Il dubbio di Negrin, stritolato tra Banca Altovicentino e Banca Intesa
Domenica 20 Novembre 2011 alle 10:41 | 0 commenti
L'attuale presidente dell'ADDIB, associazione di tutela degli utenti bancari, era un socio scomodo dell'allora Rurale di Monte Magrè
Una vendetta ... trasversale? La lunga disavventura finanziaria e giudiziaria di Ruggero Negrin (ora per ... reazione presidente dell'ADDIB, Associazione Difesa Dagli Illeciti Bancari, ndr), l'abbiamo raccontata nei dettagli nell'ultimo numero di VicenzaPiù senza aver avuto riscontro né da Banca Intesa né dal Pm Paolo Pecori, tirati in ballo da Negrin nella sua Vicenza e che non hanno risposto alla nostra richiesta di intervenire, fatta prima ancora di pubblicare l'articolo.
Eppure le vicissitudini bancarie e giudiziarie del titolare della Erredi snc di Schio avrebbero origini più complesse di quelle riconducibili generalmente a situazioni simili. L'improvviso e ingiustificato dietrofront nel 1992 delle banche, che fino a poche settimane prima avevano sostenuto la crescita della sua azienda, fino a portarla ad essere tra le realtà leader nel mercato di riferimento, avrebbe motivazioni quasi personali. "Non posso escludere un'ipotesi che sin da subito mi è balenata in mente - conferma lo stesso Negrin - anche se purtroppo non ho prove inconfutabili, altrimenti le avrei già sottoposte al Pm che ha in mano la corposa pratica". La strana coincidenza, secondo Negrin, è che ad imprimere l'accelerazione alla richiesta di rientro del credito da parte di Banca Intesa (all'epoca Banco Ambrosiano Veneto), sarebbe stato Roberto Dalla Vecchia, all'epoca direttore dell'agenzia di Schio ma fino a poco prima ai vertici della Cassa Rurale di Monte Magrè (oggi Banca Altovicentino), di cui Negrin era un socio decisamente importante. "La mia colpa? Essere in continuo contrasto con le decisioni del Cda e aver spesso votato contro la maggioranza, in sede di assemblea annuale dell'istituto. Avevo sollevato critiche sull'operato e sulla gestione degli amministratori, portando alla luce dei bubboni che sono effettivamente scoppiati poco tempo dopo, con tanto di clamore mediatico. Insomma, ero il classico grillo parlante che dava un po' fastidio e più volte me lo fecero notare. Se poi dalle parole siano passati ai fatti, non lo so, ma ci ho riflettuto spesso da quando mi è capitata questa tegola che ha rovinato la mia attività e la mia famiglia". Come descritto nell'ultimo numero, infatti, mancando improvvisamente il terreno sotto i piedi, la Erredi dovette chiudere i battenti e, per rientrare dei debiti, a Negrin fu pignorata l'abitazione principale. "E' il modo poco limpido con cui mi misero spalle al muro a farmi sospettare - chiude Negrin -. Obbligarono infatti i miei genitori a prestare una garanzia enormemente superiore alle loro proprietà ed a quanto concordato (50 milioni di lire, ndr), ed ho già dimostrato che il contratto fu completato e contraffatto successivamente dalla banca. Ciononostante ancora non ottengo giustizia."
Da VicenzaPiù n. 223 e BassanoPiù n. 4
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