Il Fatto: i timori del Colle sulla commissione d’inchiesta
Venerdi 7 Luglio 2017 alle 09:44 | 0 commenti
Ormai è quasi un caso. Sedici giorni dopo la sua approvazione definitiva alla Camera, la legge che istituirà una commissione bicamerale d'inchiesta sul sistema bancario ancora non è finita in Gazzetta ufficiale. Manca infatti ancora la firma del Quirinale, necessaria per far percorrere l'ultimo miglio al provvedimento. Ma è proprio sul Colle dove siede Sergio Mattarella che il processo ha rallentato vistosamente. Il motivo è il timore per quello che da quella commissione potrà uscire, e per questo si lavora a un esame dettagliato sul mandato che potrà avere.
A quattro anni dalla proposta, tre da quando fu incardinata in commissione e uno e mezzo dall'inizio della discussione, la legge è stata approvata il 21 giugno scorso. La bicamerale avrà gli stessi poteri dell'autorità giudiziaria, ma poco tempo per lavorare seriamente visto che la legislatura volge al termine. Abbastanza, però, per mettere sulla graticola la Banca d'Italia (e la Consob) e il suo governatore Ignazio Visco. Il primo a volerlo è proprio Matteo Renzi, che incolpa, non senza qualche ragione Palazzo Koch dei disastri commessi dal governo sulle banche. Il rapporto personale con Visco è pessimo, logorato fin dai primi mesi seguiti all'arrivo a Palazzo Chigi, ma sono state le crisi bancarie insieme alle riforme del settore - da quella sulle banche popolari a quella sul credito cooperativo, che il governo ha completamente appaltato a Bankitalia, salvo poi pentirsene, a portare alla rottura. Nel frattempo - novembre 2015 - è infatti successo il disastro: dopo mesi di trattative con l'Ue quattro "banchette" sono andate gambe all'aria, tra cui la Popolare Etruria cara a Maria Elena Boschi, dove il padre sedeva come vicepresidente prima che Visco la commissariasse multandone poi i vertici. Anche i rapporti privilegiati tra Bankitalia e la Popolare di Vicenza di Gianni Zonin saranno al centro delle attenzioni del Pd.
Visco scade a novembre. Formalmente la nomina spetta al governo, sentito il Presidente della Repubblica. Essendo quello Gentiloni in scadenza, la nomina di fatto ricadrà su Mattarella, che vuole riconfermare il governatore in nome della continuità , mossa che Renzi vede come fumo negli occhi. Per questo la commissione, le cui regole per i futuri membri garantiscono una formazione ricca di peones, verrà usata per regolare alcuni conti. Gli uffici giuridici del Colle studiano da giorni il testo, concentrandosi sul mandato e sui tempi della futura bicamerale. Parliamo di un testo stringato (5 pagine), e questo la dice lunga sui timori del Quirinale.
"Il decreto sulle banche venete è finito in gazzetta il giorno stesso. Per la commissione d'inchiesta ancora niente", ha attaccato l'altro giorno l'ex viceministro all'Economia Enrico Zanetti (Sc). Con l'ok definitivo, la commissione potrebbe partire a settembre, dopo la nomina dei membri (20 deputati e 20 senatori).
L'altro bersaglio sarà proprio la Boschi. La commissione potrà infatti convocare l'ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni per chiedergli se è vero che - come ha rivelato l'ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli nel suo Poteri forti (o quasi) - l'allora ministro delle Riforme gli chiese di salvare Etruria. Dossier che Ghizzoni aprì e poi richiuse poco dopo. La Boschi ha minacciato querele. Ghizzoni non ha smentito e di fronte alla commissione sarà obbligato a rispondere. Potrebbe essere chiamato anche l'ex dg di Veneto Banca Vincenzo Consoli, che - come rivelato dal Fatto - incontrò Boschi nel marzo del 2014 per discutere di Etruria.
Carlo Di Foggia - Il fatto Quotidiano
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.