Giovine, Giovane Italia: Non possiamo passare la vita a difendere il privato di Berlusconi
Giovedi 4 Novembre 2010 alle 18:44 | 0 commenti
Silvio Giovine, Presidente regionale Giovane Italia Veneto - In questi giorni l'agenda politica dovrebbe soffermarsi sulla debacle di Obama alle elezioni midterm con l'affermazione sonora dei Repubblicani, indignarsi leggendo la sentenza del Gup Mellace che demolisce l'inchiesta "why not" istruita dall'ex pm De Magistris piuttosto che concentrarsi sull'alluvione che ha colpito la province di Vicenza, Verona e Padova; non vorrei, infatti, che la capacità dei veneti di rimboccarsi le maniche senza piangersi addosso porti a considerare di secondo piano la tragedia che centinaia di persone stanno vivendo.
L'attenzione dei media è, invece, focalizzata sull'affidamento di una cubista marocchina ad una igienista lombarda piuttosto che sulle escort che sostengono di frequentare Arcore. Francamente non se ne può più. Non possiamo passare la vita a difendere il privato di Berlusconi perché comincio a pensare che sia Berlusconi a dover difendere il nostro partito dal suo privato. Chi fa politica deve dare il buon esempio e non può nascondersi dietro la distinzione tra vita pubblica e vita privata; quando si ha l'onore di ricoprire ruoli istituzionali questa distinzione non ha ragione d'esistere.
E se nessuno ha il coraggio di farglielo presente significa che sono poche le persone che tengono realmente a lui ed al futuro del Pdl. Un Leader va certamente difeso ma a volte consigliato e se necessario ripreso altrimenti si rischia di dare ragione a chi considera il nostro un partito di plastica. Berlusconi ha avuto la straordinaria intuizione di immaginare e concretizzare un contenitore politico che ancora oggi catalizza le speranze della maggioranza degli italiani e, come ex AN, sono tra quelli che lo ringrazieranno a vita per averci dato la possibilità di usufruire di questo strumento senza dover più convivere con gli "strappi" di chi, dalla sera alla mattina, ha chiuso il suo partito e tutto ciò che rappresentava. E penso che il miglior regalo che possiamo fare a Berlusconi sia aiutarlo a progettare il futuro della sua creatura. Non diamoci la zappa sui piedi; la sinistra, ideologizzata e retrograda, è ai minimi storici per credibilità e Fini non può certo rappresentare l'uomo nuovo dopo aver sostenuto tutto e il contrario di tutto negli ultimi 15 anni. Il futuro appartiene ad un Pdl che deve avere, però, il coraggio di compiere un vera rivoluzione meritocratica e generazionale convocando quanto prima congressi per affidare la gestione territoriale del partito a uomini realmente rappresentativi e investendo sui ragazzi del movimento giovanile che, nonostante il nichilismo imperante del nostro tempo, si spendono quotidianamente nella militanza politica guadagnandosi le preferenze ad una ad una, nelle scuole, nelle piazze, nelle università ; ragazzi cresciuti a pane ed ideali che ora sono pronti per quel salto di qualità che li deve necessariamente portare a ricoprire ruoli verticistici.
In questo clima poi si potrebbe addirittura cominciare a discutere di un aspetto fisiologico: il prossimo leader del Pdl. In primis perchè un vero capo deve saper legittimare il proprio successore e in secundis perché (e questo riguarda gli italiani in generale) non possiamo continuare a pensare che sia Berlusconi l'argine contro tutti i mali o quello che li genera.
Il ruolo di Presidente regionale della Giovane Italia che ho l'onore di ricoprire mi impone queste riflessioni perché un movimento giovanile che si rispetti non può esimersi dalla pretesa di indicare ai vertici del partito quella che, a suo modesto parere, rappresenta la strada da percorrere.
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