In house: un sistema fuori mercato e alla base anche della crisi delle Popolari Venete
Sabato 19 Dicembre 2015 alle 12:01 | 0 commenti
di Gigi Copiello, Da Il Corriere della Sera
Si scrive «in house», si legge «in casa». Casa nostra. E' il manifesto del Veneto. Mai scritto ma sempre praticato. Contro il mercato. Sul trasporto ferroviario la giunta regionale rinnova l'affidamento diretto a Trenitalia per altri otto anni. Il governatore Luca Zaia aveva giurato che sarebbe stata gara. Invece no. C'è un'attenuante - l'oggettiva difficoltà , per un qualsiasi competitor, di poter concorrere con Trenitalia - ma è finita così. Monopolio. E questo vale per tutto il trasporto veneto: assieme al ferro, è «in house» tutto il trasporto pubblico su gomma, ma pure le concessioni autostradali. Poi c'è tutto il mondo delle municipalizzate che resiste ai governi di Roma o Bruxelles, quando questi chiedono apertura al mercato. E ancora c'è il gran mondo delle grandi (e meno grandi) opere pubbliche: o c'è una «legge speciale» come per il Mose oppure ci son gare già vinte in partenza.
Ma non è solo il pubblico. Cosa c'è alla radice della crisi delle Popolari venete? Al di là di gestioni e inchieste, la madre di tutte le vicende ha un nome: «in house» si decideva il valore delle azioni. Non sono stati finora i consigli di amministrazione e le assemblee dei soci a stabilire valori e dividendi, mettendo alla porta il mercato? Una scelta. Mica un obbligo. Altri hanno fatto scelte diverse, ad esempio il Banco Popolare di Verona. Mercato, non «in house», scelta sostenuta, difesa e praticata per anni da tanta parte del mondo imprenditoriale veneto. Che ancora una volta dimostra di essere più attaccato agli «schei» che ai valori del mercato. Ma questa volta gli «schei» ce li rimettono loro (e tanta gente...) e altri faranno mercato. Rete dei trasporti, municipalizzate, grandi opere e banche. Pubblico, ma anche tanto privato. Diversi eppure amici, perché tutti nemici del mercato.
Questo è il Veneto, tanta parte del Veneto. Il Veneto che per essere «padrone a casa propria» innanzitutto e per lo più fa fuori il mercato. Per chi avesse qualcosa da fare, c'è tutto da rifare. Qualcuno dica cos'è una destra contro il mercato. Né si sa cosa sia una certa sinistra che neppure distingue tra rendita di posizione e produzione sul mercato. Né che rappresentanze sociali sono quelle che mettono sullo stesso piano chi è protetto e chi non ha né vuole protezioni dal mercato. Se poi si vuol far finta di niente, sarà sempre più difficile farlo. Il Veneto ha appena cominciato a pagare i prezzi di tante scelte «fuori mercato». Ma, popolari docent, sono già salati e con gli anni cresceranno.
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