Giovani veneti, in 17 mila chiedono su cliclavoroveneto.it un lavoro che non c'è
Venerdi 3 Ottobre 2014 alle 11:37 | 0 commenti
di Michela Nicolussi Moro
Quale azienda non assumerebbe un giovane di belle speranze a costo zero? Poche in Italia, nessuna in Veneto. Sembra un paradosso, eppure è così. Il progetto «Garanzia Giovani», finanziato dalla Ue con 83,2 milioni di euro corrisposti alla Regione e da spendere in due anni in tirocini e work experience rivolti ai ragazzi dai 15 ai 29 anni che non studiano e non lavorano (i «Neet»), rischia di naufragare. Perché alle 17 mila domande giunte in tre mesi sul sito www.cliclavoroveneto.it il mondo dell'impresa ha risposto con zero offerte.
L'allarme lo lancia l'assessore alla formazione, Elena Donazzan, che già a luglio aveva avuto un brutto presentimento: «Ma il lavoro c'è? Altrimenti è tutto inutile». E oggi conferma: «Sono preoccupata, non abbiamo ricevuto offerte e poche aziende si stanno informando sull'iniziativa. Insomma non ci siamo ed è un peccato mortale, visto che siamo la prima regione per numero di curricula raccolti. Capisco le difficoltà in cui il settore versa in questo momento, le imprese sono stremate e molte non chiudono solo perché costa più che restare operative, ma i giovani da assumere li paghiamo noi. Può essere un'occasione per un ragazzo ma anche un'opportunità di rilancio per un'azienda».
Palazzo Balbi ha costretto gli Youth Corner a sostenere gratuitamente l'informazione, il colloquio, il profiling e la consulenza orientativa (il compenso arriva solo a lavoro trovato) e, a differenza di quanto avviene in altre realtà , finanzia pure i bonus occupazionali a favore delle aziende. Con 5 milioni: 2 mila euro se al contratto «Garanzia Giovani» ne segue uno di 6 mesi, 4 mila per 12 mesi, 6 mila se è a tempo indeterminato. Quasi il 50% dei 17 mila ragazzi aderenti al progetto è già stato chiamato da uno Youth Corner per sostenere un primo colloquio di orientamento e firmare il patto di attivazione necessario ad avviare la procedura per l'assunzione. Al 25 settembre sono 43 i Centri per l'impiego e 30 gli Youth Corner privati che hanno preso in carico i destinatari. I più virtuosi sono i Cpi di Verona (633 giovani presi in carico), Schio-Thiene (446) e Rovigo (346), mentre tra le Agenzie per il lavoro spiccano «Job Select» (135) e «Fòrema» (72). Tra i Centri per l'impiego la crescita maggiore rispetto a luglio 2014 si registra a Treviso (+147%) e a Vicenza (+136%). Più efficaci i servizi pubblici, che assorbono il 92% dei destinatari. Quanto ai patti di servizio, sono stati attivati per il 59% nella fascia d'età 19/24 anni e principalmente a Padova (20%), Verona (18%) e Vicenza (17%). «Con l'aiuto di Confindustria chiederemo all'impresa i motivi della sua assenza - chiude la Donazzan - così da aggiustare il tiro».
Il perché è presto detto. «Da parte nostra non c'è alcun rifiuto per uno strumento utile e allestito rapidamente dalla Regione - rivela Gianpaolo Pedron, direttore di Confindustria Veneto - ma l'auspicata ripartenza dell'economia non c'è stata, perciò le aziende rimandano nuove assunzioni. Nessun incentivo serve se non cambia il vento: benché sia Palazzo Balbi a pagare i giovani dipendenti, non ha senso prenderli se non c'è l'esigenza di farli lavorare».
E poi c'è un secondo aspetto da considerare. «Le professionalità offerte sono molto generiche - spiega Pedron - il nostro settore ha invece bisogno di profili non particolarmente sofisticati, però specialistici e quindi difficili da trovare. Per esempio si cercano magazzinieri che parlino inglese e tedesco e manutentori che conoscano almeno una lingua. Ormai il mercato locale è ridotto e per sopravvivere l'industria italiana si deve ricollocare in un ambito che non produce più milioni di pezzi ma è una nicchia presente sul mercato estero, che ci ha salvati. Chi fa export deve lavorare h24 e 365 giorni all'anno e disporre di professionalità non sempre adeguate alle caratteristiche dei giovani. Perché progetti come Garanzia Giovani decollino - avverte il direttore di Confindustria - ci vogliono infine le riforme, che restituiscano fiducia al settore».
*Corriere del Veneto
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