Il populismo va rispettato... anche a Vicenza: non bastano vuote ordinanze emanate solo per "saziare" la pancia
Domenica 19 Marzo 2017 alle 12:43 | 0 commenti
Aleksandr Herzen (1812-1870) fu tra i primi fondatori del populismo in Russia all'epoca degli zar e questa corrente di pensiero politico viene definita come una esaltazione demagogica e talora velleitaria del popolo. Il populismo, che affonda le sue radici nel vasto mondo del socialismo ottocentesco, ma non nel comunismo di Karl Marx, che propose altra via per la conquista del potere da parte della classe operaia, riteneva possibile l'emancipazione soprattutto dei contadini russi, ma non ebbe il successo sperato. Lenin, che fu acerrimo nemico del populismo, affermava che esso era nato "in quel periodo della storia in cui lo spirito rivoluzionario dei democratici borghesi era già morto e la coscienza rivoluzionaria del proletariato socialista non era ancora matura".
Ma nello scritto Alla memoria di Herzen (in Opere scelte, vol. II, pp.102-108) lo steso Lenin precisa: "Egli fu il fondatore del socialismo "russo", il "populismo"; e il "socialismo" consisteva per lui nella emancipazione dei contadini, ai quali sarebbe stata concessa la terra, nell'obstcina come forma di possesso fondiario, e nella concezione contadini del "diritto alla terra"
Per questo è ammirato da Lenin perchè innalzò il "vessillo della rivoluzione". Infatti - prosegue Lenin - "Nel commemorare Herzen il proletariato impara a comprendere dal suo esempio la grande importanza della teoria rivoluzionaria; impara a comprendere che la devozione assoluta alla rivoluzione e la propaganda rivoluzionaria fatta tra il popolo non vanno perdute, anche quando intieri decenni dividono il periodo della semina da quello del raccolto".
Positivo il populismo per il rivoluzionario Lenin, perchè prepara la vera rivoluzione; giudizio questo ribadito in tanti altri scritti, anche per altri populisti russi, tra cui Che fare? (Ivi, vol: I, p.264). e in Quaderni filosofici (ivi, vol:III, pp.896-900).
Il padre della rivoluzione comunista guardò però al populismo solo come una fase "primitiva" della rivoluzione, perchè troppo orientato alla situazione dei contadini. I veri semi saranno quelli del marxismo e il coinvolgimento della classe operaia, l'unica in grado di fare la rivoluzione, come sosteneva il fondatore del movimento.
Il populismo era importante, come lo fu anche il populista Leone Tolstoj, ma la prospettiva era altra e inizierà nel novembre del 1917 (ottobre per il calendario giuliano), mietendo i suoi frutti con l'avvento di Stalin, il quale ben chiarisce la sua filiazione da Lenin in Dei principi del leninismo (Mosca, ed. in lingue estere, 1948, pp.9-100). Necessità per il successore di Lenin "di una rivoluzione violenta del proletariato con la demolizione della macchina statale della borghesia come condizione previa di questa rivoluzione, è legge ineluttabile del movimento rivoluzionario dei paesi imperialisti di tutto il mondo." (ivi, p.45). Le vecchie forme, tra cui il populismo, vanno superate e non fu a caso che Stalin si preoccupò molto della questione contadina (ivi, p.49 ss.). I contadini che si erano avvicinati al bolscevismo dal 1905 (prima rivoluzione) collegandosi con gli operai, avrebbero dato vita al vero comunismo. Bisogna superare quel diritto alla terra di cui parlava anche il populismo e Stalin con determinazione lo fece. La sua lotta contro i kulaki a partire dal 1927 fu precisa, portando al loro stermino, il secondo dopo quello degli armeni nel Novecento! Non vi sono numeri precisi, si oscilla tra i tre e i quindici milioni, ma Stalin vinse la battaglia e insegnò come sconfiggere il nemico anche al suo futuro alleato Hitler (Patto Molotov Ribbentropp del 1939).
Il populismo, apprezzato, ma combattuto da Stalin è nato nell'ambito della riflessione socialista, ha subito un cambiamento di valenza a partire dal 1950 in Argentina con l'avvento al potere (Presidente della Repubblica) di Juan Domingo Perón (1895 - 1974). Egli caratterizzò, insieme alla moglie Evita, una stagione politica nella quale si univa il socialismo, il patriottismo, la terza via economica del fascismo italiano senza negare almeno ufficialmente la democrazia e la sovranità popolare. Il "peronismo" fu qualificato dal comunismo internazionale come "populismo di destra", come alcuni definirono anche il fascismo italiano, quello "sociale". In effetti anche il peronismo parlava di una nuova era dove i "descamisados" avrebbero avuto il potere, attraverso piani quinquennali nell'ambito economico, come fece Stalin. La morte di Evita Perón e una crisi generale anche indotta dal capitale straniero mise in crisi la politica argentina anche per l'ostilità della Chiesa cattolica. Perón dovette andarsene, ma il suo modello politico rimase presente sia nei partiti di destra che in quelli di sinistra, ma il giudizio soprattutto nei partiti e movimenti comunisti è che il peronismo/populismo sia negativo e che sia sempre necessario combatterlo, perchè ostativo della vera prospettiva politica quella appunto da loro proclamata e perseguita.
Non a caso, infatti, coloro che non sono nella prospettiva "di sinistra" (non quella argentina chiaramente) sono gratificati con l'appellativo di populisti, ovvero di una politica che cerca il consenso della "pancia" del popolo e fa propri i suoi apolitici sentimenti, come, ad esempio oggi, il rifiuto dei cosiddetti "profughi" o la richiesta di un "salario di cittadinanza" o la critica serrata alla corruzione dei politici che appare sempre più evidente con la loro occupazione del potere ai fini della propria carriera e del proprio vantaggio.
Il populismo non è una vera prospettiva politica, non è un partito, raccoglie elementi di critica al potere costituito o di coloro che direttamente o indirettamente lo gestiscono dalle segreterie di partito e pertanto va combattuto soprattutto, come insegnava bene Lenin, con la denigrazione ad oltranza dei contenuti, degli esponenti, perchè movimento "di destra" i più accesi lo chiamano semplicemente "fascismo".
Purtroppo intorno al populismo si parla per slogan, per presa di posizione, ma non v'è mai una vera analisi del perché nel popolo si sviluppino determinati contenuti ai quali bisognerebbe far fronte prima di tutto invece di denigrarli. E' facile parlare di accoglienza, di umanità , ma come realizzarla è ben altra cosa. Quando mai si leva forte la voce contro i mercanti di uomini, contro un apparato, soprattutto di cooperative che lucrano, come molte che si occupano di vari aspetti problematici dell'umanità ? Chi vive quotidianamente a contatto con le situazioni e teme di uscire di casa o semplicemente deve pagare il "pizzo" per parcheggiare, non ha forse tutto il diritto di protestare, di chiedere azioni vere di difesa della propria vita? Si pagano assessori alla sicurezza come Dario Rotondi che non hanno alcun vero potere di intervento, si consiglia di non andare in certi luoghi, ma non si fa altro per rimediare che emanare "grida" di manzoniana memoria.
Invece di insultare i populisti, avendo in mente solo l'occupazione del potere da loro minacciata, i politicanti, (politici è nome troppo nobile per costoro) farebbero bene ad esaminare i contenuti populisti e porre rimedio agli sfasci, perchè nella politica, buona arte di governo e di amministrazione, il fine non è la poltrona, ma il bene comune, raggiunto anche contro il vantaggio di una parte, anche la propria. Invece si inseguono prospettive inutili al bene comune e magari si fanno pure convegni con sociologi per attestarlo oppure si emettono ordinanze contro i deboli per avere il plauso, ma chi insegue per tornaconto il plauso alla fine viene sconfitto. Quando il popolo parla deve essere ascoltato, non denigrato e le soluzioni debbono essere efficaci. Non basta semplicemente, ad esempio, emanare un'ordinanza, che viene pubblicizzata come soluzione, mentre non ne è nemmeno il barlume, come accaduto di recente con l'ordinanza del Sindaco Achille Variati contro la sosta dei camper di alcune famiglie Rom in alcune zone della città di Vicenza. Non si è data soluzione, si è fatto solo del populismo negativo, ma, dato che proviene da una parte politica in voga, allora ai autocelebrano come se non lo fosse.
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