero definitasi antispecista.
Chiaro è che esistono poi persone che si definiscono anticaccia, ma poi mangiano animali, chiaro è che esistono persone che si definiscono vegetariani, ma poi mangiano pesce, e così via.
Ma, a che pro parlare delle persone o masse di persone incoerenti per valutare un movimento "anti"? Lei in questo articolo giudica male un ideologia e movimento usando come critica la non applicazione dei principi di quest'ultimo, non le pare un controsenso?
Non è forse più sensato parlare di un movimento "anti" prendendo in esempio coloro che hanno coerenza in ciò che dicono, e le assicuro che sono la maggioranza, e rispondendo all'ideologia che sta alla base?

Quindi, premettendo che non ho mai sentito in un contesto animalista, nessuno che riconosce la caccia più o meno grave della pesca, ma ho sempre sentito tutto ciò sullo stesso piano, ricapitolando, coloro che, come me, sono per l'abolizione totale della caccia, lo sono poichè ciò è il seguito di un ideologia che aborra l'uccisione di esseri senzienti, senza se ne ma.
Dal mio punto di vista la caccia in un paese civilizzato e tencologicamente avanzato, è senza dubbio un attività riprorevole e senza senso, che viene fatta non di certo per sopravvivenza ma perlopiù per l'orgoglio personale del tornare a casa con un "trofeo".
Non è paragonabile con quanto avviene in natura per svariati motivi, ne cito solo due, uno è che l'uomo non si pone affatto in armi pari, ma a debita distanza e con un arma a cui vi è ben poca capacità di sfuggire, se non nel caso di incapacità del cacciatore. E due, l'uomo non è assolutamente presente in un contesto naturale, e il paragone è alquanto senza senso.. Troppo facile nascondersi dietro un "è una cosa naturale", quando fa comodo, quando sappiamo tutti che non tutto ciò che è comportamento "naturale" è già nelle nostre menti considerato socialmente accettabile.
Il paragone con i popoli che vivono di caccia, quindi indigeni non "civilizzati" (termine spiacevole, poichè non considero uno di loro meno civile di me, ma in questo caso lo utilizzo in termine d'avanzamento tecnologico e strutturale della società) anch'esso mi pare inappropriato, poichè prima di tutto loro lo usano per sopravvivere, in secondo luogo cacciano solamente quando vi è la necessità di cibo per scarseggiare delle risorse, ed in ultimo caso, costoro hanno ben poca possibilità, rinunciando alla carne di garantirsi un alimentazione sana e corretta.
Questo, è assolutamente un discorso che MAI vuol giustificare un discorso di "non cacciare ma compra la carne al supermercato", è un discorso che viene fatto a partire da ideologie antispeciste verso altre speciste, e che non vuol proprio che si uccidano animali, e questo include ovviamente il non acquistare carne, che per ovvi motivi ti rende indirettamente uccisore di altri animali, che soffrono allo stesso modo di tutti gli altri, umani e non.

Le rispondo anche a questo, cit: "Poi ci sono i "100% animalisti", e questi proprio non li capisco. Sono quelli che liberano i visoni o simili, perché loro non sono d'accordo che si facciano pellicce. Si potrebbe anche concordare in linea teorica, la finalità è buona, ma se le leggi italiane permettono che ci siano gli allevamenti, non puoi intervenire con la violenza e rovinare per sempre un'impresa industriale solo perché non hai capito che ci sono altri sistemi di protesta, più civili e democratici. "

Premettendo che non appartengo a 100%animalisti, e sono in disaccordo su parte dei loro modi, e premettendo che non ho mai letto di aziende danneggiate da loro per "rapimento" di visoni (ma se fosse successo, tanto di cappello), non potrei che schierarmi a favore di quest'azione. Chi libera i visoni (e di solito è l'Alf o movimenti simili), non li libera perchè non è daccordo che si facciano pellicce, ma li libera perchè sono i visoni a non essere daccordo ad essere squartati ed ammazzati per divenire un capo d'alta moda. Poichè queste persone, antispeciste appunto, vedono questi animali allo stesso modo di come vedrebbero un uomo laddentro. E penso che se lei vedesse un uomo chiuso in gabbia, pronto ad essere squartato vivo, se avesse un minimo di animo, penserebbe poco a come agire civilmente e democraticamente, o tantomeno penserebbe al bene dell'azienda, o se il suo atto di liberazione fosse o meno socialmente accettabile. Ovvio, lei non lo pensa, le risulta assurdo questo ragionamento, perchè non condivide l'antispecismo, e quindi non concepisce il paragonare un animale ad un essere umano, ma se vuol giudicare il comportamento di queste persone deve tenere conto anche di questa loro visione delle cose, e farsi una ragione del fatto che se arrivano a tal punto, a mettere a rischio la propria incolumità e fedina penale per "danneggiare" un azienda, forse c'è sotto un motivo più nobile dei semplici "solamente per.." di cui si parla.
E probabilmente, è lei che non riesce a capirlo e concepirlo.

Detto tutto ciò, che come sempre, è il mio sincero ma opinabile pensiero, scritto in speranza che lei rivaluti la questione esaminandola con un po più di cuore.
Davide Maccagnan.
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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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