Idv: la "casta" salva ancora le province, addio al taglio di 3 miliardi di costi della politica
Domenica 1 Aprile 2012 alle 21:48 | 0 commenti
Antonio Borghesi, Italia dei valori - Il Presidente del Consiglio Monti aveva esordito con la volontà di sopprimere le Province, un ente la cui inutilità è dimostrata dalla pervicacia con cui la vecchia politica fa le barricate per salvarle, poiché rappresentano poltrone e poltroncine, utili per saziare appetiti mai sopiti. Abbiamo dimostrato la loro inutilità più volte contrastando anche i tentativi di sostenerne la necessità di sopravvivenza giustificandola con motivazioni ridicole.
-Chi farà le strade provinciali? Obiezione assurda quando si pensi che in molti casi le società demandano tale attività a società regionali e comunque la Regione è in grado di assumere senza problemi tale compito
-chi si occuperà della manutenzione degli edifici delle scuole superiori? Altra obiezione priva di fondamento: i Comuni già lo fanno per le scuole elementari e medie e potrà essere loro attribuita l'incombenza.
-chi si occuperà dei trasporto pubblico provinciale? Ancora una volta si tratta di parole in libertà : quasi ovunque le Province hanno la proprietà di aziende speciali o società costituite allo scopo ed allora non fa differenza se la titolarità delle quote sociali passa alla Regione. Quando poi non ci sono altri argomenti tirano fuori l'ultimo: in fondo gli amministratori provinciali costano meno di 200 milioni l'anno! E' vero ma ci si dimentica che non sono quelli i veri costi da sopprimere (o meglio non solo quelli). Il costo da cancellare è quello delle strutture burocratiche di supporto agli organismi della provincia: consiglio, giunta e presidente. Secondo studi realizzati da docenti universitari si tratta di una somma oscillante tra 2 e 3 miliardi di euro all'anno. Monti nel suo primo decreto ne aveva avviato l'abolizione, sia pure con una procedura che avrebbe richiesto parecchi anni per arrivare a compimento: ma già quest'anno non ci saranno le elezioni nelle province in scadenza, in attesa di una legge che ne trasferisca le competenze a comuni e regione. Invece quatti quatti, lemme lemme, Pdl e Pd hanno preparato la polpetta avvelenata. Luogo del delitto la Commissione Affari Costituzionali della Camera: il Presidente Bruno (Pdl) ha presentato una sua proposta che prevede che siano le Regioni a decidere se mantenere le province, sopprimerle o crearne di nuove: unico limite devono avere almeno 400.000 abitanti. Il Consiglio sarebbe formato dai sindaci dei comuni che ne fanno parte e che eleggerebbe nel suo seno il Presidente. Subito il Pdl ha depositato la sua proposta del tutto simile ma che aggiunge un parametro alternativo (3.500 chilometri quadrati) che aumenta il numero delle province che si salveranno. Più laconica la proposta del Pd che si limita a rinviare ad una legge ordinaria, della quale non si indicano neppure i criteri. Tutte le proposte indicano la parolina magica: "senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica", che tradotto vuol dire che continueranno a costare quanto oggi. Aggiungo che la Lega Nord è naturalmente favorevole al salvataggio delle Province. Conclusione: vedrete che non ci sarà alcuna abolizione delle Province e la gran parte di esse si salveranno, alla faccia dei 3 miliardi di euro che potevano essere risparmiati!
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