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La benna di Binnu

Di Marco Milioni Domenica 4 Marzo 2012 alle 12:06 | 0 commenti

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Sulla Sis, l'impresa che costruisce la Pedemontana Veneta, dalla Sicilia salgono le nubi delle liason con Cosa Nostra... su su fino ai vertici della cupola: nel frattempo Massimo Follesa con una interpellanza al comune di Trissino lancia l'allarme

La voce circola da parecchi giorni a palazzo Balbi e avrebbe mandato in fibrillazione un pezzo della giunta regionale del Veneto che starebbe cercando una strategia mediatica per tranquillizzare l'opinione pubblica. Ma quale è la voce? Il consorzio Sis, quello che sta realizzando la Pedemontana Veneta, in un altro appalto, quello per il passante della metropolitana di Brancaccio-Carini a Palermo, avrebbe accettato subappalti e forniture da ditte in odore di mafia: fra queste la "Prime Iniziative" e la "Medi Tour".

L'infiltrazione delle imprese malavitose in una commessa che vale 620 milioni di euro sarebbe stata decisa già nel 2006 sotto la supervisione del capo dei capi di Cosa Nostra Bernardo Provenzano, detto "zio Binnu u tratturi". E sotto la supervisione di Salvatore Lo Piccolo, il barone della mafia palermitana. Entrambi furono arrestati poco dopo. L'ok all'accordo industriale con le ditte che sarebbero poi state incaricate dagli enti pubblici sarebbe stato quindi demandato ad un imprenditore di riferimento: il tutto è certificato da regolare «pizzino» sequestrato il giorno della cattura di Lo Piccolo. Questo il testo redatto da Lo Piccolo e indirizzato a Provenzano. L'italiano è tanto stentato quanto efficace per far comprendere la capacità e la rapidità di penetrazione negli appalti pubblici da parte delle cosche: «Zio la informiamo che siccome in breve (forse in aprile) dovrebbe iniziare la metropolitana che è un grosso lavoro e quindi le volevo chiedere se le interessa qualche calcestruzzi da fare lavorare, me lo faccia sapere che la inserisco nel consorziato che sto facendo con Andrea Impastato...».

L'indagine. Dell'inchiesta sul metrò per vero aveva già parlato il portale on-line de L'Espresso con un lungo servizio del 30 maggio 2011 firmato da Salvo Palazzolo e con uno del 6 giugno 2011 a firma di Umberto Lucentini. Ma lo sconquasso in Regione Veneto è arrivato quando a metà gennaio si è saputo del licenziamento in tronco deciso da Sis (che stando ai resoconti di stampa non ha alcun coinvolgimento penale) del direttore dei lavori, l'ingegner Giuseppe Galluzzo. La vicenda, con nomi e cognomi, è stata poi rilanciata dal portale Caidoo lunedì 16 gennaio 2012. Più nel dettaglio però, sempre su l'Espresso, parla il sostituto procuratore di Palermo Antonio Ingroia che segue le indagini. Non fa nomi rispetto alle imprese e ai manager coinvolti ma ne delinea un quadro comportamentale preciso: «... Non sono totalmente attivi nei rapporti con Cosa Nostra in modo tale da poter essere sottoposti a ipotesi di reato né sono vittime nel senso ampio del termine: pensavano di poter trarre un beneficio da questa vicinanza ma si sbagliavano».

Le domande. In questo contesto (LaSberla.net del 17 bebbraio) va anche rilevata la domanda che Umberto Lucentini fa allo stesso Ingroia proprio in merito alla possibilità di bypassare il setaccio amministrativo antimafia: «Come è potuto accadere? Cosa non ha funzionato nei controlli preventivi?». La risposta di Ingroia è densa di significati: «Nell'appalto erano coinvolti due grossi gruppi imprenditoriali: uno di Madrid e uno di Torino, quindi non sospettabili di infiltrazioni mafiose. Eppure le due aziende hanno ceduto alla pressione mafiosa... concedendo questa sorta di monopolio sulla fornitura di materie prime. Mi sembra che sia un dato molto indicativo della permeabilità del sistema degli appalti e dei controlli della pubblica amministrazione. Ma anche sulla tenuta del sistema economico privato davanti alle organizzazioni criminali». E dei collegamenti tra Impastato e Provenzano era già venuto a conoscenza Gioacchino Genchi, il consulente informatico giudiziario, il quale nei primi anni Duemila aveva fornito il supporto proprio per l'arresto di Impastato, poi condannato in appello a quattro anni per i suoi rapporti con le cosche: tant'è che Palazzolo sul comportamento della Sis e dei suoi compagni di cordata, proprio in ragione delle relazioni pericolose con Impastato, dà un giudizio che più tranchant non si può: «Evidentemente, questo curriculum non aveva insospettito i titolari dell'appalto per la metropolitana di Palermo, che avrebbero continuato a rifornirsi da Impastato e dai suoi fidati collaboratori...».

Sis: tra politica e favori. Così sulla stampa siciliana emergono anche le relazioni della politca locale con la Sis, alla quale pezzi da novanta e medi calibri chiedono piccoli e grandi favori. Livesicilia.it il 24 giugno 2011 scrive: «... i vertici della Sis erano coscienti della forza di Impastato... Dalle carte dell'inchiesta... salta fuori che tanti politici, di schieramento diverso, hanno bussato alla porta della Sis per piazzare operai e imprese nei cantieri». Nomi e circostanze sono scritte nero su bianco: «... dal presidente dell'Ars, Francesco Cascio del Pdl, agli onorevoli Francesco Mineo (Grande Sud) e Riccardo Savona dell'Udc... dall'ex assessore del comune di Palermo Patrizio Lodato (Italia Domani) al sindaco di Isola delle Femmine, Gaspare Portobello (lista civica). Nelle carte viene descritta anche la vicenda che coinvolge il deputato regionale Salvino Caputo del Pdl, impegnato a fare rilasciare l'autorizzazione per una cava. Le cimici piazzate negli uffici palermitani della Sis, e non solo, hanno registrato una sfilza di conversazioni confluite nella informativa finita sul tavoli dei magistrati. Centinaia e centinaia di pagine che alimentano un'inchiesta scottante partita nel 2006 dalle confidenze che Salvatore Imperiale, imprenditore di Partinico che ha patteggiato una condanna per mafia, faceva al suo autista. Alcune persone venute da Catania erano interessate ai lavori, non ancora iniziati, per la metropolitana. Gli inquirenti accendono i riflettori sul mega appalto da 623 milioni di euro. Ritengono di avere scoperto un sistema che strizza l'occhio alla mafia e acconsente alle richieste dei politici».

Le reazioni. Il tutto ribolle sui media isolani ma nel silenzio totale della politica vicentina. Con qualche eccezione però: «Quando saltano fuori notizie del genere una persona di buon senso si immagina che chi di dovere, a cominciare dalle istituzioni sino ad arrivare ai vertici di Sis, dia le spiegazioni del caso. E invece siamo alla calma piatta. Una calma che comincia ad avere l'odore dell'omertà». Così parla Massimo Follesa, uno dei portavoce del Covepa, il coordinamento che si batte per un tracciato alternativo alla Pedemontana. Follesa però non è un personaggio qualsiasi. È una delle punte di diamante del Pd nella valle dell'Agno ed è il punto di riferimento dell'area legalitaria dei democratici vicentini, quella che seppur poco rappresentata nella cabina di regia del movimento, è la più critica nei confronti dell'establishment politico-economico, il quale per vero include interi settori del suo partito. Establisment che con i suoi think tank, a partire dalla Fondazione Nordest sino ad Assindustria, da anni perora la causa delle grandi opere.

L'interpellanza. Lo stesso Follesa comunque ricopre a Trissino, nel Vicentino, la carica di consigliere comunale. E da consigliere pochi giorni fa ha inviato alla giunta del suo comune, capitanata da Claudio Rancan della Lega, una interpellanza nella quale, alla luce delle ultime novità sulla Sis, si pongono precise domande: «Risulta allo scrivente che il comune di Trissino, proprio in relazione ai lavori del Consorzio Sis in Valle dell'Agno, si appresta a sottoscrivere una convenzione nell'ambito più generale del progetto per la Pedemontana Veneta... si chiede al primo cittadino di riferire in consiglio comunale... per sapere con la massima urgenza se se sia o meno a conoscenza delle notizie riportate... se ritiene la notizia di potenziale allarme sociale anche per il nostro territorio ivi incluso quello trissinese... se ritiene di dovere informare la prefettura di Vicenza o se presso la stessa ritiene di dovere chiedere informazioni circa la sussistenza di rischi di ogni natura ivi incluso il rischio che si ripropongano condotte incongrue anche in relazione ai lavori lungo il tracciato della cosiddetta Spv... se ritiene di informare il consiglio comunale circa la natura della convenzione che riguarda il consorzio Sis». Follesa tra l'altro si pone una domanda a spettro più ampio: «Se la mafia è riuscita a incistarsi in un appalto supercontrollato come quello, chi ci garantisce che da noi, dove l'Antimafia è assai meno sulla ribalta, non accadano cose simili o peggiori?».

Tra dubbi e protocolli. Tant'è che alcuni dei dubbi sollevati da Follesa trovano sostanza anche a livello regionale, soprattutto se si leggono in filigrana le dichiarazioni rese in pompa magna dall'ex ministro degli interni Bobo Maroni. Quest'ultimo infatti il 23 luglio 2011 è a Treviso per firmare un protocollo contro le infiltrazioni mafiose nei cantieri della Spv: «Opere importanti come la Pedemontana Veneta possono richiamare l'attenzione della criminalità organizzata, che anche al nord tenta di infiltrare l'economia sana attraverso gli appalti pubblici...». L'allora capo del Viminale parla di «sicurezza partecipata che prevede anche il coinvolgimento di soggetti diversi da quelli istituzionalmente deputati a questo compito: comuni, province e regioni sono i nostri principali interlocutori... Il protocollo per la legalità firmato oggi è articolato sulle esigenze di questo territorio. Fa parte del patto per la sicurezza che fino ad oggi ha dato un ottimo risultato». Queste le parole del ministro riportate proprio il 23 luglio da Oggitreviso.it. Parole che cozzano, almeno concettualmente, con quanto rivelato da L'Espresso appena il mese prima. Per di più Maroni in quell'occasione non è solo. Con lui ci sono il governatore veneto Luca Zaia (Lega), l'allora prefetto della Marca Vittorio Capocelli, il suo pari grado di Vicenza Melchiorre Fallica, il commissario per le questioni della Spv Silvano Vernizzi e pure Matterino Dogliani, presidente di Sis. Possibile che nessuno sapesse dei fatti di Palermo? Possibile che nessuno rispetto a quei fatti abbia voluto tranquillizzare l'opinione pubblica veneta fornendo spiegazioni convincenti, magari corroborate da dati e documenti? Quel giorno di luglio Zaia disse papale papale: «La firma di oggi ratifica accordi per l'operazione della Pedemontana Veneta... il risultato è una radiografia delle attività imprenditoriali nei cantieri pubblici... La legalità rappresenta una chance in più per far lavorare le imprese venete. Non aggiungo altro». Parole sulle quali Follesa ironizza così: «Probabilmente al Viminale si erano dimenticati di rinnovare l'abbonamento a L'Espresso; per questo Maroni, il suo amico Zaia e i vertici dell'intelligence non sapevano nulla».

Da VicenzaPiù n. 229


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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