I detenuti fanno visita agli studenti del Lampertico
Martedi 11 Maggio 2010 alle 00:27 | 0 commenti
Una classe dell'Itis Lampertico di Vicenza aveva varcato la soglia del San Pio X per conoscere la realtà carceraria. L'iniziativa che ha coinvolto anche numerosi altri istituti di Vicenza e Provincia è germogliata grazie al lavoro del Centro Sportivo Italiano di Vicenza e del suo presidente Enrico Mastella nel quadro di un progetto "Carcere - Scuola" concordato e sostenuto dalla regione Veneto. I ragazzi si sono incontrati ed hanno dialogato con i carcerati e gli agenti di polizia penitenziaria e soprattutto hanno parlato di legalità e di come si paga la colpa scontando una pena.
La giornata si è conclusa, come da programma, sul campo da calcio, con i ragazzi che hanno avuto vita facile nella sfida con i detenuti. Una giornata che in molti ragazzi ha lasciato il segno. Uno studente ha confessato al proprio insegnante Lino Mauro di non essere riuscito a trattenere le lacrime dopo aver preso atto de visu di come vive una persona dietro le sbarre.
A pochi giorni di distanza Gabriel e Atef hanno ricambiato la cortesia accettando l'invito di parlare ad una decina di classi nell'aula magna del Lampertico. Gabriel, trentenne rumeno, e Atef, coetaneo tunisino, sono stati condannati per spaccio di sostanze stupefacenti ed oggi a distanza di alcuni anni sono alla fine della loro pena e possono beneficiare di permessi straordinari di uscita dal carcere. Gabriel ha ottenuto di poter frequentare una comunità all'esterno del carcere mentre Atef conta i giorni che gli mancano alla libertà definitiva perchè poi conta di trasferirsi in Francia.
I due reclusi, diventati amici dentro il carcere, hanno raccontato della loro vita e di come in un frangente tutto sia cambiato. Gabriel, cameriere a Padova, fidanzato, aveva un buon lavoro ed uno stipendio adeguato ma per il miraggio di soldi facili ha preso la strada sbagliata perdendo tutto: "Mi sono trovato senza lavoro, casa, la mia famiglia non sa che sono carcerato ed ora debbo ricominciare da capo - ha raccontato Gabriel - ma sono quasi contento che mi abbiano preso all'inizio del mio percorso di vita sbagliato altrimenti avrei ancor più rovinato la mia esistenza. Quando esco ripartirò da zero ma sicuramente non mi farò più abbagliare da falsi messaggi".
"La vita in carcere è dura - ammette Atef - ma io da mussulmano osservante ho la fede che mi sorregge altrimenti non so come ne sarei uscito. La strada che mi ha condotto dentro è la stessa di Gabriel ed ora che sono pronto a rientrare nella società civile so come non ripetere questo sbaglio che mi ha privato di 4 anni, quelli più belli della mia vita".
Numerose le domande piovute dai ragazzi in particolare sulle violazioni della legge e sulle pene. Ha destato impressione la risposta di Gabriel alla domanda, velatamente provocatoria di uno studente, su come si rapportano i detenuti con i compagni di carcere che si sono macchiati di crimini effferati: "Mi è stato chiesto di vigilare su Michele Fusaro (l'autore dell'omicidio di Jole Tassitani, il cui corpo è stato sezionato in 29 pezzi n.d.r.) mentre si faceva la barba per il rischio che egli potesse tentare il suicidio - ha spiegato Gabriel - parlava poco ed era confuso ed anch'io mi sentivo a disagio. Dopo alcuni giorni ho ricevuto una sua missiva nella quale mi spiegava che realmente aveva intenzione di farla finita".
Due ore intense in cui i ragazzi hanno parlato di legalità ma anche capito, grazie alla testimoninanza dei due giovani reclusi, che la libertà è un bene assoluto, prezioso quanto l'aria.
Il presidente del CSI Enrico Mastella alla fine dell'incontro ha ringraziato i detenuti per il loro coraggio a dichiararsi pubblicamente e l'istituto per la disponibilità e sensibilità manifestata nei confronti del mondo carcerario.
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