Il "mezzo" di Vicenza guidato dalla pubblicità, e da Zoso, sa tutto sulla BPVi: punite Zonin e le azioni salgono!
Giovedi 26 Novembre 2015 alle 01:46 | 0 commenti
C'è a Vicenza un mezzo (nel senso letterale del termine, mezzo non intero perché la sua metà più chiara è quella affollata da banner a pagamento) che è guidato da menti e braccia, appunto, di "stampo pubblicitario" e con sede redazionale presso l'agenzia stessa. Per farvi capire questa, non unica, anomalia, prendiamo ad esempio chi mai, in altri casi, potrebbe essere il nostro riferimento: addirittura la sede della concessionaria pubblicitaria del giornale locale per antonomasia, per non dire della nostra... lillipuziana, è ospitata, e non viceversa come il "mezzo", nella sede del quotidiano locale, da noi quotidianamente invidiato e, soprattutto, vituperato.
Lo invidiamo per il numero di lettori che raggiunge, calante anche a settembre quando ha perso addirittura il 6,1% di copie rispetto all'estivo agosto scendendo a poco più di 31.873 copie vendute tra edizione cartacea e online.
Ma noi, che siamo, molto modestamente, convinti di meritarci l'attenzione dei nostri singoli lettori più di DiArio quotidiano e che lavoreremo per i nostri prossimi... 35 anni e 12 giorni (fra 12 giorni, l'8 dicembre, inizia il Giubileo anche se non in onore del nostro 65° compleanno...) per sfidarlo, sul web o dove sarà , anche sui numeri, oltre che sulla qualità dell'indipendenza, vituperiamo il diArio per gli ordini e i suggerimenti che i piccioni, che arrivano da Confindustria Vicenza, suo ufficiale proprietario, trasportano a turno, a seconda dei poteri in auge, alle sia pur notevoli penne, o tastiere che dir si voglia, di quel giornale.
Ma, dicevamo, il direttore del GdV, uno degli ormai ex amici di Galan, di cui invidiamo, e vituperiamo, lo stipendio, gli ordini li prende, e li smista, ma almeno non dalla sua concessionaria pubblicitaria, che non è la proprietaria dell'immobile in cui fa il suo lavoro, come avviene per il "mezzo".
Eppure il "mezzo", che si è presentato, alla sua nascita, come l'unico mezzo indipendente di Vicenza, ha alle spalle una possente società editrice (è una srls con un capitale sociale di ben 500 euro), che, si legge nella autoglorificazione del "mezzo", è "fatta da giovani" (ci fu annunciato anche che erano dalle "spalle larghe") che nel prossimo futuro vi diremo chi sono e, soprattutto, chi rappresentano.
Oggi vi anticipiamo che, anche se la socia maggioritaria è del 90, gli altri tre sono del 77, del 72 e del 67, insomma non vecchi come noi ma poi non proprio ai primi e puri vagiti... Sarà per questo che la "Vox promo-pubblicitaria" annovera (deve annoverare?) tra le sue firme più ricorrenti il maggior numero percentuale di ex politici, uno nazionale, gli altri consiglieri comunali in tempi passati, a Vicenza e Arzignano, di grande buona volontà , ma non rieletti, anche se alcuni di loro qualche seggiola ancora la occupano a Vicenza se non in Veneto.
Ma queste penne sono, soprattutto, tutte in mano a esperti di... banche e, soprattutto, ora che il danno è fatto dopo che noi, umili scriba, lo preannunciavamo dal 2010, di portatori della "soluzione" per la Banca Popolare di Vicenza, ignota addirittura al povero Ad Francesco Iorio: dopo le dimissioni di Gianni Zonin, di cui si è cibato a lungo come argomento fondamentale e strategico anche il "mezzo", basta punire il più possibile il reprobo et voilà le azioni saliranno di nuovo alle stelle, la gestione operativa sarà succulenta e la vicentinità sarà confermata ricevendo addirittura il marchio Doc.
Poco importa, quindi, se continueranno i vecchi giochi e giochini senza che nuovi e vecchi padroni ci mettano veri soldini visto che parlar male della banca, ora e non quando andava fatto, sorry ci ripetiamo, di sicuro non la aiuta a ridare valore a se stessa e, quindi, ai soci turlupinati da Zonin & c.
Ma chissà se quelle brave persone, a cui la "Vox promo-pubblicitaria", ha affidato quotidianamente forbite analisi (abbagliandole magari con l'ospitalità offerta al loro nome e cognome dal grande "mezzo") sanno, più che quello che scrivono, per chi lo scrivono, sotto l'ispirazione (concussiva o vendicativa?) del loro leader di fatto, l'ex, ma molto ex sottosegretario all'Istruzione Giuliano Zoso?
Eppure costui, una volta veniva frequentemente graffiato a sangue dalla penna del primo e per ora unico direttore del "mezzo", che allora rispondeva al primo direttore di VicenzaPiù, non il sottoscritto, per aver fatto parte degli antesignani di tangentopoli con un unico, grande merito, oggi oggettivamente raro, quello di essere uscito dalla politica ufficiale una volta condannato.
Ma questo merito l'attuale nonnino ex Dc lo ha annacquato e svilito non avendo mai perso il vizietto di voler fare da padrino della piccola Vicenza, lui che "pesava" in Italia, e da un po' è, perciò?, approdato al desco («‘ndo se magna», cibo o pseudo influenza poco cambia) piuttosto che al giornalistico desk del "mezzo" a trazione pubblicitaria.
Il senatore vide chiudersi in sequenza dietro di lui, e dei suoi "messaggi mediatici subliminali", le porte de Il Giornale di Vicenza, di La Domenica di Vicenza e de Il Corriere del Veneto, non trascurando, col suo attuale direttore, allora inizialmente suo detrattore e poi convertitosi improvvisamente alla sua "ammirazione", di "trescare" con qualche possibile finanziatore eccellente, ora indagato dalla Procura delle Repubblica per il caso BPVi, per condizionarci.
Zoso, il fustigatore del "cattivo" Zonin e il possessore delle chiavi per il futuro beato della BPVi, allora usò col sottoscritto questa frase già da me riportata e mai smentita, in quanto vera: «bisogna attaccare Roberto Zuccato e la Banca Popolare di Vicenza e poi vedrà come faranno contratti pubblicitari con lei!».
Innamorato fuori moda dell'indipendenza della stampa (che non vuol dire non prendere posizioni ma provare a farlo non a comando) mi permisi di tranciare subito non ricordo bene se la sua penna, la sua tastiera o il suo disegno e, non avendo avuto giustificazione di certi contemporanei comportamenti del suo nuovo referente e attuale direttore, dovetti fare a meno anche delle indubbie potenzialità dell'allora giovane collaboratore invitandolo a farsi pagare dal parlamentare che era avvezzo, oddio per il bene della causa, a usare soldi non suoi (e ultimamente al centro anche di un'inchiesta di Report).
Fu così che, da e con lui, nacque, copiando in entrambi i casi da noi la formula (ma le copie sono sempre riconoscibili), prima ancora dell'attuale "mezzo" La Nuova Vicenza, un web para confindustriale (la proprietà era di Luca Bortolami, allora presidente della sezione Sistemi innovativi di Confindustria, all'epoca capitanata da Zuccato, uno dei "nemici" che Zoso voleva attaccare tramite noi per trarne vantaggi).
La NV, a cui non mancò, anche sotto il probabile pseudonimo u.a., la penna di Giuliano, chiuse quando il fatturato dell'editore salì, sì salì, da poco più di 33.000 euro a oltre un milione e duecentomila euro (irreali se il business fosse stato solo l'editoria web...): quella fu una singolare anomalia di un editore che chiuse ma, magari esaurito un qualche compito, fu promosso in altri settori...
Ma questa è un'altra storia di uno degli editori "indipendenti" che hanno sostenuto, prima di chiudere, il direttore attuale del senatore Zoso, un uomo storicamnete abituato a dirigere... Lui.
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