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I cartelli con scritto "cercansi operai" sono un ricordo, le preoccupazioni della Cgil

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 19 Marzo 2012 alle 10:42 | 0 commenti

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Da VicenzaPiù n. 230, di Marina Bergamin segretario provinciale generale Cgil Vicenza
Non sono passati molti anni da quando, risalendo la statale 246 o ancor più le strade dell'Alto vicentino, si incontravano cartelli con scritto ‘cercansi operai' o quando, nel sollecitare le imprese (col senno di poi con troppa poca fermezza) a fare più formazione ci sentivamo rispondere di non voler investire su personale buono per la concorrenza.

Non è passato molto, quattro/ cinque anni e la situazione si è ribaltata. I numeri parlano: a Vicenza tra il 2008 e il 2011 si sono aperte 672 crisi di aziende medio/grandi (le espulsioni individuali non sono censite se non nei dati della mobilità); sono stati autorizzate 66.482.727 di ore di cassa integrazione (che tradotti in teste equivarrebbero a oltre 40.000 lavoratori); sono stati messi in mobilità 23.627 lavoratrici e lavoratori, soprattutto della piccola impresa. Il tasso di disoccupazione vicentino, attestato attorno al 2% prima della crisi, è triplicato. Certo ci sono imprese che assumono, investono, fanno ricerca e formazione e che stanno a loro agio nel mercato globale. Ma per le più la situazione è ancora molto problematica e non si vede una rapida via d'uscita. Il tasso di disoccupazione giovanile, anche in Veneto, si è attestato al 20% e ogni 100 assunzioni solo 15, nel 2011, sono stati i contratti a tempo indeterminato. Questo comporta una progressiva diffusione della precarietà. E' in questo contesto nuovo che ha dovuto lavorare in questi anni il sindacato vicentino, non diversamente che nel resto del paese. Indubbiamente il tema centrale della contrattazione è stato quello della tenuta dell'occupazione. Sono state purtroppo poche le situazioni in cui si sono raggiunti contratti acquisitivi in termini di diritti e di salario, tante quelle che ci hanno visto in difesa. Intanto, fuori dai luoghi di lavoro, abbiamo incontrato Sindaci, Assessori, Amministrazioni di enti pubblici col fine di preservare sul territorio quantità e qualità dei servizi. Anche qui non senza fatica, essendo ovunque in calo le risorse. Non si contano gli incontri con il Prefetto al quale, da ultimo, abbiamo rappresentato le difficoltà degli immigrati, minacciati dalla crisi e per questo dalla concreta possibilità di essere rimpatriati a scadenza del contratto di soggiorno. Tra una cosa e l'altra abbiamo fatto più di uno sciopero generale, da soli, per dare l'allarme, protestare, proporre.
Ma tornando al territorio, si sono fatti accordi: il Fondo straordinario di solidarietà con la Caritas, l'anticipo della Cassa integrazione con la Provincia, la sospensione delle rate del mutuo con parte del sistema del credito, il Patto sociale per il lavoro con Fondazione Cariverona e tutti gli attori sociali del territorio. Tanti sacchi di sabbia per mitigare i danni di un'alluvione che nessuno aveva previsto. Se questi sono i numeri, ci si chiede come tutto non sia deflagrato in grandi proteste sociali o in conflitti etnici o generazionali. La risposta, crediamo, stia nella tenuta, ancora, delle reti familiari e comunitarie pur in sofferenza; nella lenta consumazione dei risparmi di una vita; in una discreta integrazione (al di là della propaganda) degli immigrati (forse a pagare di più, tra loro, sono state le donne e i bambini, spesso fatti tornare nei paesi di origine); nel fatto che il nostro tessuto economico sia costituito da piccole imprese, le cui crisi, si sa, salgono raramente agli onori delle cronache.
Ma non dimentichiamo le disperazioni individuali, anch'esse spessissimo legate al lavoro: i 72 suicidi del 2011 e i 62 del 2010, disperazioni che hanno accumunato lavoratori e datori di lavoro, quasi sempre di piccole imprese.
E ora che fare? Il 2012 si presenta come un anno complicato.
La piccola luce in fondo al tunnel della primavera/estate 2011 è ridivenuta fioca in autunno e tale è rimasta. Le aziende lamentano grandi problemi con il credito e noi crediamo che abbiano ragione da vendere. Ma non è solo questo il problema. Ci sono fattori esogeni, internazionali, evidentemente. Ma anche fattori endogeni, per esempio la lentezza nel superare quell'area di produzioni/servizi/attività di medio basso contenuto qualitativo per agganciarsi invece agli standard delle areee produttive forti d'Europa. La distanza tra noi e la Germania, dichiara lo stesso Zuccato in un nostro convegno al Cuoa del 30 giugno scorso, si sta accentuando. Nemmeno il turismo esprime il massimo delle sue potenzialità.
Troppo alta è stata l'attrazione esercitata dalle rendite finanziarie ed immobiliari negli anni passati! E troppo poca la disponibilità all'investimento produttivo, a superare il nanismo mettendosi insieme, alla formazione permanente, alla ricerca: il Veneto, tra pubblico e privato, investe in ricerca l'1% del suo Pil, metà della media europea, un terzo riepetto ad alcune regioni leader in europa. E' un gap che va superato presto.
Ma le tentazioni sono anche altre. Quella di abbassare il costo del lavoro, per esempio, e quella di avere libertà di azione sugli orari, di derogare ai contratti nazionali. Troppo poco si contratta invece sui piani industriali, gli investimenti, il consolidamento dei contratti precari, la formazione, la qualità delle prestazioni, la redistribuzione della produttività. Dobbiamo ricominciare da lì prima possibile. A questo proposito stiamo ovviamente prestando la massima attenzione a quello che accadrà al tavolo del Ministro Fornero, ma non sarà ininfluente nemmeno quel che accadrà nei prossimi mesi in casa Confindustria.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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