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Il discorso del sindaco Achille Variati per la cerimonia del 25 aprile a Piazza dei Signori

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 25 Aprile 2011 alle 12:32 | 0 commenti

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Achille Variati, Comune di Vicenza

Saluto il signor prefetto, le autorità religiose, militari, le autorità civili, parlamentari, regionali, provinciali, il presidente del consiglio comunale, gli assessori e i consiglieri comunali, che con me condividono l'impegno amministrativo per Vicenza (guarda qui la nostra Photo gallery).

Un affettuoso saluto alle associazioni combattentistiche e d'arma, ai volontari della libertà, all'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (quest'anno non è tra noi Giulio Vescovi che ricordo con particolare affetto), all'associazione Internati nei campi di concentramento, all'associazione delle vittime civili di guerra, ai sindacati, tutte associazioni che non mancano mai di essere presenti con le loro bandiere e i loro labari, simboli di storia, di sofferenze e di onore.
Saluto voi care concittadine e cari concittadini che siete venuti oggi in piazza a testimoniare libertà.

Purtroppo su questa Festa il 25 Aprile anche quest'anno dobbiamo registrare un nuovo imbarbarimento. Sembra che ogni anno ci sia, da parte di alcuni, la volontà di insultare e vilipendere più gravemente questa festa. Che non è la festa di una parte. È la festa di tutti, e di tutta l'Italia che ama e celebra la libertà. È la festa della libertà. E non dovrebbe essere, la libertà, qualcosa che unisce, che tutti vogliono, per cui tutti combattono?

Eppure anche quest'anno ci troviamo a dover difendere il significato profondo, fondativo, di questa data. Quasi come se dovessimo giustificarla, o giustificarci.
Ma non è così. Non c'è nulla da giustificare. C'è da rivendicare, con orgoglio, un'appartenenza. Quella che anche oggi ha chiamato qui - e vi ringrazio per la presenza - tutti voi.

Citerò solo un esempio, che non mi piace e che abbiamo letto in questi giorni. Qua, nella nostra Vicenza, due volte medaglia d'oro al valor militare, per l'eroismo mostrato durante il risorgimento, per i sacrifici patiti durante la resistenza. Due lotte di liberazione, in effetti, in cui i vicentini non sono mai mancati. E qui, nella nostra Vicenza, pochi giorni fa una forza politica ha chiesto che il Museo del Risorgimento e della Resistenza cambiasse nome. Lo hanno chiesto proprio in questi giorni, per il 25 aprile. Quel bel museo, quel museo commovente e testimone di coraggio civile che così tanti vicentini hanno visitato nelle scorse settimane, nelle celebrazioni del 150° anniversario dell'unità d'Italia. Quel museo, quel nostro amato museo, questi giovani che un tempo si sarebbero chiamati semplicemente neofascisti, e che oggi non sappiamo neppure più come chiamare nella confusione delle sigle della politica, hanno chiesto di cambiarlo. Di cambiarne il nome. Da "Museo del Risorgimento e della Resistenza" a "Museo del Risorgimento e della concordia nazionale". Hanno chiesto di cancellare la parola "Resistenza". Lo ripeto: hanno chiesto di cancellare la parola RESISTENZA. E per spiegare questa loro offensiva, patetica, oscena proposta hanno scritto, perché non c'è limite al peggio, che mentre il Risorgimento aveva unito, la Resistenza ha diviso.
E loro, questi giovani confusi senza patria né causa a cui persino qualche consigliere comunale della nostra città, nelle scorse ore, ha offerto penosamente una sponda e una ragione, proprio non capiscono. E forse parlano, sbagliando, in buona fede.
Io non lo so cosa pensiate voi. Ma io non voglio nascondermi dietro la retorica dell'uguaglianza. Non voglio nascondermi dietro il politicamente corretto. Non voglio nascondermi dietro l'equidistanza.
Io voglio dire senza paure che certo, sì, la Resistenza divise: e fu un bene, fu un sommo e tragico e grande bene, perché divise tra chi aveva ragione e chi aveva torto, tra chi combatteva per la libertà e chi per la dittatura, tra chi diede la vita per un'Italia che fosse moderna e aperta e democratica e chi la diede, pur in buona fede alcuni, per un'Italia chiusa, retrograda, ridicola nella sua retorica fascista, alleata e amica dell'abominevole regime nazista.
Certo che la Resistenza divise: divise tra chi era con i nazisti e chi era contro.
Ed è questo un male? È qualcosa di cui vergognarsi?
No. Questo è esattamente ciò che noi ogni anno qui ricordiamo, e rivendichiamo. Questo è esattamente cosa sta scritto a fondamento della nostra amata Costituzione, che nasce dall'antifascismo ed è costruita per impedire che altri fascismi e dittature ritornino.

Ed è allora giusto, forse, riflettere sulle scelte. E le conseguenze delle scelte che facciamo. Le scelte che facciamo, le azioni che compiamo, non esistono in sé e per sé. Da sole. Né da sole possono essere giudicate, come se fossero oggetti astratti.
Ogni scelta è scelta tra questo o quello. Ogni azione è scelta di fare questo o quello. Ed esistono le conseguenze. Gli esiti. E non sono forse gli esiti a definire il valore di una scelta, il significato di ogni azione? A dirci, a distanza di tempo, se quella scelta, quell'azione, è stata giusta o sbagliata?

Oggi invece i profeti di un revisionismo pasticcione ci assediano, anno dopo anno, con un'altra teoria. E la ripetono talmente tanto che rischia persino di passare per buona. E tanto si è svilito il clima politico che cose un tempo inaccettabili oggi le dobbiamo, così pare, tollerare, per non sembrare estremisti, faziosi.
Questi falsi profeti dicono: dobbiamo equiparare, dobbiamo mettere sullo stesso piano.
Dicono: ci vuole reciproco riconoscimento.
E propongono di cambiare i nomi.
E vogliono riscrivere la storia.
E propongono la strana idea per cui tutte le opinioni hanno lo stesso valore, e non ne esiste una giusta e un'altra sbagliata, perché tutte hanno la stessa dignità.

Non so come la pensiate voi, ma io sono stanco di questa deriva. Sono stanco di questo relativismo che è insensato, perché rinuncia allo stesso principio che possa esistere una verità, una cosa più giusta di un'altra - questo relativismo che è la forma moderna e più pericolosa del nichilismo, è il rifiuto di riconoscere e attribuire significato alle cose.
Significa in fondo l'indifferenza verso ogni idea, verso lo specifico significato di ogni idea, secondo la teoria, errata e mistificante, che ogni idea sia uguale alle altre. Ma se tutte le idee hanno la stessa dignità, nessuna ne ha.

Qualcuno dirà: ecco, si vuole dividere. Ecco, si vuole continuare con i muri, con la guerra permanente.
No, non è così. Ma una cosa è la pietà, l'oblio caritatevole, l'amore che ci affratella come popolo. Altra cosa è il compromesso, lo svilimento, l'accettazione di un'aggressiva campagna per distruggere il significato della festa della Liberazione.

Ci sono cose che sono uguali, e queste sì equiparabili. È uguale il sangue, che ha un solo colore. Sono uguali le vite distrutte. Uguale è il valore di quelle vite. Uguale il valore di quelle anime, e la loro fragile, vulnerabile unicità e bellezza. Uguale è il dolore delle madri che seppelliscono i figli. Uguali le lacrime dei bambini che non conosceranno i padri.
Ma ci sono cose che non sono uguali. Non sono uguali il significato, le idee, la giustezza di quelle idee, la dignità, non sono uguali le ragioni.
E non è uguale ciò che oggi proviamo e tributiamo ripensando a quegli anni lontani: gratitudine e orgoglio per gli uni, solo umana e civile pietà per gli altri.
Perché non è uguale la conseguenza delle scelte che in quel tempo terribile vennero fatte. Da una parte la libertà, una democrazia dove tutte le idee potessero trovare casa. Dall'altra parte la dittatura, l'oscurità, l'alleanza nazista che distruggeva l'Europa e i popoli.

E allora io dico, in questo 25 aprile del 2011, quando tanti anni sono passati, eppure forse non abbastanza da permettere a tutti di capire fino in fondo, che la concordia nazionale di cui parlano alcuni è un bene, certo. Ma perché sia concordia non può essere un compromesso o una svendita. La festa della concordia nazionale esiste già: si chiama 25 aprile, festa della Liberazione, ed è quella che anche oggi celebriamo. Vengano con coi, vengano qui in questa piazza e nelle altre piazze d'Italia, riconoscano il significato di questa festa, giurino assieme a noi fedeltà all'ideale della libertà, dicano assieme a noi che il fascismo fu un male, e che la Resistenza - pur con qualche errore di taluni - fu riscatto della dignità e dell'anima di un'intera Nazione, fu l'altare civile alla cui giusta e santa causa tante vite vennero immolate, fu il nuovo Risorgimento di un popolo che voleva chiamarsi libero e non più oppresso, fu la più bella e nobile consacrazione di una leva di giovani che mai l'Italia abbia conosciuto. Vengano con noi a dire queste cose, e vivremo pienamente la vera concordia.
Le mie parole franche derivano solo da una profonda riconoscenza che diventa profondo amore per chi ha lottato - partigiani, militari, donne, uomini, giovani, vecchi - per la libertà.
Viva la Resistenza.
Viva la libertà.
Viva l'Italia. Viva Vicenza.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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