In the name of God and Italy, go!
Domenica 6 Novembre 2011 alle 23:39 | 0 commenti
La Fininvest dell'amato presidente del consiglio di quest'Italia ha dovuto pagare 564 milioni di euro alla Cir di Carlo De Benedetti per i "brogli" Mondadori. Nella famiglia è guerra di successione col premier impegnato non a recuperare l'affetto dei figli di due letti (eppure B. sarebbe ... cattolico), ma a scriversi l'ennesima leggina per decidere di dividerli su base ereditaria privilegiando quelli della prima moglie. Nel frattempo Lui, il Padrone, che ha appena sconfitto la crisi "negandone" l'esistenza e aiutando i poveracci come Tarantini, Lavitola, Fede, Mora e le Bunga Bunga girls, "incassa" da fine 2000 a oggi un crollo del valore delle controllate di Fininvest (Mediaset, Mondadori e Mediolanum) dagli 11,6 miliardi di euro iniziali ai solo 2,22 miliardi di ottobre 2011. E, mentre in 8 anni la sua famiglia ha intascato 1,45 miliardi di euro di dividendi, quest'anno la crisi che non c'è l'ha lasciata a tasche vuote (non si offendano gli umani ...).
Dovrà , quindi, lavorare duro d'ora in poi il settantacinquenne presidente per recuperare i suoi "risparmi", anche se non sarà così facile farlo uscendo dalla fabbrica delle leggi ad personam: i dati de L'Espresso dimostrano come il Boss del B.B. (l'uomo delle tre B d'oro) abbia sempre migliorato la sua situazione patrimoniale nei momenti di maggior potere politico o di caduta di quello altrui. E non basteranno a ricostruirli le nuove concessioni del Poker online (da lui stesso) arrivate alla Glaming della sua Mondadori che sono una goccia nel crollo del mercato pubblicitario e nel botto annunciato di Endemol, la società proprietaria di format che una volta bastavano col loro solo nome a far accorrere investimenti pubblicitari. Nel frattempo il mondo della comunicazione, quello di cui, dopo quello dei mattoni a go go (non dica più nulla, per favore, ai morti di cemento barbaro di Genova!), è stato indubbiamente un maestro, cambia a velocità supersonica, tanto che il (dai suoi lacchè) trombato Michele Santoro mette insieme alla maniera del vecchio cavaliere una serie di emittenti e fa tre milioni di telespettatori, web a parte. E allora, caro presidente, pensi (una volta per tutte, Lei che è così altruista) al bene suo, della sua famiglia, dei suoi poveri amici e, soprattutto, delle sue aziende. Per le quali, lo dica, è "sceso in politica" e i cui dati dimostrano che da tempo non riesce a gestire neanche quelle. Oltre che l'Italia. Pensi che se ne sono accorti anche i suoi colleghi imprenditori, colpevoli come lei (di averla sfruttata, si intende: sono imprenditori ...). Dalla Marcegaglia fino ai Della Valle e Cordero di Montezemolo. Tutti, meno l'indigeno bi nome Calearo Ciman, il migrante della camera (con l'iniziale rigorosamente minuscola, nel caso specifico) che di Benedetto Croce ha letto solo una frase: "solo gli stupidi non cambiano idea", dimenticandosi, però (ci ho pensato qualche giorno fa dopo aver provato, invano, a discutere col "nuovo" Matteo Quero), che, per cambiarle, di idee bisogna pur averne. Allora, caro Presidente, dimostri a tutti, con un colpo d'ala e con un solo gesto, lei che è maestro di teatro, che può recuperare in un attimo il consenso della comunità mondiale e, soprattutto, di quella finanziaria di cui hanno bisogno l'Italia e, scusi se glielo abbiamo ricordato, le sue aziende. Come? Rilegga il Financial Times del dopo G20 (non è un giornale di comunisti, presidente, lo sa!) e lo assecondi: «In the name of God and Italy, go!». Cosa vuol dire? «In nome di Dio e dell'Italia, vattene!». Se non lo fa, pensi, anche la macchietta di Pierluigi Bersani ("Berlusconi, se ne deve andare!") non farà più ridere.
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