Giglioli, Aim (Bonifiche) e non solo: "Sono stato ferito"
Lunedi 6 Dicembre 2010 alle 10:42 | 0 commenti
Oggi su Il Giornale di Vicenza a firma Ivano Tolettini è stata pubblicata un'intervista a Gianni Giglioli sul caso Aim. Aggiungeremo oggi dei contributi in nostro possesso, a partire da un'altra intervista che ci serve come premessa ai fatti documentali che pubblicheremo in seguito e che fanno parte dell'inchiesta che VicenzaPiù sta conducendo per legare tutti i contorti fili della vicenda.
Sono stato ferito
D: Come ha vissuto il rinvio a giudizio per la vicenda AIM?
R: "Sono stato ferito. Niente di mortale. La vita mi ha riservato ben altre prove. Mi resta la curiosità ; perché?"
D: Avrà letto nel fascicolo l'avviso di garanzia?
R: "Appunto e non si capisce dalle carte, non lo capisco io e neppure il mio avvocato. Potremo essere di parte. Il guaio è che non lo capiscono neppure chi, inizialmente, mi aveva avversato."
D: Ha provato a chiarire con il Procuratore?
R: "L'ho incontrato una sola volta. Non lo conosco, e neppure le sue frequentazioni se non per quanto scrivono i giornali. Ho saputo però che anche lui, talora, è vittima del sospetto delle trame oscure di imprecisate correnti politiche avverse."
D: Intende dire che avrebbe delle lamentele da muovere sulla procedura d'indagine?
R: "Potrei ipotizzare che tra lui, (la guardia) ed io, (il ladro), vi siano apprezzamenti culturali differenti. Io confesso con vergogna che Kafka mi riesce indigesto. Preferisco la solarità di Savinio o la lucidità di Calvino."
D: Ma qui siamo in ambito penale e le citazioni dovrebbero essere diverse?
R: "Nel noire, prediligo i chiaroscuri di Simenon, al "siamo tutti peccatori di Ellroy".
D: Preferenze cinematografiche?
R: "Ho sempre tifato per gli indiani, ed al Principe Blu di Prussia prediligo Robin Hood. Qualche macchia e poca paura."
D: Lei ha dichiarato di amare Vicenza come città elettiva, di Reggio Emilia cosa ha conservato?
R: "E' vero, vengo da Reggio nell'Emilia e piuttosto che ripiegare la testa, preferisco alzar bandiera, quella nazionale perché il Tricolore è nato lì. Afro Tondelli è mio cugino ed i Tambroni non mi hanno spostato mai d'un passo ed il cappello lo tolgo solo in chiesa."
D: Tra le due città che differenza avverte?
R: "Tornando alla metafora letteraria, al pragmatico Macchiavelli, eleggo Shakespeare, grande nel suo pensiero debole che ipotizza che tra terra, (realtà apparente) e cielo, (realtà virtuosa), ci siano più verità di quanto tutta la filosofia possa occultare."
D: Così ragionando, non ci sarebbe speranza per la virtù bendata?
R: "La giustizia intende? Mi permetterei un suggerimento: togliere la benda e calzare occhiali senza bardature laterali."
D: Qualora il Procuratore coltivasse le Sue stesse letture, ne sarebbe sorpreso?
R: "Sarei preoccupato di essere precipitato nella sindrome di Stendhal, certo non in quella di Stoccolma".
A più tardi per memorie e documenti
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