I crocifissi nei seggi
Venerdi 2 Aprile 2010 alle 07:59 | 0 commenti
Riceviamo da Lucio Panozzo (Uaar Vicenza) e pubblichiamo
di Lucio Panozzo
Ora che le operazioni di voto si sono concluse, posso affrontare con più serenità l'oramai antico problema della presenza di simboli cristiani nei seggi.
La consuetudine, non da tutti condivisa, trae le sue origini da un fatto singolare, e cioè l'uso delle aule scolastiche per l'occasione svuotate dai legittimi utilizzatori e consegnate per tre giorni ai funzionari di seggio e ai cittadini votanti. Si sa che nelle aule scolastiche è prevista la presenza dei crocifissi. Ma quanto è legale, o meglio giusto, che un simbolo religioso incomba sulle giovani menti? Da quali disposizioni legislative discende questa imposizione? E infine, se simbolo dev'essere, perché sempre uno e solo "quello"?
Si può pensare che la scelta delle aule scolastiche sia stata fatta ad arte, anche perché in altri stati si è scelto diversamente. Il cittadino si trova così ad accettare passivamente la presenza del crocifisso, considerato che per votare entra in un'aula scolastica e proprio per questo non si pone problemi di sorta. Come si constata, non si può parlare del primo problema se non si parla anche del secondo, in Italia devono per forza di cose essere affrontati assieme: seggi e aule.
Qualche considerazione. L'Italia, dal 1984, anno di revisione del concordato firmata da Craxi e Casaroli, è a tutti gli effetti e incontestabilmente uno stato laico, e il concetto di religione di stato non sussiste più. L'articolo 7 della Costituzione conferma questo principio. Per quale motivo anche ora dopo 26 anni dall'importante avvenimento ogni edificio pubblico debba essere caratterizzato dalla presenza del crocifisso, a tutt'oggi nessuno lo capisce, a meno che non si pensi ad un caso di prevaricazione. I regi decreti che vengono ad ogni pié sospinto citati dai favorevoli (ma perché allora non fare riferimento al Codice Giustinianeo o anche all'Editto di Rotari?) sono stati superati dagli accordi del 1984 e dallo stesso Dettato Costituzionale. C'è però un inghippo a tutto questo. Siccome lo Stato Italiano è una repubblica a sovranità limitata (e non solo dal Vaticano), le chiarissime leggi in proposito non è che vengano disattese, vengono semplicemente ignorate, e se uno chiede spiegazioni, i bizantinismi si sprecano.
Ad una mia lettera di protesta al Presidente della Repubblica (e per conoscenza a tutte le cariche giù giù fino al sindaco), mi fu risposto dalla Direzione Centrale dei Servizi del Ministero dell'Interno attraverso la Prefettura in data 19 sett. 2008. Riporto testualmente: "... I seggi elettorali, com'è noto, sono normalmente ospitati presso i locali adibiti ad edifici scolastici e, pertanto, gli arredi che vi risultano installati sono nella disponibilità dell'Amministrazione ospitante, alla quale è possibile chiedere soltanto quegli adeguamenti negli arredi medesimi che siano strettamente giustificati da esigenze connesse all'organizzazione delle consultazioni elettorali e previsti da specifiche disposizioni dell'ordinamento elettorale (art. 37 del dpr 16 maggio 1960, n. 570 e art. 42 del dpr 30 marzo 1957, n. 361)". Nessuna delle norme citate parla di crocifissi, si parla solo di suppellettili o arredi (in questo senso anche il crocifisso scade a livello di arredo o suppellettile), e che il crocifisso sia "strettamente giustificato da esigenze connesse all'organizzazione delle consultazioni elettorali" è tutto da dimostrare.
Due ultime considerazioni. In Italia esistono, oltre alla Cattolica, altre cinque religioni riconosciute dallo stato ai fini di spartizione dell'8 X 1000. Sono quelle che hanno sottoscritto un concordato (anche altre l'hanno firmato, ma sono in attesa della ratifica da parte del parlamento, operazione rallentata dall'invadenza vaticana). Queste religioni potrebbero a rigor di logica affermare il loro diritto all'esposizione dei simboli nei locali adibiti alla pubblica amministrazione e conseguentemente nelle scuole e nei seggi. Ma quale accoglienza potrebbero sperare di avere simili richieste da parte delle oltre 600 religioni e "vie spirituali non religiose" censite in Italia, se anche queste giungessero alla firma del concordato? Vogliamo provare?
Ai tempi della Democrazia Cristiana il simbolo cristiano nei seggi da molti era considerato propaganda politica, in quanto il partito di maggioranza si fregiava proprio di quel simbolo. Ma anche ora questo simbolo è preso a prestito da parte di alcuni partiti politici, se non altro perché si schierano da quella parte. Quindi simbolo religioso e simbolo politico uniti nel seggio: un reato.
Una domanda: si sono mai sentite proteste ufficiali da parte delle sinistre su questo argomento?
Ma esiste veramente una sinistra nella repubblica delle banane?
Lucio Panozzo (Uaar Vicenza)
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