La "caccia" delle tessere PdL e il "sogno movimentista" berlusconiano mai realizzato
Mercoledi 28 Dicembre 2011 alle 15:36 | 0 commenti
 
				
		Teatro "Ariston" di Sanremo, 28 marzo 1999, durante la prima assemblea nazionale del movimento femminile Azzurro Donna Silvio Berlusconi affermava: «Mi piacerebbe sempre che di Forza Italia non si parlasse di un partito ma di un movimento perché c'è dentro di me e dentro tutti una tale avversione per la politica di questi partiti, per quella partitocrazia che vediamo tutti i giorni».
Risultano essere particolarmente stridenti toni così acuti contro l'idea  stessa di partito soprattutto oggi, dodici anni dopo, in una generale  crisi della politica e dei partiti ma soprattutto con alcune vicende  tutt'altro che limpide. Stiamo naturalmente parlando dell'inchiesta  aperta da parte della procura della Repubblica di Vicenza in merito alla  campagna di tesseramento del Popolo della Libertà. Parafrasando  l'ex-ministro Claudio Scajola, tesserati a loro insaputa in vista della  stagione congressuale 2012, un'ipotesi sulla quale stanno indagando gli  inquirenti dopo la presentazione di un dettagliato esposto anonimo.  Quest'oscura "gola profonda", nella missiva fatta recapitare, afferma  che sono stati iscritti al PdL numerosi cacciatori senza il loro  regolare assenso e viene citato l'eurodeputato Sergio Berlato,  principale referente politico del mondo venatorio vicentino. Il  procuratore reggente Paolo Pecori ha aperto un'inchiesta contro ignoti, e  al momento non sono stati ravvisati reati commessi, mentre i  carabinieri guidati dal luogotenente Lorenzo Barichello stato accertando  le indicazioni presenti nell'esposto.
Una storia, quella che del  tesseramento PdL, che ha fatto subito insospettire molti osservatori  all'indomani del trionfale annuncio del milione di adesioni fatto del  segretario Angelino Alfano. Un numero non ancora certificato visto che  dalla stessa sede nazionale, in via dell'Umiltà a Roma, sono state  sollevate diverse eccezioni su irregolarità nella compilazione del  modulo di adesione. Lo stesso coordinatore provinciale vicentino  Pierantonio Zanettin aveva pubblicamente affermato come circa ottomila  domande di partecipazione fossero state respinte poiché incomplete:  praticamente metà dei presunti iscritti al partito azzurro, numeri  questi particolarmente imbarazzanti. Naturalmente potrebbe solo  trattarsi di accertare l'autenticità dell'iscritto visto che spesso, al  momento del tesseramento, veniva omessa l'indicazione del documento  identificatore, cioè carta d'identità o patente di guida. Ma tra le  righe dell'esposto si può facilmente leggere un chiaro j'accuse di falso  e illecito utilizzo di dati personali, e conseguente violazione delle  normative sulla privacy: in pratica sarebbero stati copiati da alcuni  registri venatori i nominativi per essere poi iscritti automaticamente,  con la quota ovviamente pagata.
 Al di là quindi di quest'inchiesta e  dei risultati che porterà, la vicenda riproduce l'attuale spaccato del  partito berico dell'ex-premier: una fratricida lotta tra correnti per  avere la leadership in vista del primo appuntamento congressuale  provinciale. Una guerra fatta a colpi di tessere, basta guardare le foto  di Berlato sorridente con i pacchi pieni di adesioni nella sede  provinciale del PdL. A nessuno infatti il politico originario di Marano  Vicentino ha nascosto le ambizioni per la nomina a coordinatore e per il  comando nella stanza dei bottoni. Un'importante poltrona, anche in  vista del rinnovo comunale a Vicenza nel 2013, ambita anche da  Costantino Toniolo, consigliere regionale e presidente della commissione  affari costituzionali, che ha parlato di cifre particolarmente  sorprendenti che devono preoccupare. Dello stesso avviso anche  l'ex-governatore Giancarlo Galan che ha parlato semplicemente di  «porcherie» aggiungendo che «farsi fotografare con la valigia sotto  braccio e i pacchi delle tessere degli iscritti è un esempio osceno di  fare politica». Scontato il riferimento a Berlato, anche perché  l'ex-ministro fa parte, insieme con Toniolo, della pattuglia forzista  che non vuole regalare il partito agli esponenti di Alleanza Nazionale  che nel Veneto hanno sempre fatto il pieno di voti grazie al  collateralismo con le associazioni dei cacciatori. 
C'è quindi da  chiedersi come mai il "sogno berlusconiano" citato all'inizio  dell'articolo in realtà non si sia nei fatti realizzato. Ma soprattutto  perché solo oggi emerga questa rete di rapporti clientelari che unisce  le tessere di partito con la caccia,  una passione che non dovrebbe  avere niente a che fare con la politica.
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