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La banda del bando

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 17 Novembre 2012 alle 14:57 | 0 commenti

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Criticato per anni dal centrosinistra quando era all'opposizione il Bid diventa l'architrave del nuovo piano degli interventi griffato Variati e Pd: frattanto in questi giorni cade il biennale della alluvione di Ognissanti e di provvedimenti realmente restrittivi nei confronti della cementificazione, tra i principali responsabili del disastro, non c'è traccia

Alla fine la cifra rimane scritta nero su bianco: sono 130.000 i metri quadri che l'amministrazione comunale di Vicenza mette sul tavolo del nuovo Piano interventi, o Pi che dir si voglia, recentemente approvato in Sala Bernarda. La cifra da sola non significa molto, ma detta in altri termini è la quota che si sottrae alla campagna e con la quale si permette ai proprietari delle aree di costruire nuovo edificato. Ovviamente possibilità non è sinonimo obbligatorio di nuovo cemento, ma i dati dicono questo. E i dati parlano anche di 650.000 metri cubi residenziali equivalenti.

Durante le settimane passate la giunta ha messo più volte le mani avanti: «Dei 130.000 metri quadri solo 40mila sono dovuti ad interventi di media o grande pezzatura, il resto sono piccoli interventi di fatto ereditati dal vecchio Bid, il piano degli interessi diffusi concepito dalla precedente amministrazione di centrodestra. Inoltre l'indicazione di recepire una parte delle richieste provenienti dai Bid ci è venuta direttamente dal consiglio comunale». Così a più riprese hanno spiegato il sindaco Achille Variati e il compagno di partito, nonché assessore all'urbanistica, Francesca Lazzari.

In realtà il Bid, ovvero una somma di richieste di cittadini e imprese che individualmente vengono recapitate agli uffici, è una eredità diretta della passata amministrazione di centrodestra. A metà dei Duemila infatti il Bid proietta la sua ombra su una sciarada politica rispetto alla quale l'allora opposizione di centrosinistra attacca a testa bassa contestandone la natura «elettoralistica personalistica» non basata su criteri generali.

Il 28 luglio 2005 Giovanni Rolando, Sandro Guaiti e Luca Balzi (i primi due Pd doc, il secondo il Pd lo ha lasciato) organizzano un gazebo sotto l'ufficio dell'allora primo cittadino Enrico Hüllweck. Puntano l'indice contro il Bid e contro «l'urbanistica dei furbi che stravolge Vicenza». Chiedono a gran voce che a palazzo Trissino si cominci «a rendere conto del sacco della città». Qualche anno prima, il 17 maggio 2003 Vicenza Abc, settimanale vicino alla sinistra locale, spara a zero contro il Bid con una copertina che dice tutto: «2010, fuga da Vicenza». A Pagina 3 c'è un altro titolo urlato: «Ma che variante? 1.200 domande e non si sa nulla».

Ma non è nulla se si leggono le dichiarazioni rilanciate dai media locali il 15 giugno 2005, tra gli altri da Marino Quaresimin, Claudio Veltroni, Antonio Dalla Pozza, Gigi Poletto e Pierangelo Cangini. Il j'accuse è rivolto all'allora assessore all'urbanistica Maurizio Franzina finito anche in una campagna del GdV che in quei mesi lo prende pesantemente di petto. Gli uomini del centrosinistra sparano ad alzo zero: «Prima della campagna elettorale del 2003 Franzina lanciò il Bando... arrivarono circa duemila domande presentate da oltre 1200 cittadini del comune. Tale operazione ebbe fin dall''inizio una chiara impronta elettoralistica che oggi, a distanza di due anni, si è confermata come tale (GdV del 15 giugno 2005, pagina 19, Ndr)».

Gli anni passano. Nel 2008 il centrosinistra con Achille Variati vince le elezioni. Quaresimin viene eletto in consiglio comunale e poi finisce nella galassia dele partecipate di Aim. Poletto diventa presidente del consiglio comunale, Cangini assessore all'edilizia, Dalla Pozza all'ambiente. Veltroni presidente della territorio. Insomma sono nella stanza dei bottoni per mettere in pratica i propositi di metà anni Duemila, hanno tutti i galloni del Pd sulle spalle; ma una volta in maggioranza sposano, sebbene purgata, la politica di Franzina, quello che sino a qualche tempo fa era l'homo orribilis dell'urbanistica cittadina. Una politica che lo stesso centrosinistra di allora definì «cucinata» in abbinata con la allora potentissima direttrice del territorio Lorella Bressanello. Moglie dell'allora sindaco Enrico Hüllweck del Pdl.

Epperò non c'è solo il gioco delle parti. Le cifre pesano. Anzitutto ci sono quelle del Pat, il piano di coordinamento generale già votato dalla maggioranza. Il Pi prevede sì 130.000 metri quadri, ma una volta scaduti i cinque anni del Pi (che ora è soggetto al vaglio dei cittadini i quali hanno una cinquantina di giorni per presentare le osservazioni), in linea teorica l'amministrazione in carica potrà prevedere nuovo consumo di suolo sino ad un massimo di 300.000 metri quadri, cui ovviamente vanno sottratti quelli eventualmente già realizzati con l'attuale Pi. Lazzari in più di una circostanza ha giudicato «congrua» la previsione del Pat. Ma è sicura? In questi giorni cade il biennale dell'alluvione di Ognissanti 2010. Le relazioni degli esperti, a cominciare da quella del professor Luigi d'Alpaos parlano di dissesto idrogeologico dovuto a tre fattori preminenti. Eccessiva urbanizzazione, precarietà nella cura dei corsi d'acqua, mancanza di opere di difesa adeguate. La giunta ha letto il cosiddetto vademecum D'Alpaos. E la giunta ha letto i documentatissimi studi sul dissesto territoriale redatti dall'Accademia Olimpica e dal centro idrico di Novoledo (VicenzaPiù del primo novembre 2008 a pagina 4)? Come mai nonostante tutto non si è scelta l'opzione zero, ovvero l'opzione per cui non si costruisce più se non su aree già utilizzate? Rispetto a questa ipotesi la Lazzari in un paio d'occasioni ha spiegato che una scelta del genere avrebbe innescato una serie di reazioni prevedibili da parte di chi comunque nutriva delle aspettative. Ma è questo il paradigma su cui si muove la giunta?


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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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