Il Fatto Quotidiano: Veneto Banca, l’ultimo affare del “dominus” Consoli
Mercoledi 5 Ottobre 2016 alle 09:35 | 0 commenti
Fino al giorno prima dell’arresto (il 2 agosto scorso) “il dominus†di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, nonostante fosse ormai fuori dal cda dell’istituto di credito, continuava a lavorare “dietro le quinte per realizzare un progetto in grado di catapultarlo all’interno del sistema bancarioâ€. È uno dei motivi che ha spinto i giudici del Tribunale del Riesame di Roma a confermare lo scorso 5 settembre la misura cautelare ai domiciliari per Consoli. Per i pm capitolini, era lui l’uomo che – anche dopo le dimissioni – riusciva a incidere “nelle scelte di politica aziendale†della banca, trasformata in spa dopo il decreto del governo sulle popolari.
Così è finito ai domiciliari con l’accusa di ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio. Adesso si scopre che la sua presunta attività di “dominus†era in atto fino al giorno prima dell’arresto, quando viene intercettata una conversazione dalla quale “emerge chiaro – è scritto nelle motivazioni del Riesame – il persistente interessamento di Consoli per l’istituto albaneseâ€.
I giudici: esisteva un “sistema illecito dal quale sono rimasti schiacciati i piccoli risparmiatoriâ€
Per i giudici quindi quell’intercettazione “dimostra come Consoli, anche dopo l’acquisizione di Veneto Banca da parte del Fondo Atlante, non abbia certo cessato di avvalersi dei rapporti che ancora lo legano all’istituto per acquisire informazioni da usare ai fini personalistici, contrastanti con gli interessi della bancaâ€.
E sempre quando ormai il Fondo Atlante aveva preso il controllo della banca, Consoli viene intercettato di nuovo mentre commenta la decisione del neo Amministratore delegato, Cristiano Carrus, di nominare nuovi direttori generali, creando una politica di discontinuità con il passato. “Prima o poi faremo fuori lui vahâ€, dice Consoli il 28 luglio scorso al telefono con un dirigente. “Frase che - secondo i giudici - ancora una volta mette in luce come Consoli non abbia affatto abbandonato il progetto di tornare a ‘contare’ in Veneto Bancaâ€. E “di certo può contare ragionevolmente su stretti rapporti personali nell’intero sistema bancario nazionaleâ€.
Ma c’è anche un’altra intercettazione che secondo i giudici racconta il suo ruolo di “dominusâ€. È una telefonata del 23 aprile 2015 con l’ex consigliere del Cda di Veneto Banca, Cristina Rossello, celebre avvocato nella finanza italiana. La Rossello fu anche la custode del cosiddetto “papello†con le garanzie che Ligresti aveva chiesto a Mediobanca. Ad aprile del 2015, Consoli non faceva più parte del cda eppure parlando della nomina di quello che doveva essere il nuovo vicepresidente, gli si diceva al telefono: “Lo scegli tu, stai tranquillo, che ci dai un input e noi ci siamoâ€.
Sono queste le motivazioni che hanno spinto il riesame a confermare per Consoli i domiciliari, che sta scontando in una parte della villa di Vicenza: un immobile di oltre 567 metri quadri, più 559 di aree scoperte. Non hanno convinto quindi i giudici nè gli appunti trovati a casa dove si descriveva come il “capro espiatorio dell’intera vicenda giudiziaria che ha investito la banca†nè l’interrogatorio di settembre 2015, durante il quale ha più volte sottolineato che “Non c’è mai un uomo solo al governo…â€.
Le indagini nei suoi confronti quindi, si sottolinea nelle motivazioni, “hanno svelato un vero e proprio sistema illecito, fondato sulla promozione di un’immagine distorta dell’istituto, sistema dal quale, secondo un copione già visto, sono rimasti alla fine schiacciati più che altro i piccoli risparmiatori, indotti ad acquistare prodotti artificiosamente sopravvalutati e impossibilitati ad ottenere lo smobilizzo dei primi segnali di crisiâ€.
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