Il grido di dolore di Rebecca neo-ecologista
Martedi 28 Dicembre 2010 alle 09:07 | 0 commenti
Il presidente della Confcommercio locale ripete il no a nuovi centri commerciali (ex Cis e Grisignano). E afferma: basta con lo sviluppo come dogma, da vicenzaPiù n. 104
E' la seconda volta nel giro di sei mesi che Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza, uno in genere molto parco di interviste, compare a tutta pagina sul Giornale di Vicenza per opporsi con durezza a nuovi centri commerciali nel Vicentino.
Nel giugno scorso aveva già chiarito la posizione nettamente contraria della sua categoria, che dovendo già fare i conti con la contrazione dei consumi si vedrebbe pugnalata mortalmente dall'insediamento di grandi strutture di vendita ipotizzabili nel piano urbanistico della Provincia a guida Lega Nord. Il quadro, Rebecca lo aveva spiegato alla perfezione: «Nella pianificazione regionale del primo Galan, anno 1996, fu il blocco di nuovi insediamenti per sovrabbondanza in tutto il Veneto. Nel secondo Galan, 1999, furono concessi un limitato numero di metri quadrati che erano consoni: 67 mila in Veneto, 11.200 nel Vicentino. Nel terzo Galan, 2004, via a 113 mila metri quadri, 20.400 nella nostra provincia. E sono andati quasi tutti esauriti. (...) Costruire ancora significa creare sovrabbondanza di strutture che porteranno alla crisi, se non alla morte di altre strutture. Le più colpite? Il piccolo supermercato di quartiere che ha funzione sociale: e se chiuderà in quella zona non ci saranno servizi. Così non si tiene conto né della popolazione (sono in aumento gli anziani che faticano a muoversi), né del territorio che va cementificato. Per non parlare del traffico che si genererà » (Giornale di Vicenza, 29 giugno 2010). Ineccepibile. Questa volta l'occasione per rilanciare l'allarme l'ha fornita la saturazione del paesaggio, causa a monte dei danni portati dall'alluvione. Il pericolo segnalato da Rebecca è che si voglia convertire i capannoni vuoti di cui pullula il territorio berico in aree commerciali, «un'operazione che comporterebbe un'ulteriore colata di cemento per adeguare alla nuova funzione queste strutture, dotandole delle necessarie opere viarie di complemento, di marciapiedi, di parcheggi. La domanda a questo punto è: dove vogliamo andare con questi ritmi di consumo del nostro ambiente?» (Giornale di Vicenza, 10 dicembre 2010). Il rappresentante dei commercianti vicentini neo-ecologista convinto? Rebecca sposa in pieno la tesi del "cambio di rotta" rispetto al dogma dello sviluppo a tutti i costi: «Il consumo del territorio non si può chiamare sviluppo: oggi, invece, è più che mai urgente raccogliere la sfida di una crescita sostenibile. Smettiamola, dunque, di avallare la realizzazione di nuove città artificiali, magari scambiandole con opere di urbanizzazione e aggiungendo cemento a cemento. É un'inversione di rotta che forse può dare fastidio ad alcuni, ma che è inderogabile per il bene di tutti». Ma, come è naturale, fra le righe si scorgono due nodi politico-affaristici ben individuabili: la conversione dell'ex centro intermodale di Montebello in zona commerciale, con relativi profitti del senatore leghista Alberto Filippi titolare del terreno, e il progetto di un outlet a Grisignano. Riguardo alla prima questione, rispetto ai Comuni interessati che si sono detti concordi nel dare semaforo verde all'operazione, Rebecca ribadisce un no secco, parlando senza mezzi termini di speculazione: «Se dovesse passare il cambio di destinazione per il Cis di Montebello verrebbero stravolti i già delicati equilibri della rete distributiva in quell'area, aggravando la situazione ambientale di una provincia già di per sé fortemente cementificata con una nuova "cattedrale nel deserto" di 80mila metri quadri. Senza contare che la questione Cis rischia di trasformarsi in una grande operazione speculativa, perché creerebbe una disparità di trattamento tra gli ex proprietari, che sono stati indotti a suo tempo a cedere i terreni per la realizzazione di un intervento di pubblico interesse, e quelli che, invece, si vedrebbero oggi "premiati" dalla nuova previsione urbanistica. Ce n'é abbastanza, mi sembra, perché la Giunta regionale, chiamata a ratificare il Piano di Assetto del Territorio Intercomunale che darebbe il via libera a questa nuova mega struttura, si assuma la responsabilità politica di non assecondare un simile progetto». Quanto all'ipotesi di una città degli acquisti a Grisignano, Rebecca sostiene, in parole povere, che ridurrebbe sul lastrico le piccole e medie botteghe della zona («provocherebbe un'irreversibile disarticolazione della rete di vendita esistente in un vastissima area tra Vicenza e Padova») e ricorre, anche qui, all'argomentazione ambientalista: «abbiamo espresso la nostra più totale contrarietà a questa ipotesi, non solo per i risvolti che interessano il settore distributivo, ma anche per quelli ambientali: basti pensare che il nostro territorio provinciale ha già livelli di urbanizzazione superiori alle medie regionali che si registrano in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna». A giugno, il presidente dell'associazione commercianti aveva già puntato il dito, con un'espressione inusuale nelle alte sfere, contro l'«oligarchia di costruttori» che «sta rimettendo mano ai capannoni per adeguarli a standard per il commerciale». Oggi è tornato alla carica. Allora aveva trovato una sponda (solitaria) in Davide Lovat, responsabile enti locali del Carroccio berico e avversario interno di Filippi, a cui non pareva vero di poter affiancarsi alla voce di una categoria popolare come quella dei negozianti per attaccare il compagno di partito coinvolto nel caso Cis. Ci sarà ora qualcuno che appoggerà il j'accuse di Rebecca, o esso è destinato a restare un grido nel silenzio? Il Pd a Palazzo Nievo ha qualcosa da dire in proposito, o meglio far finta di niente per non creare ostacoli al maxi-affare nuovo stadio a Vicenza Est tanto caro alla giunta Variati?
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