Ilva dei soci vicentini Amenduni in crescita sul fronte pugliese
Martedi 10 Maggio 2016 alle 08:36 | 0 commenti
L’Ilva sta producendo di più. I primi quattro mesi del 2016 registrano una media produttiva giorno di circa 16mila tonnellate contro le 13.500 dell’analogo periodo del 2015. E anche l’uso dei contratti di solidarietà è più contenuto: mediamente sono fuori dalla fabbrica 1.200 persone al giorno a fronte di un accordo che ne prevede 3mila come tetto massimo. Poi, sul fronte dei lavori dell’Autorizzazione integrata ambientale, anche se la legge dice che sarà il privato che arriverà a dover presentare il piano ambientale, l’Ilva sta portando avanti tutti i progetti che, indipendentemente dalle scelte che saranno fatte sul versante produttivo, uso del gas e del preridotto di ferro oppure mantenimento del ciclo attuale, sono comunque necessari. Tra questi la caratterizzazione ambientale dell’area parchi minerali per metterla in sicurezza.
Tuttavia, al di là di un andamento senza scossoni (il processo per i reati ambientali dell’Ilva ripartirà il 17 maggio davanti alla Corte d’Assise ma sembrano lontani i mesi roventi dell’offensiva giudiziaria), non è che manchi a Taranto preoccupazione per i passaggi decisivi che attendono ora l’azienda, quelli appunto della cessione.
In attesa anche gli imprenditori. «La prossima settimana – annuncia Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto – costituiremo la società consortile fatta da tante realtà che operano con l’Ilva. Nostro obiettivo è trasformare in equity i crediti maturati per i lavori eseguiti e non pagati. Punteremmo a rafforzare il capitale della “nuova†Ilva senza chiedere alcun posto nel cda». In verità , i commissari dell’azienda hanno anche spiegato che quest’operazione al momento non è fattibile, ma può essere affrontata solo in un secondo momento poichè i crediti vantati dalle imprese non sono stati accertati, tuttavia l’indotto ritiene di doverla comunque portare avanti. «Si naviga a vista – dice Cesareo –. I lavori sono pochissimi. In compenso, però, quello che facciamo viene pagato con un ritardo più o meno fisiologico considerata la situazione complessiva».
I sindacati metalmeccanici guardano con sospetto ad Arcelor Mittal, uno dei candidati più accreditati ad acquisire l’Ilva. «Non è un pregiudizio – spiega Antonio Talò, segretario Uilm di Taranto – ma consideriamo solo una serie di elementi. Arcelor Mittal ha una situazione finanziaria pesante, esiste un eccesso di produzione come è ormai ampiamente riconosciuto, alcune attività Ilva si sovrappongono alle loro, e quindi temiamo che la multinazionale possa prendere l’Ilva solo per puntare alle sue quote di mercato. Così – aggiunge Talò – eliminerebbe un concorrente e ridurrebbe parte dell’esubero produttivo. Non dimentichiamo che all’inizio del 2015 la multinazionale sembrava a un passo dall’Ilva, ma poi obiettò che l’Aia era troppo onerosa. Se non hanno cambiato posizione, adesso chi ci garantisce sui lavori ambientali che per noi sono irrinunciabili? E ancora, Arcelor Mittal ritiene di poter sperimentare gas e preridotto di ferro, che è anche un modo innovativo di produrre acciaio?»
Di Domenico Palmiotti, da Il Sole 24 Ore
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