La Bts accusa
Sabato 21 Luglio 2012 alle 12:52 | 2 commenti
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La ditta finita nel vortice dell'affaire Maule-Barletta, punta l'indice sulla condotta «opaca» dei rappresentanti dei lavoratori e si dice pronta a denunciare tutto alla magistratura
«La nostra ditta non sfrutta i lavoratori, ci hanno messo in mezzo ad una brutta storia, ma abbiamo agito tenendo a mente il bene dei nostri autisti. E possiamo dimostrarlo tanto che passeremo alle vie di fatto».
Non usa mezzi termini Silvana Bianchi amministratore unico della Bts, società di trasporti patavina, finita nel vortice del cosiddetto caso Uil che sta agitando i sonni di uno dei più importanti sindacati veneti e nazionali.
Parte della querelle nasce infatti quando Vicenzapiu.com il 6 giugno pubblica una lettera a firma di Marian Bourosu in cui si accusa Marco Barletta, un sindacalista della Uil trasporti di avere facilitato accordi con la Bts, a scapito dei loro interessi e, sempre a detta dello scrivente, a vantaggio monetario «personale». Al di là delle accuse reciproche che si lanceranno Barletta e Maule additandosi l'un l'altro di avere tenuto una condotta scorretta, rimane invece la posizione della società la quale si tira fuori dal contenzioso.
«Noi - spiegano Bianchi e Mirka Rettore, impiegata amministrativa della Bts - ci eravamo semplicemente trovate di fronte ad un momento di difficoltà del mercato dell'autotrasporto. Per cercare di non mandare a casa nessuno avevamo pensato ad una moderata riduzione dello stipendio, cento euro mensili, su una paga più che congrua, da concordare con i lavoratori». Le due precisano quindi che uno dei dipendenti in precedenza aveva avuto a che fare con la direzione dell'impresa in relazione ad una contestazione che gli era stata mossa. Per replicare ai rilievi del caso il dipendente si era avvalso del sindacato; più nel dettaglio aveva esibito una lettera a firma di Marco Barletta che per l'occasione si era presentato come delegato «della Uil». A lui sempre secondo la Bts, è stata poi prospettata la situazione di difficoltà contingente. Tant'è che dopo «un'assemblea» avvenuta nel «dicembre del 2011» è stato siglato un accordo che a fronte di una moderata riduzione della paga prevedeva la salvaguardia del posto di lavoro. Accordo che è stato siglato a fronte della contemporanea «iscrizione dei dipendenti al sindacato». Subito dopo, sostiene Rettore riferendosi a Barletta, «alla fine di questo accordo ci ha chiesto che bisognava pagare 800 euro per questo contratto che era per quattro anni, però l'Iban» su cui versare la somma «me l'ha scritta su un foglietto di carta». Una cosa che a giudizio della Bianchi non è stata «tanto regolare regolare». Ma l'amministratore unico va oltre e racconta: «Mi ha chiesto dei soldi contanti... io avevo solo cinquanta euro e dice vabbé per il momento mi va bene anche questi... s'è intascato cinquanta euro, fatto l'accordo e se n'è andato. Doveva poi venire una volta al mese e non s'è più fatto né vedere e né ritrovare».
Il tempo passa. E dopo una decina di giorni, secondo il racconto della Rettore, telefona «questo Maule che vuole i soldi» e che mette in atto una vera e propria minaccia, come peraltro descritto da una lettera della Bts pubblicata su VicenzaPiù del 23 giugno 2012 a pagina 13. In mancanza di un pagamento infatti Maule si sarebbe attivato presso l'ispettorato del lavoro per «far chiudere la ditta».
La vicenda però prosegue. Bianchi e Rettore spiegano che dopo un po' di tempo entrano in contatto con Giorgio Bullo, segretario della Uil trasporti di Padova. Il quale stando alla ricostruzione fornita dalle responsabili dell'azienda spiega loro che la ditta avrebbe dovuto «avere indietro i soldi» che lui «era estraneo» e che l'accordo del dicembre 2011 «proprio non doveva essere fatto». Ad ogni modo dopo l'uscita dei primi servizi su VicenzaPiù lo stesso Bullo, interpellato dalla Bts per ottenere ulteriori spiegazioni avrebbe «negato tutto». L'impresa inoltre fa un'altra accusa. Per quegli 800 euro è stato chiesto al sindacato un controdocumento, una sorta di fattura, che giustificasse quel pagamento, ma non è mai giunta alcuna risposta. Inoltre la cifra sborsata, che sulle prime sembrava sarebbe stata resa, «non è più tornata indietro».
E c'è di più. Rettore aggiunge che stando a quanto è stato riferito da Bourosu, lo stesso disconosce nel modo più assoluto «la paternità di quella e-mail» pubblicata sui media. Tanto che la titolare della Bts oltre ad avere informato i propri legali di ogni cosa si dice pronta a denunciare il tutto alle autorità competenti inclusa la magistratura perché «deve essere chiaro a tutti che la Bts» con i lavoratori si comporta «correttamente».
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