Italia e povertà: anche i rifiuti tassati con Iva non dovuta
Domenica 1 Aprile 2012 alle 15:46 | 0 commenti
«Fa una certa impressione vedere una lunga fila di persone aspettare dietro un cancello parrocchiale dove e' affisso un cartello "Distribuzione pacchi viveri". Persone, per lo più extra comunitarie, che aspettano impazienti l'apertura del cancello per poter usufruire di generi alimentari. Ricorda il dopoguerra, i pacchi viveri degli americani. Siamo messi così male? Sembra di sì. La crisi, la chiusura del credito bancario, la disoccupazione, l'aumento dei prezzi, tutto concorre ad aumentare le difficolta' delle persone.» A parlare così è Vincenzo Donvito, presidente dell'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori).
E continua: «Ci aggiungiamo le tasse, arrivate a percentuali stratosferiche, i crediti delle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione, il blocco dei salari e pensioni, insomma tutto conferma la crisi. Il "pacco viveri" è solo un emblema della attuale situazione al quale si aggiunge la disperazione di chi non ha più nulla e compie atti estremi. Occorre porvi rimedio ma buona parte della classe politica è occupata a guardarsi l'ombelico, a tutelare le proprie posizioni di potere.» Tra le battaglie dell'Aduc, impegnata anche ad evitare l'aggravarsi di situazioni di crisi personali, c'è quella sull'Iva sui rifiuti. Il pagamento dell'Iva sui rifiuti della Tia1 sembra non avere avuto uno stop definitivo dopo le sentenze di Corte Costituzionale e Cassazione che ne hanno sancito il carattere tributario e quindi la non legittimità dell'imposta Iva. In assenza del Governo, che ha praticamente non risposto ad un'interrogazione in commissione Finanze della Camera, al momento l'unica iniziativa legislativa in merito è quella di un emendamento del deputato Pd Alberto Fluvi che, in antitesi alla Corte Costituzionale e alla Cassazione, ribadisce che la Tia1 ha natura di corrispettivo per cui l'Iva andrebbe pagata. «Detto in "soldoni" - protesta Vincenzo Donvito - questo significa mettere le basi per mantenere eternamente aperto un conflitto in cui la certezza del diritto degli amministrati potrà essere affidata solo al giudizio di un giudice, piu' o meno "attento" rispetto al potere. Nel contempo le aziende partecipate che nei vari Comuni gestiscono il servizio rifiuti, si guardano bene dall'aprire un contenzioso con l'amministrazione fiscale dello Stato per farsi restituire il maltolto e, di conseguenza, continuano a chiedere l'Iva agli utenti del loro servizio.»
Il quadro non incoraggiante è questo:
- c'e' la legge zoppicante e poco chiara;
- i massimi organi giudiziari e costituzionali sono intervenuti per dire che non è come la legge dice e, quindi, bisogna cambiare in direzione no-Iva;
- l'esecutivo non dice la sua;
- il legislatore ignora l'esistenza degli altri poteri dello Stato e insiste sull'esistente zoppicante;
- i gestori del servizio minacciano, in caso di mancanza dell'Iva sulle loro bollette, di aumentare i costi del servizio (come se l'Iva fosse un guadagno che viene loro sottratto e non una partita di giro...);
- gli utenti continuano a pagare e possono rivalersi solo se hanno la costanza di portare in giudizio i gestori, trovando un giudice che dia loro ragione.
«E' ovvio che è un braccio di ferro - conclude Vincenzo Donvito dell'Aduc - con un solo risultato certo al momento: la credibilità in crisi delle istituzioni, con una curva di peggioramento che aumenta ogni giorno e che, ovviamente, non porterà il cittadino contribuente ad avere sempre meno fiducia solo verso lo specifico gestore dei rifiuti, ma verso le istituzioni tutte. Continuiamo a farci male?»
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