I sindacati dei bancari spingono per approvare un codice etico
Mercoledi 30 Novembre 2016 alle 09:40 | 0 commenti
I sindacati ne fanno una questione di esigibilità e così resta da sciogliere il nodo “sanzioni†nel negoziato Abi-sindacati per l’accordo sul Protocollo nazionale su politiche commerciali e organizzazione del lavoro. Se lo spirito di fondo del lavoro della commissione congiunta è pienamente condiviso dalle parti, non lo è ancora la declinazione di quello spirito nel testo dell’accordo. Ieri il presidente del Casl di Abi, Eliano Omar Lodesani, ha presentato ai sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin, Ugl credito, Sinfub) il lavoro della commissione che ha elaborato un primo documento. Non proprio soddisfacente per le sigle sindacali che ieri hanno approfittato per fare le proprie puntualizzazioni.
Ci sono ancora delle distanze e per questo si è deciso di rimandare il prossimo incontro all’anno nuovo. La data è il 24 gennnaio e dall’Abi assicurano di essere al lavoro per trovare soluzioni. «Vogliamo un codice etico sulle vendite dei prodotti finanziari realmente esigibile che contempli forme preventive in sede aziendale e di gruppo per evitare abusi da parte delle banche, a tutela di clienti e lavoratori», dice il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Agostino Megale, segretario generale della Fisac Cgil, dice che bisogna «rimettere al centro l’etica, la dignità e le persone, ma anche la tutela del risparmio, con un capitolo dedicato al tema dell’informazione e della comunicazione. Infine si dovrà ragionare sulle regole e i comportamenti da rispettare nei confronti delle persone e dei lavoratori». Quel che è certo, dice il segretario generale della First Cisl, Giulio Romani, è che «non potranno essere prese in considerazione soluzioni di facciata che non diano concretezza ai temi che stiamo affrontando e che sono fondamentali per tutelare i colleghi e per prevenire la possibilità che in futuro possano verificarsi nuovi episodi che possano me ttere a repentaglio il rapporto fiduciario tra Paese e sistema bancario, la reputazione e persino l’incolumità dei lavoratori». Se sulle sanzioni, o comunque su possibili meccanismi deterrenti, gli istituti sono alla ricerca di un compromesso politico, vi sono invece delle aperture e un’intesa di fondo sulla commissione bilaterale che deve vigilare sul rispetto del protocollo e sull’importanza di gestire i comportamenti non in regola coi principi del protocollo medesimo. Diversa appare però la visione del ruolo di questa commissione. Il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, all’Abi ha fatto presente come «sia centrale il lavoro che sta svolgendo la Commissione bilaterale per il raggiungimento di un Protocollo nazionale che favorisca il rispetto di valori etici fondamentali quali la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, la responsabilità sociale, la fiducia della clientela, l’integrità morale e la trasparenza». La Commissione per Masi «dovrà essere oltre che tecnica, anche politica, cioè con la capacità di agire e di produrre qualcosa di esigibile». La Fabi parla addirittura di potere contrattuale di intervento per la Commissione. Al di là degli accordi virtuosi e della prassi di alcuni istituti, per i sindacati questa è l’occasione per arrivare «a un accordo che non rimanga lettera morta ma che sia applicato senza distinzione in tutti gli istituti italiani», dice Sileoni. Sullo sfondo c’è anche una questione culturale. Il Protocollo dovrà infatti «diffondere una nuova cultura nelle aziende per mettere fine alle intollerabili pressioni commerciali, di cui sono state vittime fino a oggi i lavoratori - conclude Sileoni -. Il sistema incentivante dovrà essere legato a obiettivi a medio lungo termine, non basati sulla mera vendita ma sulla qualità del servizio reso alla clientela».
Di Cristina Casadei, da Il Sole 24 Ore
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.