Incidente mortale in "Greta", due patteggiamenti e un rinvio a giudizio
Martedi 22 Gennaio 2013 alle 14:15 | 0 commenti
Quando il 5 aprile 2011, a Cà Trenta di Schio, l'operaio di “Greta†Raffaele Sorgato, 26 anni, perse la vita schiacciato contro un palo in cemento dal camion per la raccolta dei rifiuti condotto dal collega Mauro Sesso, l'azienda per cui lavorava era priva di un modello organizzativo per la sicurezza (previsto dalla legge) e numerosi mezzi non erano stati revisionati.
Lo ha stabilito questa mattina il giudice per l'udienza preliminare, accogliendo la richiesta di patteggiamento dell'azienda di Schio, condannata a pagare 17500 euro per quelle mancanze.
«Aver dimostrato a posteriori che non tutto era in regola è una magrissima consolazione - dichiarano i rappresentanti del sindacato USB, presenti questa mattina con un sit in davanti al tribunale di Vicenza – perchè un nostro collega ha comunque perso la vita».
Per quell'incidente dovrà rispondere in tribunale il direttore tecnico responsabile della sicurezza di Greta Enrico Dal Pra, che oggi è stato rinviato a giudizio (prima udienza il 22 maggio in tribunale a Schio), mentre l'autista Mauro Sesso ha patteggiato un anno, pena sospesa.
«Greta – spiega l'avvocato della famiglia Sorgato Marina Infantolino – ha pagato anche la contravvenzione per il mancato adeguamento dei mezzi, vedendo così estinto il reato».
È proprio sul fronte della sicurezza che si sono sempre battuti la famiglia di Raffaele e l'USB. Il camion che ha scacciato il giovane era vecchio di 25 anni e quindi giudicato obsoleto e privo dei sensori per facilitare la retromarcia. Il legale di Greta, Lucio Zarantonello, sostiene che comunque «i due dipendenti avevano sottoscritto un regolamento che vietava di rimanere in piedi sulla pedana posteriore del camion in occasione delle manovre più delicate». Una spiegazione che non va giù ai genitori di Raffaele, secondo i quali «il patteggiamento di oggi ha dimostrato che l'azienda non aveva tutti i requisiti in termini di sicurezza». È lo stesso concetto espresso da Germano Raniero dell'USB, mentre Luc Thibault, anch'egli rappresentante USB, si rammarica per il fatto che «il solo a finire a processo, in seno all'azienda, sia Enrico Dal Pra, che è stato l'unico ad interessarsi realmente in forma attenta e continua alla sicurezza dei dipendenti, senza ricevere aiuto dai vertici di Greta, che oggi, ammninistratore unico Riccardo Ferrasin in testa, escono invece definitivamente dal procedimento penale».
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