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Guardia di Finanza: corruzione di funzionari del fisco, segnalate alla Procura 27 imprese

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 17 Maggio 2011 alle 13:00 | 0 commenti

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Guardia di Finanza- I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Vicenza, su delega del dottor Marco Peraro, Sostituto Procuratore della Repubblica di Vicenza, a conclusione di mirati accertamenti in materia di reati contro la Pubblica Amministrazione nell'ambito della cd. Operazione Reset, hanno segnalato numerose imprese perché responsabili dell'illecito di cui al D.lgs. n. 231/01.

In particolare, nei confronti di 27 enti il P.M. procedente ha già emesso l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, così recependo appieno le conclusioni dei finanzieri. Nella realtà Il numero di imprese risultate coinvolte nei fatti delittuosi è stato di 39, dunque ben al di sopra del numero degli enti destinatari degli avvisi emessi dal Pubblico Ministero procedente. Tuttavia le responsabilità connesse al D.lgs. n. 231/01 sono state contestate soltanto a 27 imprese in quanto le restanti società hanno cessato l'attività nel corso delle indagini preliminari, sono state dichiarate fallite ovvero è nel frattempo sopravvenuta la prescrizione, senza contare che alle ditte individuali non è possibile ascrivere alcuna responsabilità amministrativa, posto che il D.lgs. 231/01 esplica i propri effetti nei confronti dei soli enti costituiti in forma societaria.
È la prima volta, nella Provincia di Vicenza, che viene conclusa un'indagine su vasta scala che vede coinvolte così numerose società, tutte segnalate in relazione alle responsabilità derivanti da episodi di corruzione commessi nel loro interesse.
In altri termini, a margine delle responsabilità penali degli imprenditori che hanno corrisposto tangenti ai pubblici ufficiali, quali corruttori, si aggiunge la contestuale responsabilità amministrativa delle medesime imprese nel cui interesse è avvenuto l'illecito pagamento di tangenti.
Deve, infatti, rammentarsi che, a seguito degli impegni assunti dall'Italia nelle sedi internazionali a contrasto del dilagante fenomeno della corruzione, il legislatore nazionale ha, tra l'altro, introdotto uno speciale regime di responsabilità penale riferito non più e non soltanto alle persone ma, al ricorrere di determinati reati presupposto (quali la corruzione), anche alle società e, più in generale, agli enti.
In altri termini, quando i fatti di corruzione vengono commessi dall'amministratore e da una persona con incarichi direzionali all'interno di una società, anche l'impresa viene chiamata a comparire davanti al Giudice penale nel caso in cui venga dimostrato che la corruzione di pubblici funzionari si sia perfezionata nell'interesse della medesima società, la quale, perciò, ha tratto un vantaggio patrimoniale dall'opera illecita dei propri amministratori.
All'esito del giudizio, mentre per gli imprenditori-corruttori riconosciuti responsabili dell'illecito è prevista la condanna ad una pena detentiva, per le società e gli enti tale condanna si concretizza, tra l'altro, nel pagamento di una sanzione pecuniaria.
Nel caso delle imprese coinvolte nell'Operazione Reset, beneficiando di verifiche fiscali "addomesticate", in caso di condanna le stesse saranno chiamate a corrispondere una sanzione che può raggiungere, per ciascuna società, nel massimo, 900 mila euro, da graduare secondo le dimensioni ed il patrimonio dell'azienda, la gravità del fatto, la responsabilità dell'Ente nonché l'attività preventiva e successiva posta in essere dalla società, tesa ad attenuare le conseguenze del reato.
Peraltro, è utile rammentare che le società e gli enti possono evitare di incorrere nelle sanzioni di cui al D.lgs. n. 231/01 laddove dimostrino di essersi dotate di un modello organizzativo interno tale da prevedere una adeguata suddivisione dei compiti e delle responsabilità, con la definizione di procedure standardizzate di controllo per evitare che il proprio personale dirigente e direttivo possa rendersi responsabile di eventuali reati.
In adesione ai principi che in generale regolano l'applicazione della legge penale, quindi, gli enti possono dimostrare la loro "buona fede" e l'estraneità al reato contestato ai loro amministratori soltanto nel caso in cui attestino di avere fatto tutti i controlli necessari ad evitare ogni sorta di illecito e, nonostante tali controlli, di essere stati "raggirati" da persone senza scrupoli, con incarichi di direzione.
Al riguardo, gli accertamenti del Nucleo di Polizia Tributaria hanno, tuttavia, dimostrato come nessuna delle società oggetto di indagine abbia mai adottato modelli organizzativi interni tali da prevenire, attraverso adeguate procedure di controllo, la realizzazione di episodi illeciti. Del resto, ciò è emerso dai mirati controlli eseguiti dalle Fiamme Gialle a seguito di specifica delega del magistrato inquirente.
Di qui, la chiara responsabilità delle società che non hanno vigilato sull'operato dei propri amministratori e, anzi, hanno tratto illeciti vantaggi - in termini di risparmio di maggiori imposte e sanzioni - dalla corruzione dei pubblici funzionari, incaricati di eseguire verifiche e controlli fiscali.
L'attività svolta dai finanzieri di Vicenza ha dato impulso ad una presa di coscienza, da parte degli imprenditori vicentini, delle norme in tema di responsabilità degli enti, spesso trascurate o dimenticate. Sono, infatti, già numerose le imprese che si sono dotate ovvero si stanno dotando di modelli organizzativi in grado di prevenire, in futuro, l'emergere di nuovi episodi di corruzione o altri gravi reati, costituendo, inoltre, idonei organismi di vigilanza sull'efficace adozione dei modelli stessi.
L'auspicio è che tali modelli organizzativi possano rappresentare non tanto un mero adempimento "di facciata", attuato perché prescritto dal legislatore, quanto piuttosto - come è nelle reali intenzioni del D.lgs. n. 231/01 - un concreto strumento per effettuare una "mappatura" dei rischi di commissione di reati, individuare procedure idonee a prevenirli e debellare, quindi, anche la corruzione.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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