Glaxo, Fiat e il rispetto dei lavoratori
Domenica 7 Febbraio 2010 alle 18:34 | 0 commenti
Giorgio Langella  Â
GlaxoSmithKline ha deciso la chiusura del centro di ricerca di Verona lasciando senza lavoro circa 550 lavoratori. Uno dei più grandi centri di ricerca italiano viene chiuso perché GlaxoSmithKline ha deciso che non era più produttivo.
Ma, ci dicono i rappresentanti della proprietà inglese, non dobbiamo predercela a male perché l'azienda non intende penalizzare l'Italia dal momento che ha deciso di chiudere altri cinque centri di ricerca in tutto il mondo.
I tagli, ci dicono, riguarderanno anche l'Inghilterra. Siamo più tranquilli? Non credo proprio.
Ma perché vengono mandati a casa tanti lavoratori? Forse le perdite della multinazionale impongono un tragico ridimensionamento?
Non proprio. Infatti la GSK nel 2009 ha avuto un volume di vendite di 9,27 miliardi di euro e un utile prima delle imposte di 2,84 miliardi di euro.
Soltanto che l'incremento per il 2009 si è stato "solo" del 11% a fronte di quello fissato del 14%.
Per questo si devono contenere le spese. Bisogna licenziare non per sopravvivere o perché si fallisce, ma per guadagnare di più.
Non importa se ci si arricchisce rubando il futuro a chi lavora, sfruttando i propri simili.
I lavoratori vanno trattati come materiale di scarto. "Cose" che possono essere mandate alla rottamazione. Il lavoro diventa una merce.
Il profitto viene messo davanti e sopra ogni altra cosa.
La società , il mondo stesso, deve essere al servizio di chi guadagna, di chi sfrutta. Il denaro è l'unico obiettivo. Non si può guardare in faccia nessuno.
Se chi lavora perde la sua unica fonte di guadagno non importa, non è affare dei padroni. Non è un "affare" e questo è il capitalismo.
Giorgio Langella
Altra nota sulla Fiat
Il presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, afferma: "da quando sono alla Fiat non abbiamo ricevuto un euro dallo Stato". E poi insiste dicendo che gli incentivi statali per l'acquisto delle nuove automobili "sono rivolti ai consumatori e non alle aziende".
Quindi, secondo il suo autorevole presidente, la Fiat non ha ricevuto aiuti di nessun genere da parte dello Stato.
Leggo, in un articolo del 27 marzo 2007 firmato da Calogero Cuccia (RSU-FIOM dello stabilimento Fiat di Termini Imerese) "... oggi finalmente per voce dell'A.D. Marchionne sentiamo dire dell'esistenza di un progetto per il rilancio produttivo e occupazionale. Si parla di un piano che prevede l'ampliamento dello stabilimento ... creando nuova occupazione. Per la realizzazione di questo progetto però Marchionne, chiede l'intervento e il finanziamento del Governo Nazionale e di quello Regionale."
Leggendo altri articoli apparsi recentemente sulla stampa nazionale si viene a conoscenza che la sola regione Sicilia ha speso almeno 425 milioni di euro negli ultimi 10 anni, in maniera diretta e/o indiretta, a favore della Fiat.
La Cgia di Mestre afferma che dai bilanci redatti dal gruppo automobilistico torinese (dal 2006 al 2008) emergono aiuti pubblici per circa 270 milioni di euro.
Senza contare tutti i finanziamenti, gli aiuti e gli "incentivi" che, sotto varie forme, lo Stato ha dato alla Fiat nella seconda metà del secolo scorso. Si può, quindi, affermare che le affermazioni di Montezemolo sono perlomeno stravaganti e che lo Stato ha elargito al gruppo presieduto dallo stesso Montezemolo un'enorme quantità di denaro in varie modi (facilitazioni, incentivi, ricorso alla cassa integrazione, mobilità , finanziamenti a fondo perduto ...). Talmente tanti soldi che lo Stato sarebbe dovuto diventare socio di maggioranza della Fiat stessa.
Il presidente Luca Cordero di Montezemolo dovrebbe perdere il vizio di fare dichiarazioni poco realistiche e, soprattutto, non documentate né documentabili. Dimostri quello dice con la realtà e l'onestà dei dati.
Montezemolo dice di non avere ricevuto un euro.
Un euro certamente no; molti, moltissimi milioni di euro si.
Giorgio Langella
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