Indagine IRES Veneto per SPI CGIL, i ticket sanitari ad un veneto costano 37 euro contro i 24 euro dei restanti italiani
Giovedi 10 Marzo 2016 alle 17:09 | 0 commenti
SPI CGIL Veneto
Una goccia nel mare per il bilancio della sanità , un balzello odioso e spesso iniquo per il cittadino. Tutto si può dire tranne che in Veneto i ticket in campo sanitario siano indispensabili per il sistema e ininfluenti per le tasche dei pazienti. Secondo una ricerca svolta dall’Ires Veneto per lo SPI CGIL del Veneto, le entrate ottenute grazie al pagamento dei cittadini per prestazioni sanitarie (quindi visite specialistiche ambulatoriali e accessi al Pronto soccorso, esclusi i ticket sui farmaci) nel 2014 non rappresentano neppure il 2% di tutti i ricavi del sistema socio-sanitario veneto.
Tuttavia, sempre nel 2014, ogni veneto in media ha pagato un balzello da 37 euro (contro la media italiana di 24 euro) e tale compartecipazione è molte volte fra le principali motivazioni che conducono le persone a non curarsi. Un “atteggiamento†diffuso in tutta Italia dato che, come dimostrano alcune ricerche svolte a livello nazionale, il 7,2% degli italiani rinuncia alle cure per motivi economici (ticket) e liste di attesa.
Non solo. La ricerca dell’Ires Veneto rivela disparità ingiustificabili fra un territorio e un altro e apre la strada a diverse domande: perché, ad esempio, la spesa media pro capite per il ticket è stata di 22,8 euro nella Azienda Ulss di Bussolengo mentre ammonta a 48,1 euro in quella di Feltre? E ancora, perché l’AUlss veneziana ricava dall’accesso al Pronto Soccorso più di 1.500.000 euro, cioè il 13,5% dei ticket per prestazione sanitaria, mentre l’AUlss di Vicenza solo 7.300 euro (lo 0,1% della compartecipazione)?
Insomma, la scarsa influenza sui bilanci delle AUlss e le troppe disparità fra i territori rendono il ticket su pronto soccorso e visite mediche un balzello inutile e facilmente eliminabile senza particolari conseguenze per il sistema regionale - che potrebbe recuperare le stesse risorse con una diversa organizzazione e tagliando sugli sprechi - e con indubbi vantaggi per i cittadini.
Nel 2014 (ultimo dato disponibile) su circa 10 miliardi e mezzo di entrate, i ticket per Pronto Soccorso e visite specialistiche hanno portato nelle casse del comparto poco più di 180 milioni di euro, ovvero l’1,7% del totale delle entrate totali del settore sociosanitario veneto. Quell’importo non ha di certo evitato che la Regione chiudesse in rosso il bilancio ma va segnalato che togliendo i ricavi provenienti dalla compartecipazione, il disavanzo raddoppierebbe. Tale effetto è ancora più evidente sui bilanci delle singole AUlss: nel 2014 su 21 Aziende solo 9 hanno chiuso in rosso. Togliendo i ricavi da ticket, solo una (e nello specifico Bussolengo) avrebbe chiuso in positivo.
Ma, come detto, la compartecipazione alle prestazioni sanitarie rappresenta una goccia nel mare dei ricavi e dei costi generali anche se l’effetto sui cittadini si fa sentire eccome. Mediamente ogni abitante della nostra regione nel 2014 ha speso 37 euro di ticket per prestazioni sanitarie. Sotto questo profilo, i veneti hanno pagato meno solo degli abitanti della Val d’Aosta (47 euro di media) e della Toscana (38 euro). I più tartassati sono risultati gli assistiti dell’Aulss 2 di Feltre mentre è andata molto meglio a quelli dell’Aulss 22 di Bussolengo.
Tante le differenze fra un territorio e un altro anche per quanto concerne le esenzioni. Dalla ricerca emerge che l’incidenza sulla popolazione assistita è pari al 69%: il 45% per motivazioni socio-economiche, il 29% per altri motivi (es. patologia o invalidità ). La percentuale in questione non corrisponde alle persone esenti perché un assistito può avere più di una esenzione. Tuttavia rimane di difficile comprensione l’elevatissima disomogeneità che si riscontra fra i territori: perché la percentuale di esenzione riguarda un terzo degli assistiti nell’AUlss di Bassano mentre raggiunge il picco del 98% negli assistiti di Adria?
Dall’analisi restano fuori, momentaneamente, i ticket per le ricette mediche che porterebbero la quota media di compartecipazione per ogni veneto da 37 a 60 euro. La spesa privata per la salute rimarrà un tema centrale per l’attività dello SPI.In tale contesto, spiega Rita Turati segretaria dello SPI CGIL del Veneto, “siamo di fronte a un sistema che crea diseguaglianze fra i cittadini che risiedono nei diversi territori. La disomogeneità nell’accesso ai servizi e ella regolazione del sistema è un tema sul quale bisogna mantenere alta l’attenzione. In generale, la spesa privata per la salute rimarrà un tema centrale per l’attività dello Spiâ€.
Dalla ricerca dell’Ires emerge con forza la questione delle esenzioni. “Troppe le diseguaglianze e le differenza fra le varie realtà , è un sistema che deve trovare omogeneità in tutta la regioneâ€, sottolinea Camilla Costa ricercatrice dell’Ires.
“Il ticket è un balzello ingiusto – conclude Gino Ferraresso, responsabile contrattazione sociale SPI CGIL regionale- andrebbe cancellato o al massimo rimodulato inserendo come parametro l’Iseeâ€.
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