Il caso del "non incontro" con il sindacato non firmatario, Di Maria della Cgil attacca Usb
Mercoledi 26 Marzo 2014 alle 15:02 | 0 commenti
“Spiace constatare che l'USB, che si atteggia a difensore dei lavoratori ha chiesto la testa del coordinatore RSU (iscritto USB che ha quindi dato le dimissioni), la cui unica colpa è stata quella di recepire correttamente di presenziare alla riunione, accettando la convocazione dell'azienda al fine di adempiere alla sua funzione di rappresentante†così interviene Agostino Di Maria, della segreteria provinciale Fp Cgil, sulla proposta di "fusione per incorporazione" di AVA e GRETA con la relativa vicenda del mancato incontro con il sindacato non firmatario USB.
Una vicenda che aveva portato Germano Raniero dell’Unione Sindacale di Base e Luc Thibault delegato Rsu/Usb Greta Alto Vicentino a lanciare un appello per quanto accaduto il 17 marzo 2014, quando si è svolto l’incontro tra il Consiglio di Amministrazione di Alto Vicentino Ambiente, l’Amministratore unico di GRETA Alto Vicentino e le OO.SS., FP-CGIL e FIT-CISL. L’incontro, richiesto dalle OO.SS. con l’organo politico è stato allargato alle RSU di A.V.A. alle ore 15.00 e alle RSU di GRETA alle ore 16.00 e i vertici aziendali hanno informato le rappresentanze sindacali dell’operazione che si dovrebbe concludere con un progetto di fattibilità a giugno che sarà presentato alle OO.SS., mentre il progetto definitivo dovrebbe concretizzarsi verso la fine di settembre:
“Nessuna trattativa si è svolta - spiega Di Maria - in quanto il progetto di fusione è un embrione ancora da approvare, ma è servito alle OO.SS. per ribadire i punti fermi già elencatiâ€.
Poi arrivano altri attacchi al comportamento tenuto dall’Unione Sindacale di Base:
“La nota di estromissione e di nomina di un altro membro RSU si trova in bacheca sindacale presso GRETA, violando il regolamento RSU che prevede che siano le stesse RSU ad accettare le dimissioni dei membri e comunicarle all'Azienda e ai lavoratoriâ€.
“Spiace constatare – rincara la dose Di Maria -  che l'USB che si atteggia a difensore dei lavoratori, ha proclamato lo stato di agitazione del personale con richiesta d'incontro al Prefetto e quindi minacciando lo sciopero rischiando che l'azienda ritiri la proposta e che quindi i lavoratori di Greta non abbiano condizioni di miglior favore previsti dal CCNL applicato ad AVA. E' utile ricordare - conclude Di Maria - che quando AVA acquistò il ramo d'Azienda dalla cooperativa CIAS, era il 2009, fu solo la CGIL a chiedere l'applicazione del CCNL FederAmbiente e non il FISE che oggi si applica presso GRETA.
Ma è avvenuta o no una discriminazione nei confronti di un sindacato “non firmatario� L’esponente Fp CGIL spiega così la situazione:
“Dal mese di dicembre 2013 nelle aziende d’igiene ambientale di tutta Italia, sono state elette le
Rappresentanze Sindacali Unitarie che rappresentano tutti i lavoratori. L’adesione alle urne in cui
hanno votato tutti i dipendenti, in Greta e in AVA ha superato il 90% degli aventi diritto e la
convocazione e quindi la partecipazione delle RSU alla riunione è significativa dei rappresentanti
dei lavoratori. Pertanto nessuna discriminazione è avvenuta.â€
“L’incontro - continua il sindacalista CGIL - aveva tra gli obbiettivi in primis quello di salvaguardare i posti di lavoro e portare serenità tra i lavoratori mettendo fine alle voci sempre più insistenti che giravano ormai da tempo nei corridoi delle due aziende. Come CGIL e CISL abbiamo posto alcuni punti fermi durante la riunione: salvaguardia dei livelli occupazionali, unificazione delle forme contrattuali applicando il CCNL Federambiente, salvaguardia delle professionalità ed esame congiunto prima dell’approvazione del progetto di fusione.â€
La questione riguarda anche la riduzione delle società partecipate pubbliche a livello regionale e nazionale, con beneficio per le casse dello Stato e delle famiglie. La fusione di AVA e GRETA viene vista positivamente dalla CGIL:
“Oggi noi accogliamo favorevolmente questa proposta - afferma Di Maria - perché va nella direzione giusta di diminuire le circa 8000 società controllate da parte delle amministrazioni pubbliche e che costano ai cittadini circa 22 miliardi di euro. Anche se è una goccia nel mare, può un essere un primo passo verso quella integrazione che non può che portare benefici ai lavoratori con l'applicazione di un CCNL con più diritti e, ai cittadini diminuendo gli importi delle bollette che negli ultimi anni così tanto hanno inciso nell'economia delle famiglieâ€.
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