La battaglia di Filippi (per il pallone)
Domenica 17 Gennaio 2010 alle 07:01 | 0 commenti
Articolo pubblicato sul numero 178 di VicenzaPiù, in edicola a 1 euro e disponibile nei punti di distribuzione in città , oppure scaricabile in formato pdf dal box a destra
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Intervista al prossimo presidente del Vicenza Calcio. Che conferma: "La trattativa procede". E ci parla del suo privato, di Bossi, del nuovo stadio, degli amici in parlamento e di Roma ladrona
La vita è piena di sorprese. Una di questa è aver appreso, ormai qualche mese fa, che il senatore leghista Alberto Filippi, poco più che quarantenne imprenditore chimico residente in quel di Arcugnano, s'è messo in testa di diventare il patron del Vicenza Calcio. E se altre sorprese non sopraggiungeranno, ci riuscirà entro l'anno - Sergio Cassingena permettendo, il quale comunque pare molto ben disposto a lasciar la mano come presidente della società biancorossa. Ora, del Filippi politico (della sua filiazione, oggi decaduta, col "padrino" Stefano Stefani, del Cis a Montebello che lo vede proprietario terriero direttamente interessato, delle sue ambizioni e delle sue posizioni da bossiano duro e puro), si sa molto. Si sa meno, invece, del Filippi uomo, personaggio. Ecco perché siamo andati a intervistarlo.
A che punto siamo col regalo che vuol farsi per il compleanno compiuto da poco, il 7 gennaio, e cioè il Vicenza Calcio?
Eh, io vorrei farmelo perché per me sarebbe uno dei sogni nel cassetto, ma non dipende solo da me.. Molte sono le variabili in gioco. Con questo non voglio dire che la mia volontà è cambiata o ci siano difficoltà . Diciamo che è una forma di cortesia per Cassingena.
La trattativa va avanti, dunque?
Sì, va avanti.
Giocava a calcio da "bocia"?
Con mio fratello sempre e con i cugini e tra amici ogni volta che si presentava l'occasione. Nei miei ricordi rimarranno impresse le mitiche partite ad Asiago a ferragosto! Ruolo: io avevo il numero nove tatuato!
Qual è il suo giocatore preferito in assoluto di tutti i tempi?
Mio zio Mario Maraschi ha logicamente un posto particolare. Baggio mi ha entusiasmato e Paolo Rossi mi ha fatto sognare.
Conosci personalmente Paolo Rossi?
Avevo 10 anni quando è venuto a cena a casa mia.
Pensa che avere una squadra di calcio sia politicamente utile, un po' com'è stato e com'è per Berlusconi?
No, cosa c'entra? Il calcio al limite ti può far conoscere ma poi, se non vieni apprezzato, la notorietà in politica diviene controproducente. Io amo le sfide e mettermi in gioco, amo il gusto della vittoria anche se a volte passa attraverso alcune sconfitte. E poi chi mi conosce lo sa: sono pieni di difetti ma sono un generoso. Spero di non dover pagare cara questa mia generosità . In passato mi è successo e anche in questi giorni sto vivendo dei dispiaceri per lo stesso motivo ma... io ho la testa dura, quindi se mi si farà scendere in campo sono pronto alla lotta.
Dica la verità , ci si vede come candidato sindaco alla prima tornata elettorale?
Avrei altri sogni, ma in politica sono a disposizione della Lega.
Come si vede da presidente: interventista, severo e sempre presente, o più defilato, che lascia il primo piano al mister?
Se un giorno dovessi dire la mia, tecnicamente, vi prego di imbavagliarmi.
Domanda d'obbligo: cosa pensa del progetto di nuovo stadio a Vicenza est?
Io ho fatto la mia parte in aula, durante il consiglio comunale. Ho molti dubbi, ma l'esperienza mi insegna che i veri giudizi dovranno arrivare al momento dei progetti, o meglio, dell'eventuale progetto. Il Menti, comunque, per me rappresenta un pezzo di vita. Ho votato contro il Pat: faccio opposizione! Ma non vorrei avere una linea che mette in contrasto idee politiche e interessi come possibile presidente del Vicenza. Il fatto che io possa diventarlo è un'opportunità , perché il Vicenza Calcio ha un valore sociale, rappresenta la città , coltiva un vivaio di giovani.
Ho capito, non vuole mettere in difficoltà il suo contraente Cassingena. Entriamo un po' nel privato. Fa ancora sontuose feste alla Villa Rossa con centinaia di invitati? E' considerato un amante dei ricevimenti, un festaiolo: conferma?
Il termine "festaiolo" mi piace poco. Amo condividere le gioie perché non sono un egoista, ma un generoso. Oggi mi manca il tempo e quel poco che ho lo regalo alle persone a me più vicine.
A Roma ha amici fra i colleghi senatori, anche non leghisti? e quanto lavora lì, in termini di giorni e di ore a settimana?
Lavoro martedì, mercoledì e giovedì; alla sera ceno con due amici parlamentari, veri amici: uno è il senatore Garavaglia e l'altro l'onorevole Fugatti. Stop. Si è lì per lavorare, non per fare ricreazione. Ho stima anche per colleghi non del mio partito, come Maurizio Saia del PdL. Nel Pd invece per Marco Filippi: se non altro c'è qualcosa che ci unisce, il cognome.
Roma è sempre ladrona o ormai che siete stati varie volte al governo, voi leghisti ci avete fatto l'abitudine?
Ai ladri non ci si fa l'abitudine, almeno il Nord non si lascia fregare volentieri. Ovvio che ladrone era il sistema politico, l'imposizione fiscale e l'ingiusta distribuzione dei proventi. Ribellarsi era ed è legittima difesa, ma chi ha ucciso la Prima Repubblica non è stato Di Pietro. È stata la Lega e Bossi e oggi lo si tocca con mano.
Se si dedicasse anche in Veneto una strada a Craxi, lei come reagirebbe?
Esistono preoccupazioni maggiori di questa. Certo, se dovessi scegliere io magari avrei altre preferenze. Rappresenta comunque un pezzo di storia con positività e negatività . Io votavo Lega in quegli anni quando c'era ancora Craxi, quindi facile capire quale sia il mio pensiero.
Domandona: quando Bossi dovrà lasciare la politica, cosa succederà , secondo lei?
Senza Bossi io potrei uscire dalla politica.
Vabbè ma prima o poi, augurandogli lunga vita, accadrà .
Io sono nella Lega per lui. Non seguo il simbolino di Alberto da Giussano, ma una persona: Bossi.
Pensa di continuare a far politica ancora per tanto tempo? O si vede meglio, in un futuro a lungo termine, solo come imprenditore e presidente del Vicenza?
Avrei un sogno nel cassetto e non riguarda la politica, ma sono un po' scaramantico quindi... non lo dico. Comunque vada sono e sarò politico per passione e non per professione. A parte i leader, dovrebbe esserci una soglia oltre la quale i vecchietti della politica devono andare in pensione. Poi, più che quote rosa, inserirei le quote giovani.
Alessio Mannino
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