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Il Fatto Quotidiano: Veneto Banca, l’ultimo affare del “dominus” Consoli

Di Rassegna Stampa Mercoledi 5 Ottobre 2016 alle 09:35 | 0 commenti

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Fino al giorno prima dell’arresto (il 2 agosto scorso) “il dominus” di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, nonostante fosse ormai fuori dal cda dell’istituto di credito, continuava a lavorare “dietro le quinte per realizzare un progetto in grado di catapultarlo all’interno del sistema bancario”. È uno dei motivi che ha spinto i giudici del Tribunale del Riesame di Roma a confermare lo scorso 5 settembre la misura cautelare ai domiciliari per Consoli. Per i pm capitolini, era lui l’uomo che – anche dopo le dimissioni – riusciva a incidere “nelle scelte di politica aziendale” della banca, trasformata in spa dopo il decreto del governo sulle popolari.

Così è finito ai domiciliari con l’accusa di ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio. Adesso si scopre che la sua presunta attività di “dominus” era in atto fino al giorno prima dell’arresto, quando viene intercettata una conversazione dalla quale “emerge chiaro – è scritto nelle motivazioni del Riesame – il persistente interessamento di Consoli per l’istituto albanese”.

AGLI ATTI
I giudici: esisteva un “sistema illecito dal quale sono rimasti schiacciati i piccoli risparmiatori”
La telefonata è del primo agosto scorso: Consoli parla con Daniele Scavaortz, già direttore di Veneto Banka Albania, poi consulente amministrativo, e gli chiede “dati aggiornati sulle condizioni della banca”: “Ascolta – dice il “dominus” – Daniele, stavo riprendendo in mano adesso le carte dell’Albania… vediamo se con l’arrivo del fondo vogliono vendere o meno… il progetto se dovesse andare in porto è sempre la stessa cosa, intanto io parlo con gli amici qua… vediamo se riusciamo a fare qualcosa”. Il fondo di cui parla è il Fondo Atlante che ha acquisito il 97,64% dell’istituto.
Per i giudici quindi quell’intercettazione “dimostra come Consoli, anche dopo l’acquisizione di Veneto Banca da parte del Fondo Atlante, non abbia certo cessato di avvalersi dei rapporti che ancora lo legano all’istituto per acquisire informazioni da usare ai fini personalistici, contrastanti con gli interessi della banca”.

E sempre quando ormai il Fondo Atlante aveva preso il controllo della banca, Consoli viene intercettato di nuovo mentre commenta la decisione del neo Amministratore delegato, Cristiano Carrus, di nominare nuovi direttori generali, creando una politica di discontinuità con il passato. “Prima o poi faremo fuori lui vah”, dice Consoli il 28 luglio scorso al telefono con un dirigente. “Frase che - secondo i giudici - ancora una volta mette in luce come Consoli non abbia affatto abbandonato il progetto di tornare a ‘contare’ in Veneto Banca”. E “di certo può contare ragionevolmente su stretti rapporti personali nell’intero sistema bancario nazionale”.

Ma c’è anche un’altra intercettazione che secondo i giudici racconta il suo ruolo di “dominus”. È una telefonata del 23 aprile 2015 con l’ex consigliere del Cda di Veneto Banca, Cristina Rossello, celebre avvocato nella finanza italiana. La Rossello fu anche la custode del cosiddetto “papello” con le garanzie che Ligresti aveva chiesto a Mediobanca. Ad aprile del 2015, Consoli non faceva più parte del cda eppure parlando della nomina di quello che doveva essere il nuovo vicepresidente, gli si diceva al telefono: “Lo scegli tu, stai tranquillo, che ci dai un input e noi ci siamo”.

Sono queste le motivazioni che hanno spinto il riesame a confermare per Consoli i domiciliari, che sta scontando in una parte della villa di Vicenza: un immobile di oltre 567 metri quadri, più 559 di aree scoperte. Non hanno convinto quindi i giudici nè gli appunti trovati a casa dove si descriveva come il “capro espiatorio dell’intera vicenda giudiziaria che ha investito la banca” nè l’interrogatorio di settembre 2015, durante il quale ha più volte sottolineato che “Non c’è mai un uomo solo al governo…”.

Le indagini nei suoi confronti quindi, si sottolinea nelle motivazioni, “hanno svelato un vero e proprio sistema illecito, fondato sulla promozione di un’immagine distorta dell’istituto, sistema dal quale, secondo un copione già visto, sono rimasti alla fine schiacciati più che altro i piccoli risparmiatori, indotti ad acquistare prodotti artificiosamente sopravvalutati e impossibilitati ad ottenere lo smobilizzo dei primi segnali di crisi”.
di  


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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