Il reportage girato da Repubbica.Tv conferma la prima analisi di VicenzaPiù: l'equilibrio geologico è profondamente alterato
Domenica 16 Gennaio 2011 alle 23:44 | 0 commenti
In questi giorni gli enti locali e la regione stanno cominciando a discutere delle opere di ripristino dopo la grande alluvione di Ognissanti. A sentire i politici bacini di laminazione e casse di espansione sembrano essere la panoplia* per combattere gli effetti nefasti delle esondazioni. Ma il problema di fondo sta nell'equilibrio idrogeologico che è stato profondamente alterato a causa di una presenza degli insediamenti umani post II Guerra ormai divenuta insostenibile sul piano ambientale. A mettere per primi i puntini su tutte le "i" siamo stati noi di VicenzaPiù (sul n. 201 del 5 novembre). La situazione si può nascondere, ma non in eterno. Da settimane per esempio il reportage sullo stato del sistema berico delle acque girato da Repubblica.Tv sta facendo il giro del Paese. E come al solito emergono due realtà incontrovertibili.
Uno, la lobby del cemento, delle cave e dello sviluppo all'ammasso è stata la principale responsabile di quanto si patisce oggi.
Due, per evitare i problemi patiti oggi sarà necessario rinunciare ad un pezzo dello sviluppo e della ricchezza cumulata fino ad ora.
E una metafora degli infingimenti che si sciolgono come neve al sole sta nella vicenda Dal Molin.
Per anni i vari comitati sono stati attaccati dall'establishment quando hanno identificato nella falda di superficie un punto dolente delle nuova base Usa di Vicenza.
Gli sfottò sono proseguiti sino a dopo l'alluvione; quando però su Repubblica.Tv Lorenzo Altissimo (direttore del centro idrico di Novoledo) ha fatto capire che con ogni probabilità esiste una interazione tra le tracimazioni attorno al capoluogo e i 3.500 pali piantati dagli americani, il silenzio dei corifei del "tutto bene" è finito.
E qualcuno così ha ricominciato a lavorare sotto traccia.
Sul prossimo numero di VicenzaPiù spiegheremo come e perché.
* Panoplia
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