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Il caso del centenario della nascita del padre, Maria Fida: "Presidente Mattarella, anch'io sono la figlia di Aldo Moro"

Di Rassegna Stampa Venerdi 23 Settembre 2016 alle 09:41 | 0 commenti

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La lettera a Sergio Mattarella della primogenita del leader della Dc ucciso dalle Br

di Maria Fida Moro, da Il Fatto Quotidiano

Gentile Signor Presidente, oggi, 23 settembre 2016, è il centenario della nascita di mio padre Aldo Moro. Proprio il giorno giusto per indirizzarLe questa lettera aperta, scritta in chiave di dolore, che non chiede niente, ma si limita ad annotare dati di fatto, che accrescono una sofferenza già di per sé inaudita. Lei sa bene che Aldo Moro aveva quattro figli e che io sono la primogenita. Eravamo, lei ed io, parlamentari nella X legislatura e questo fatto di essere la figlia maggiore di mio padre era noto a tutti. Dopo di me, c'è la secondogenita e seguono i due fratelli minori, gli unici che Lei ha ricevuto al Quirinale dando loro la possibilità di prendere parte all'organizzazione delle celebrazione per il centenario della nascita di nostro padre (nella foto Ansa Aldo Moro con la figlia Maria Fida Moro).

Da fonti pubbliche si sa che i due fratelli minori hanno avuto accesso, con il suo beneplacito, alla stragrande maggioranza dei fondi stanziati dallo Stato italiano per le suddette celebrazioni. Quest'ultimo aspetto non mi interessa perché ritengo, in coscienza, che lo Stato avrebbe fatto meglio a usare quel denaro per aiutare persone in estrema difficoltà agendo nel nome di Aldo Moro, e sarebbe stato un gesto nobile e giusto. Avrei invece voluto, questo sì, che lo Stato avesse previsto un piccolo francobollo celebrativo come ricordo della data del 23 settembre 1916! Inoltre sarebbe stato ragionevole che anche io avessi avuto voce in capitolo, insieme a mio figlio Luca, l'unico nipotino che mio padre abbia fatto in tempo a conoscere ed amare e che egli stesso definiva "adorato" e "luce" dei suoi "occhi".

Ricordo con grande rammarico e nostalgia la squisita delicatezza istituzionale dimostrata da Sandro Pertini quando, all'atto della propria elezione a Presidente della Repubblica, dichiarò che al suo posto avrebbe dovuto esserci Aldo Moro, mio padre.

Signor Presidente, mi permetta una precisazione sull'attribuzione alla Sua figura politica dell'appellativo "moroteo" in occasione della sua elezione alla carica che ricopre. Io non credo che siano mai esistiti dei morotei, altrimenti mio padre non sarebbe morto in solitaria in quella maniera terribile. Ma il punto è che non si può prescindere dalla morte di Aldo Moro e dalla sua vita, indissolubilmente legate alla storia, anche a quella più recente, del nostro Paese e dell'Europa.

A ridosso della sua elezione a Presidente della Repubblica io Le ho chiesto pubblicamente, durante una trasmissione tv, se non ritenesse di voler apporre la sua firma in appoggio alla proposta di beatificazione di mio padre (come già avevano fatto tanti italiani). Lei mi ha fatto rispondere che un Presidente della Repubblica deve essere neutrale, ma di quale neutralità si parla visto che si tratta di Diritto Canonico attinente ad altro Stato?! A mio parere, al contrario, nelle questioni etiche nessuno può dirsi neutrale. Comunque io chiedevo allora, a Lei in persona, la Sua semplice adesione in qualità di credente. Lei, come Presidente della Repubblica, rappresenta l'intero popolo italiano, e dunque perfino me. So benissimo perché sono stata esclusa: perché - è storia vecchia - pesa su di me un giudizio di comodo falso. Io sono quella che ha firmato per ben due volte la riapertura delle indagini (l'unica di tutta la famiglia Moro che sia stata disposta a firmare). Io sono quella favorevole ad ogni commissione d'inchiesta e quella ben lieta della proposta di beatificazione (anche in questa circostanza solo io ho firmato e mio figlio ha fatto mettere agli atti, nella documentazione inerente il processo di beatificazione, sia un dvd intitolato L'eterna verità imperniato sulla bontà di Aldo Moro sia il suo libro, uscito il 20 del mese in corso, Mio nonno Aldo Moro sulla spiritualità ed il pensiero del nonno). Io sono quella del perdono, lontano dalle telecamere, e non del perdonismo pubblicitario. Sono quella che, in ultima analisi, ha difeso da sola suo padre lungo gli ultimi 39 anni. Certo schierarsi da soli, appunto contro tutti (anche all'interno della propria famiglia), restando sempre e comunque dalla parte di papà può ben dirsi un gesto folle ed in effetti tale gesto ha fatto sì che la mia vita venisse cestinata più e più volte! La mia dunque è una sana follia di cui essere orgogliosa e fiera.

Platone diceva, cito a senso, che la vera tragedia è quando gli uomini hanno paura della luce. Aldo Moro, mio padre, prima di essere un professore, un giurista, un politico, un pacificatore, uno statista, un uomo di straordinaria bontà e lungimiranza, era un costituente. È evidente che si sarebbe sdegnato profondamente di questa disparità tra figli che, oltre che profondamente ingiusta, è anche antigiuridica. Avere la facoltà di fare una cosa non significa che essa sia necessariamente giusta. "Noi crediamo - scriveva Aldo Moro - che una democrazia senza verità sia fondata sulla sabbia". E ancora: "Il valore della civiltà si desume in modo notevole dalla giustizia che essa riesce a promuovere e realizzare".

Signor Presidente mio figlio ed io, totalmente digiuni di tecnologia e senza neanche un computer, abbiamo avuto un sito e l'abbiamo tenuto aperto per un anno intero (www.morovivonellaverita.it) solo per dire che non sono necessari alti patrocini, né sovvenzioni pubbliche, se si è animati da un profondo sentimento di affetto. E se si sceglie di restare fedeli alla verità. Dunque seguiterò a parlare di mio padre e a ricordarlo come faccio, da quasi quarant'anni, privilegiando le allegre scolaresche e la gente comune ai palazzi dagli sfavillanti lampadari e dai cuscini di velluto rosso.

E comunque, fra cento e cento anni, Aldo Moro sarà ancora tramandato con o senza aiuto umano. Se non ci penserà la Storia lo farà l'Universo. Volevo dirle questo.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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